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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

BANFI Lino (Pasquale Zagaria) Andria (Bari) 11 luglio 1936. Attore. Comico. «L’Inter non vince perché Mancini non ha ancora capito i miei schemi

BANFI Lino (Pasquale Zagaria) Andria (Bari) 11 luglio 1936. Attore. Comico. «L’Inter non vince perché Mancini non ha ancora capito i miei schemi. Spalletti invece li segue. Il 5-5-5, per esempio». [le] Ultime Interpretazioni: ancora nonno Libero nella fiction di Raiuno Un medico in famiglia (nel 2007); a gennaio 2008, a 24 anni dall’uscita nelle sale de L’allenatore nel pallone (Sergio Martino, 1984), e dopo una lontananza dal cinema durata 20 anni, Banfi torna nei panni di Oronzo Canà nel sequel del film dal titolo L’allenatore nel pallone 2 (la regia è ancora di Sergio Martino) ambientato in pieno scandalo calciopoli. Vita Figlio di Riccardo, che vendeva fiori nel negozio aperto a Canosa per risollevare le finanze familiari (prima si era occupato di semi di porri e di cipolle per il mercato farmaceutico), a 11 anni finì in seminario, unico sistema per farlo studiare. Capito in breve che non aveva nel destino l’abito talare («perché, ad esempio, tutti ridevano anche se recitavo nei ruoli drammatici di San Pietro o di Giuda?»), provò a diventare chirurgo, ma a 17 anni scappò con la compagnia di sceneggiate napoletane Arturo Vetrani (a convincerlo, più del palcoscenico, le ballerine). Il primo nome d’arte fu Lino Zaga: su indicazione di Totò, che riteneva malaugurante un cognome mutilato, lo sostituì con Banfi, pescato a caso in un registro d’alunni da un insegnante nonché impresario d’avanspettacolo e marito di soubrette • Esordio come cantante di feste musicali e attore di fotoromanzi (vinse in gioventù un concorso di bellezza e fotogenia), a Roma dal 1957, nella capitale fece per parecchio il comico negli spettacoli di varietà • Ha partecipato a circa 100 film tra cui Detenuto in attesa di giudizio (Nanni Loy, 1971), L’esorciccio (Ciccio Ingrassia, 1975), L’allenatore nel pallone 1 (De Martino, 1984) e 2 (De Martino, 2008). In tv ha condotto per Canale 5 Risatissima (1984) e per la Rai Domenica In (1987). è diventato popolarissimo come il nonno Libero dello sceneggiato Un medico in famiglia (1998) • Sposato con Lucia Lagrasta, ha confidato che la sua fedeltà alla moglie, tra i colleghi attori, gli ha sempre creato qualche imbarazzo: «Ho lavorato con le più belle attrici europee, ma non c’è stata mai nessun’altra donna nei miei pensieri». Banfi e la moglie si conobbero che lei aveva tredici anni e lui quindici: «Vivevamo tutti e due a Canosa di Puglia, eravamo piccoli. Siamo stati fidanzati dieci anni, poi ci siamo stufati e ci siamo sposati con la “fuitina”. In un paese come quello, cinquant’anni fa, era normale. I genitori di lei mi volevano ammazzare. Poi si sono rassegnati e mi hanno accolto come genero». Ha una figlia, Rosanna (vedi), che fa l’attrice: «è stato il classico padre severo, rompiscatole. E geloso. Il giorno del mio matrimonio si è fatto venire la febbre alta. Però, splendido, ha voluto assistere alla nascita dei suoi nipotini». Ha anche un figlio maschio di nome Walter, 37 anni, che abita sotto l’appartamento dei genitori. [lf] Critica «Più che un attore, maturatosi e affinatosi fino al punto di mettere in scena una naturalezza che con qualche azzardo potrebbe avvicinarsi perfino a quella del grande Eduardo De Filippo, Banfi è oggi una delle pochissime figure sopra le parti. Un’autorità pontificale e a tratti perfino miracolistica, un super-personaggio, un’icona indiscutibile, una specie di santo della società degli spettacoli. Ma non è così semplice, perché Banfi lo è divenuto, poco a poco, dopo essere stato prima una macchietta dialettale (“Porca puttena”, “checchio”, “Madonna sentissima”) e poi un’incarnazione della commediaccia trash, debitamente scollacciata e disimpegnata. Colui che aveva sconfitto Mario Carotenuto e mortificato Alvaro Vitali nell’atto di spiare Edwige Fenech dal buco della serratura. Davvero un incredibile destino. Ieri “ricchione” barese o bidello infoiato ne La liceale nella classe dei ripetenti (ma sono dieci i film della “serie scolastica”, da L’insegnante va in collegio a La ripetente fa l’occhietto al preside). Oggi GoodWill Ambassador dell’Unicef, pubblicamente lodato dalla signora Franca Ciampi e predicatore a Porta a porta sui temi controversi dell’adozione. Un altro po’ e potrebbe diventare sul serio in odore di senatore a vita» (Filippo Ceccarelli) • A fine 2006 l’Osservatore Romano l’attaccò per una fiction (Il padre delle spose) in cui interpretava un padre alle prese con una figlia lesbica (interpretata dalla figlia Rosanna). Il giornale Vaticano (titolo dell’elzeviro «Certe discutibili fiction della Rai») l’accusò di «proporre al pubblico oltre che la necessità di unioni omosessuali per uomini e donne, anche la possibilità di affidare a questo tipo di coppie l’educazione di bambini per un’ambigua parodia di famiglia». Sua replica: «Si tolgano la ruggine dalla saracinesca che hanno sugli occhi» • «Mi piacerebbe una cosa come Un borghese piccolo piccolo da mandare a un festival dove i film comici sono proibiti: se provi a candidarne uno ti danno l’ergastolo. Ma senza un festival non arrivano neanche i premi. E invece a me, prima di chiudere la carriera, piacerebbe vincere almeno un Orsacchiotto di peluche, un Coniglio di panno lenci» (nel 2008). [lg] Politica «Quello che mi fa più rabbia è che io, che mi sono sempre dichiarato di simpatie di centrodestra, ricevo continuamente calci in bocca proprio da quelli di centrodestra» • «La sinistra mi adora. E a Roma ho votato per Walter Veltroni». Religione Ha sempre in tasca un’immagine di Padre Pio: «Non c’è un motivo preciso per la mia affezione al Beato di Pietralcina. Io non ho mai sentito profumo di rose. So solo che recarmi mezza giornata dove lui è nato mi dà molta serenità. Figurarsi che da bambino quasi quasi ero un po’ seccato se papà voleva portarmi da Padre Pio». Tifo è romanista: «Io lo dico sempre: ho lavorato con tante donne meravigliose, ma le curve della Roma sono le più belle di tutte».