Varie, 6 luglio 2011
Tags : Lorenzo Narracci
Narracci Lorenzo
• Ex numero 2 del Sisde, da ultimo membro dell’Asi, l’Agenzia di sicurezza interna. Nel 2010 fu messo sotto accusa per concorso in strage dopo le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza • «[...] Massimo Ciancimino, il figlio del defunto ex sindaco mafioso di Palermo, Vito [...] ai magistrati di Palermo e Caltanissetta aveva raccontato che [...] era l’uomo che spesso era andato a trovare Vito Ciancimino mentre era detenuto nel carcere di Rebibbia o mentre era al soggiorno obbligato. [...]» (Francesco Viviano, “la Repubblica” 28/10/2010) • «[...] C’era forse uno 007 dei servizi segreti del Sisde, nel garage dove fu imbottita di tritolo l’autobomba della strage di via D’Amelio. Parola di Gaspare Spatuzza, il pentito che ha smantellato tutti i processi celebrati finora e che [...] durante un confronto all’americana, ha puntato il dito contro Lorenzo Narracci, il funzionario sotto accusa: “Somiglia all’estraneo presente nel garage dove fu preparato l’attentato...”. Ma quando [...] agenzie, tv e siti online hanno dato per certo che Spatuzza aveva riconosciuto lo 007 del Sisde, per tanti anni in servizio in Sicilia, come il “dottore” visto nel garage a Caltanissetta, negli uffici del procuratore Sergio Lari più di un magistrato ha avuto un moto di fastidio. “Perché non esiste alcuna ‘certezza’. Perché Spatuzza si è limitato a dire che forse c’è una somiglianza fra il funzionario e quell’uomo presente nell’officina per un attimo, visto appena per un momento”, spiega una fonte autorevole nel tentativo di arginare l’ondata dei mass media. [...] La tesi difensiva è un ostentato e totale diniego da parte di questo 007, che tanti ricordano nei primi anni Novanta nella sede del Sisde, allora nella centrale via Roma, l’attico di un palazzo quasi di fronte all’Hotel des Palmes. Era l’ombra di Contrada, frequentato anche fuori ufficio. Non a caso all’ora della strage, attuata per eliminare Paolo Borsellino a meno di due mesi dal massacro di Capaci, Narracci era in barca con il suo capo. Un dettaglio spesso richiamato per escludere l’ipotesi e l’insinuazione sulla presenza di Contrada sulla scena del crimine. [...]» (Felice Cavallaro, “Corriere della Sera” 28/10/2010) • Vedi anche Salvo Palazzolo, “la Repubblica” 29/10/2010; Riccardo Arena, “La Stampa” 29/10/2010.