Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BARTOLI
Cecilia Roma 4 giugno 1966. Mezzosoprano. «Il migliore prodotto di esportazione italiana dopo il risotto» (Newsweek).
2006-2008 Ha inciso per la Decca un cd che ripercorre le tappe della Malibran (1808-1836).
Titolo Maria, compositore più eseguito Bellini. Dal settembre 2007 al settembre 2008, con il suo Malibran Tour, ha tenuto una cinquantina di concerti per l’Europa: «Però non è finita. Adesso andrò in tour negli Stati Uniti». Il 17 ottobre 2008 è uscito il disco La sonnambula, di cui è molto soddisfatta: «Si tratta della prima incisione dell’opera come Bellini la scrisse. Integrale, basata sull’autografo, suonata da un’orchestra con strumenti originali e cantata da un mezzosoprano, com’era la Pasta per cui fu composta. Nulla contro i soprani, ma trovo che un timbro
più scuro dia alla parte languore e pateticità» (Alberto Mattioli).
Vita «Sono figlia d’arte, i miei genitori - Angelo, emiliano, e Silvana Bazzoni, romagnola -
cantavano nel coro dell’Opera di Roma. Ricordo la felicità e l’eccitazione, insieme ai figli degli altri artisti, quando i miei mi portavano
piccolissima dietro le quinte degli spettacoli estivi a Caracalla: erano
produzioni colossali, come Aida, irresistibile: appena si poteva noi bambini ci arrampicavamo su leoni e sfingi. Poi ricordo che
mia madre, per tenere buoni a casa me e i miei fratelli la domenica pomeriggio,
anni dopo, ci faceva fare i vocalizzi. Con mio fratello non funzionò, con mia sorella nemmeno, con me sì» • «Ho debuttato con Pippo Baudo. La prima volta è stato davanti al pubblico di Fantastico: Baudo aveva fatto delle audizioni in cerca di talenti, io ed altri del
Conservatorio di Santa Cecilia ci ritrovammo con giocolieri, pianisti, due
ragazze del circo. Fui scelta, avevo 19 anni, andai per curiosità, per passare un sabato sera diverso. Cantai delle arie di Gioacchino Rossini,
Katia Ricciarelli mi fece da madrina, fu carina, rimase colpita e me lo disse.
Il debutto vero fu l’anno dopo a Roma, Rosina nel Barbiere di Siviglia» • Lanciata da Herbert von Karajan dopo un’audizione alla Festspielhaus di Salisburgo: «Non lo vedevo, parlava al microfono nella penombra della sala prove. Sembrava la
voce di Dio. “Che cosa mi fa ascoltare?” mi chiese. Io cantai arie da La donna del lago di Rossini e da Le nozze di Figaro di Mozart. “A Pasqua ti voglio con me a Salisburgo per la messa in si minore di Bach” sentenziò» • Vincitrice di vari Grammy, gli Oscar della musica. A dispetto delle sue scelte
sofisticate e iper-colte, ha fatto spesso irruzione nelle classifiche di
vendita del pop: il suo cd su arie d’opera di Antonio Vivaldi ha venduto 800.000 copie, il progetto Gluck Italian Arias è arrivato a 600.000, cifre d’eccezione per la classica • «Vengo da una famiglia di contadini, ho visto mia nonna cogliere i pomodori sotto
il sole delle due, so che cosa vuol dire faticare per vivere, sono cresciuta
coi piedi per terra e li mantengo: guadagno molto, ma so quanto costa la
verdura. E non scorderò mai mia nonna Libia, ottantenne, che prese per la prima volta l’aereo per sentirmi cantare al Metropolitan: era sbalordita, alla cena sfarzosa
dello sponsor miliardario sgranava gli occhi davanti ai vassoi di caviale.
Quando poi andai a trovarla, in Emilia, la trovai in soggezione, muta davanti
alla minestra che stava cucinando: tutto insieme si era resa conto della
carriera che avevo fatto. La abbracciai, si mise a piangere: “Nonna, ma è tutta una bella favola! Non scambierei i tuoi fagioli con tutto il caviale del
mondo!”»
• Casa a Roma e a Zurigo. [mk]
Critica «La stella più glamorous della scena operistica. Un successo “classico” senza precedenti. Il mezzosoprano di coloratura migliore del nostro tempo. Voce
preziosa, flessibile, espressiva, inarrivabile. Musicista raffinata e essenza d’italianità al massimo livello. Definizioni ritagliate dai giornali inglesi (due pagine
intere a lei dedicate dal Guardian, un servizio monumentale sul Times), dove le
foto del suo bel volto mediterraneo e intenso campeggiano sovrane. Sempre più internazionale e meno italiana nei circuiti (“ma italiana resto nel cuore e negli affetti”)» (Leonetta Bentivoglio)
• Di chi è la colpa se non canta quasi mai in Italia? «Del verismo, che domina tutti i teatri, e della programmazione che si fa in
ritardo. Ci vorrebbe più coraggio nelle scelte artistiche. Mi piacerebbe cantare nel mio Paese, non è vero che manca il pubblico per il mio repertorio, barocco e settecentesco. Io
canto spesso a Zurigo, e lì arriva molta gente in auto e in pullman da Milano, da Roma...».
Vizi «Se devo prendere l’aereo lo prendo. Ma per andare in America, potendo, prendo la nave. Si parte
dall’Inghilterra, o dall’Irlanda: in cinque giorni sei di là, ma a volte ho allungato il giro, ho fatto delle piccole crociere per vedere l’aurora boreale e l’Islanda. Non ho paura dell’aereo, ho paura del fuso orario: è più difficile concentrarsi, cantare, l’organismo, almeno il mio, ne soffre parecchio» • «Per gli abiti da concerto amo quelli della Vivienne Westwood, una stilista
inglese che ha sempre un suo tocco di attualità e di artista. Per esempio, amo i suoi corsetti. All’interno i corsetti classici hanno le stecche: lei tra una stecca e l’altra usa l’elastico che permette una facile respirazione, cosa per una cantante
fondamentale» • Hobby: «Tennis, sci, nuotare, tuffarmi, la barca a vela, i motoryachts, guidare l’auto, scalare montagne e la bicicletta...».