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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BENTIVEGNA

Rosario Roma 22 giugno 1922. Medico. Noto soprattutto come uno dei 14 partigiani che il
23 marzo 1944, facendo esplodere un ordigno presso palazzo Tittoni in via
Rasella a Roma, provocarono la morte di 33 poliziotti tedeschi del battaglione
Bozen. Hitler diede poi ordine di uccidere 10 italiani per ogni tedesco e il
tenente colonnello Kappler, responsabile della sicurezza in città, si incaricò di fucilare 335 persone alle Fosse Ardeatine. Ha raccontato l’intera vicenda, di cui fu protagonista, nel libro
Achtung banditen! (Mursia) • Nel 2007 la Corte di Cassazione condannò Il Giornale a pagargli un risarcimento danni di 45 mila euro per diffamazione:
per i giudici quello di via Rasella fu un «legittimo atto di guerra, rivolto contro un esercito straniero occupante, e
diretto a colpire unicamente dei militari», «soggetti pienamente atti alle armi, tra i 26 e i 43 anni, dotati di sei bombe e
pistole». Dalla sentenza uscì destituita di fondamento anche la tesi del quotidiano milanese secondo la quale
subito dopo l’attentato «erano stati affissi manifesti che invitavano gli attentatori a consegnarsi per
evitare rappresaglie»
• A chi accusa lui e gli altri partigiani di non aver avuto lo stesso coraggio di
Salvo D’Acquisto rispose una volta di più con una lettera al Corriere della Sera del 30 aprile 2006: «Tutti hanno stabilito che la ritorsione delle Ardeatine fu condotta rapidamente
e in segreto. La strage ebbe inizio alle 14 del 24 marzo, esattamente dopo 22
ore dall’attacco partigiano del 23. Nessuno ne seppe nulla, tranne gli esecutori e i
comandi che l’avevano disposta. Solo il 25 marzo, a mezzogiorno (i giornali, per motivi di
coprifuoco, uscivano a quell’ora), un comunicato Stefani annunciò l’immane delitto che aveva colpito Roma, concludendo con la terribile frase: “Quest’ordine è già stato eseguito”».