Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BATTIATO
Franco Riposto (Catania) 23 marzo 1945. Cantante. Autore. Regista. «Il successo non mi convince». [nb]
Ultime Il 9 febbraio 2007 ha pubblicato Il vuoto. Sempre nel 2007 ha presentato, alla Festa del Cinema di Roma, Niente è come sembra (stesso titolo di una canzone de Il vuoto), sceneggiatura del filosofo Manlio Sgalambro, regia sua. «Mette in guardia subito lo spettatore: ciò che vedrai sembra un film ma non lo è. Intanto perché non esce nelle sale ma in libreria, in un cofanetto Bompiani con il libro di
Battiato In fondo sono lieto di aver fatto la mia conoscenza e un cd con il concerto con la Royal Philarmonic Orchestra. Poi la “storia”. Lontana anni luce da ciò che di solito si vede sullo schermo. Italiano soprattutto. Qui si tratta di un
viaggio iniziatico, un’esoterica Via Lattea verso una casa nel bosco dove i vari personaggi, ciascuno a
impersonare uno stato dello spirito “l’ateo”, “il credente”, “il dubitante” si confrontano su questioncine tipo l’esistenza di Dio, lo sviluppo di coscienza e conoscenza, le ragioni del non
credente» (Giuseppina Manin).
[nc]
VitaInizi commerciali (con Bella ragazza partecipò a Un disco per l’estate 1969), passò poi alla sperimentazione (Fetus, 1971; Sulle corde di Aries, 1973). Nel 1979 l’album L’era del cinghiale bianco gli valse una larga popolarità, ampliata dai successivi Patriots (1980, con Prospettiva Nevski), La voce del padrone (1981, un milione di copie vendute, con Bandiera bianca, Centro di gravità permanente, Cuccurucucu), L’Arca di Noè (1982), Orizzonti perduti (1983), Mondi lontanissimi (1985) ecc. • Famiglia di pescatori. Dopo la morte del padre — camionista e scaricatore di porto a New York — finì a Milano. Aveva 19 anni: «Allora era una città di nebbia, e mi sono trovato benissimo. Mettevo a frutto la mia poca conoscenza
della chitarra in un cabaret, il Club 64, dove c’erano Paolo Poli, Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto,
Felice Andreasi, Bruno Lauzi. Io aprivo lo spettacolo con due o tre canzoni
siciliane: musica pseudobarocca, fintoetnica. Nel pubblico c’era Giorgio Gaber che mi disse: vienimi a trovare. Andai il giorno dopo.
Diventammo amici anche con Ombretta Colli, fui io a convincerla a cantare»
• «è un autore di canzoni. Canzoni popolari, non c’è dubbio, ma anche brani raffinati e particolari, così come brani destinati al divertimento e alla leggerezza. Lui, l’arte della canzonetta la conosce bene» (Ernesto Assante) • «Battiato sta alla canzone italiana come la geometria non-euclidea sta a quella
euclidea. La sua musica prende forma su un piano parallelo, vive per suoi
motivi che spesso “assomigliano” soltanto a quelli del resto dell’universo canzone. Se la canzone fosse un triangolo, Battiato ne sarebbe il
quarto angolo; se la canzone fosse un quadrato, Battiato sarebbe un ipercubo.
Se infine la canzone fosse una retta, Battiato sarebbe un punto, immobile,
indifferente, equidistante» (Gino Castaldo)
• «Dal 1979 al 1994 ha espresso genialità smisurata. Poi è rimasto folgorato sulla via di Manlio Sgalambro, e addio» (Andrea Scanzi) • «è sempre stato inclassificabile, nei 70 entrava in scena, accendeva uno stereo
con musica assurda e se ne andava. Il pubblico lo rincorreva inferocito» (Riccardo Bertoncelli) • «Fa esattamente l’opposto rispetto a quello che uno si aspetta. Il bello è che spesso ci azzecca. Voglio dire, era un mago dell’avanguardia ai tempi di Pollution, e s’inventò una nuova via al pop con Patriots e succedanei. Poi si buttò a capofitto nelle fumisterie filosofico-orientaleggianti, e lì era facile immaginarsi un tonfo: invece scrisse La cura, che è un capolavoro. E parecchie altre cose belle. Adesso è un bel po’ che non ha più voglia, di fare canzoni e concerti, intendo: si vede chiaramente, gli
interessano di più cinema e pittura. E i suoi dischi, al primo ascolto, suonano d’inutilità profonda. Però, passa il tempo — ne deve passare, sì — e li rivaluti» (Gabriele Ferraris nel 2007). [nd]
«Trent’anni fa era molto più facile. Pollution è stato in classifica ai primi posti. Oggi non troverei chi me lo pubblichi. Ai
miei tempi nei festival pop se vedevano un bollino di Coca Cola si sfasciava
tutto. Oggi siamo all’apologia del marchio» • «Dopo l’uscita di L’era del cinghiale bianco, a 35 anni, realizzai che qualcosa era definitivamente cambiato. A un concerto
a San Giovanni Valdarno vennero in 20 mila. Sentii uno strano boato. Con il
successo vennero i fan: una notte in albergo mi svegliai e trovai che avevano
fatto entrare gente nella mia stanza per vedermi dormire. Volevo smettere» • «Il mio legame è più forte con la musica del passato per la sua eccellenza. Penso a un quartetto di
Beethoven, a Mendelssohn. Preferisco una musica che mi aiuta a concentrarmi, a
leggere. I suoni contemporanei esprimono altro» • «Sono un individuo che si esalta per il talento. Mi piace da pazzi questo
misterioso elemento che è come la vita e appare dove vuole. Posso apprezzare una musica che magari non mi
piace, però è scritta con eccellenza. Non metto mai il pubblico di mezzo. Il successo non mi
convince mai. Anche se uno vende 25 milioni di copie di dischi in un giorno,
per me non vuol dire nulla» • «Ho dovuto combattere l’appartenenza al mio segno zodiacale, che è quello dell’Ariete, che mi dava eccessiva rigidità e ottusità e quindi perdita di intelligenza. Ho dovuto limare, imbrigliare, calpestare» • Ha esordito nella regia con Perduto amor, poi Musikanten (omaggio a Beethoven) • «Da ragazzo abitavo in una casa la cui terrazza era la tribuna naturale di un
cinema all’aperto e, per sette anni d’estate, vedendoli o solo ascoltandoli, ho centrifugato centinaia di film di
tutti i tipi. Ho imparato così, quasi senza accorgermene, a gustare il linguaggio del cinema in tutte le sue
espressioni. Ancora oggi sono uno spettatore onnivoro, che passa dai thriller
americani di serie b ai capolavori. Se si eccettua l’horror e la fantascienza, che di solito mi annoiano, apprezzo tutti i generi,
quando i film sono riusciti»
• «Credo nell’eccellenza. E soffro quando vedo persone che non riescono ad affrancarsi dalla
componente bestiale. Ma questo non vuol dire che non mi occupi della parte
terrena che è in noi. Sono contraddittorio? La contraddizione è alla base degli esseri umani e l’esercizio del dubbio, una religione» • è un cultore dei “koan”, folgoranti componimenti zen. «Da quando sono un “professionista” medito due volte al giorno. Come quelli che dicono di far sesso tre volte in
una notte» • Abita a Milo sulle pendici dell’Etna. Ogni giorno si sveglia alle 5.30 e ascolta musica classica. Alle 7 si
alza, si lava, medita per mezz’ora, quarantacinque minuti, fa colazione e verso le 8 comincia a lavorare o a
leggere. La tv solo di sera: «Vedo il telegiornale, poi eventualmente un film ma soprattutto guardo sul
satellite i programmi di classica o i concerti sinfonici. Mi diverto anche con
le barzellette. Sono un grande narratore e ascoltatore di burle». Vegetariano, in casa ha un gatto di nome Clemente ed è «ben curato» da tre persone: «Sono fissi da quindici anni e ci siamo affezionati»
• Siccome da venticinque anni non si hanno notizie di sue storie d’amore, molti sospettano che sia omosessuale: «Ne dicono di tutti i colori. Possono dire quello che vogliono. Il rapporto più lungo che ho avuto è stato con una donna sposata, quindi era molto comodo per me mantenere la
segretezza. Omosessuale? Io sono al di là di questi schemi, di queste categorie. Ho superato certe definizioni» • Alla vigilia delle politiche 2006 fece sapere che avrebbe votato per la Rosa
nel Pugno e ha poi aderito alla manifestazione dell’Orgoglio laico del 12 maggio 2007 (vedi BINDI Rosy e POLLASTRINI Barbara).