Il Catalogo dei viventi 2009, 6 luglio 2011
BARESI
Franco Travagliato (Brescia) 8 maggio 1960. Ex calciatore. Iniziato a giocare nella
squadra del paese, nel 1974 il fisico troppo gracile non convinse i tecnici
dell’Inter (che arruolarono invece il fratello maggiore Giuseppe). Andato al Milan,
esordì in serie A non ancora diciottenne (23 aprile 1978 contro il Verona) e nel 1979
conquistò il primo scudetto. Impiegato come libero, ruolo che interpretò ad altissimi livelli per tutta la carriera, il 4 dicembre 1982 esordì in Nazionale in un match contro la Romania valido per le qualificazioni agli
europei. Rimasto al Milan nonostante due retrocessioni in B (1980, causa
calcioscommesse, e 1982), ne diventò capitano ad appena 22 anni. Iniziata nell’86 l’era di Silvio Berlusconi, vinse altri cinque scudetti (1988, 1992, 1993, 1994,
1996), tre coppe dei Campioni (1989, 1990, 1994), 2 coppe Intercontinentali
(1989, 1990) ecc.. Detto «kaiser Franz» (per la somiglianza nel nome e nel ruolo col fuoriclasse tedesco degli anni
60-70 Franz Beckenbauer), con la nazionale vinse senza giocare un minuto i
mondiali del 1982, saltò quelli dell’86 (il ct Enzo Bearzot gli preferì come libero il più esperto Gaetano Scirea e al suo rifiuto di giocare mediano convocò per quel ruolo il fratello), fu grande protagonista a quelli del 1990
(disputati in Italia, la difesa azzurra restò imbattuta fino al gol dell’argentino Caniggia nella semifinale poi persa ai rigori) e a quelli del 1994
(negli Usa: infortunatosi al menisco contro la Norvegia, recuperò a tempo di record da un’operazione, giocò una leggendaria finale contro il Brasile ma giunti ai rigori sbagliò il suo, subito imitato da Daniele Massaro e Roberto Baggio, scoppiando infine
in un pianto disperato reso celebre dalle tv di tutto il mondo). Fu secondo
nella classifica del Pallone d’oro dell’89 (dietro Marco Van Basten), 5° nel 1990, 6° nel 1993, 8° nell’88, 11° nell’84, 20° nel 1992, 21° nel 1995. Chiuse la carriera da giocatore il 26 giugno 1997 con 716 partite
ufficiali in rossonero e 81 presenze in Nazionale (un gol). In seguito il Milan
ritirò la sua maglia (il 6). Tentata senza successo la carriera di allenatore, dal
2008 fa parte della direzione marketing della società rossonera
• «Perde i genitori prestissimo, ricavandone un’ombra di malinconia nello sguardo che neppure le giornate più fulgide riusciranno a cancellare. Quasi inevitabile che il calcio diventi la
sua vita. Non è alto di statura, ma possiede una naturale armonia di movimenti che trasforma
ogni azzardo atletico, ogni recupero apparentemente proibitivo, ogni avanzata
palla al piede nel semplice rotolare delle cose sospinte dolcemente dalla
gravità. I piedi sono da centrocampista, la testa è quella di un libero, meglio, di un leader della difesa. Nils Liedholm,
nocchiero del Milan in caccia della stella del decimo scudetto, non esita nel
1978 ad apporre sui suoi 18 anni i galloni da titolare, trasformandolo in uno
dei punti di forza di una conquista esaltante. I senatori lo ribattezzano “Piscinin”, piccolino, per l’età quasi imberbe» (Carlo F. Chiesa)
• «I parametri sono eleganza e potenza. In queste due categorie, tra i difensori
degli ultimi trent’anni di A, come Franco Baresi non si è visto nessuno» (Luca Bianchin) • «è stato il calciatore più riservato e modesto d’Italia, ma sapeva di essere bravissimo, di avere testa e gambe più di altri, di avere fame e voglia. Gli piaceva. Essere schivi e riservati non
significa non apprezzare i complimenti, non sentirsi gratificato quando ti
dicono che sei il migliore» (Beppe Di Corrado) • Nel 2005 finì sui giornali per alcune disavventure finanziarie: «Ho 4 milioni di euro di debiti con le banche e 3 milioni con il gallerista di
Torino Giovanni Mazzoleni. La mia colpa? Non avere vigilato su quello che
faceva mia moglie, l’amministratrice delle finanze di famiglia». [ma]