Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BELLINI
Mario Milano 1 febbraio 1935. Architetto. Designer. «Umanesimo e tecnica: il miracolo del design italiano sta in questo binomio» • Ex direttore di Domus (1986-1991). Storico protagonista del Made in Italy nel
mondo, vincitore di alcuni Compassi d’oro, presente con ben 15 pezzi nella collezione permanente di design del Moma. «Una menzogna dire che l’ unione tra stile e funzionalità sia figlia del XX secolo. Io l’ ho trovata in un artigiano dell’antico Egitto. Costruì una sedia per il figlio del Faraone Amenophis II, ritrovata nel tesoro di
Tutankhamon. Cercavo un antenato, ho scoperto un maestro. Tolti alcuni elementi
decorativi, quell’oggetto è un capolavoro di essenzialità e di design, ha un rapporto miracoloso tra linguaggio estetico ed economia
della funzionalità: il sedile con la curvatura nelle due direzioni, lo schienale avvolgente e
inclinato con due asticelle che allo stesso tempo danno alla membratura
leggerezza e rigidità, le barrette tra le gambe che garantiscono un assetto stabile. Se si era giunti
a quel risultato già allora, chissà nelle centinaia di anni precedenti quanti esperimenti erano stati fatti. E noi
oggi che cosa disegniamo se non la stessa sedia?» (ad Alessandro Cannavò)
• Progettista della Fiera-Portello a Milano (900 metri di lato). Molto attivo in
Germania: rinnovo della Fiera di Essen, quartiere Zeil e Urban Entertainment
Center a Francoforte, ristrutturazione dei due grattacieli della Deutsche Bank
(sempre a a Francoforte) • «Dal design all’architettura, agli spazi espositivi, Bellini ha incrementato la già nutrita scuola milanese: quella della sintesi tra forma e tecnologia,
potenziata dall’originalità sofisticata del vero modernismo. Egli passa dalle sensuali poltrone intitolate Le bambole (1972), alla calcolatrice con forma «a ciotolo» (la Divisumma della Olivetti), all’ allestimento di pregevoli mostre d’ arte (Grand Palais di Parigi, Royal Academy of Arts di Londra) a grattacieli in
Giappone. Una personalità sfaccettata (per temperamento potrebbe ricordare Gio Ponti, suo professore all’Università di Milano) che ha lasciato un segno sia nel design di auto (Renault, Fiat,
Lancia), sia negli arredi da ufficio, lampade, televisori e hi-fi» (Riccardo Barletta)
• «Come la critica ha notato, ad esempio Kurt W. Forster, nell’architettura di Bellini gli ingressi monumentali, il concetto di gateway, il
ricorso alle forme solide primarie (cilindro, rotonda, sfera, torre angolare)
sono frequenti. Così come lo caratterizzano il concetto di “isola architettonica”, l’ambizione alla grande struttura urbana autosufficiente, la conoscenza della
storia (dal Filarete agli architetti neoclassici, dal Rinascimento alla Milano
ottocentesca). Mario Bellini è il contrario dell’architetto stilista: per lui l’architettura è geometria, è massa, è pietra, ma sempre curiosità sperimentale, tecnologia aggiornata» (Enrico Arosio). [Lauretta Colonnelli]