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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

ZUCCHERO

(Adelmo Fornaciari) Roncocesi (Reggio Emilia) 25 settembre 1955. Cantante.
Autore. Tra i suoi successi: Donne (85), Come il sole all’improvviso (86), Rispetto (86), Con le mani (87), l’album Oro Incenso & Birra (89), Spirito DiVino (95), ecc. Nel settembre 2006 è uscito Fly — Come possiamo volare con le aquile se siamo contornati da tacchini (con una canzone di Jovanotti e una di Ivano Foissati) • è «il cantante italiano più venduto al mondo dopo Eros Ramazzotti e Bocelli» • è figlio di Pino («Faceva il contadino, si è risparmiato pochissimo») e Rina. «Mio nonno, Roberto detto “Cannella”, era un mezzadro che prendeva le botte dai padroni. Mio zio, Enzo detto “Guerra”, era un maoista. Mio padre, Giuseppe detto “Pino”, mi raccontava delle corriere che partivano il sabato per Mosca e tornavano il
lunedì mattina. Io sono nato nell’Emilia dei comunisti e sono cresciuto nella Carrara degli anarchici. Ma la
politica non mi ha mai interessato»
• «Mio zio maoista quando andava a lavorare nei campi e vedeva don Giovanni che
leggeva la Bibbia sul sagrato gli diceva: “Non ho mai visto un prete magro”» (da un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti) • «Ero un bambino positivo, un capobranco allegro, forte. Gli altri avevano le
crisi mistiche, le depressioni, le grandi domande, chi sono, da dove vengo,
dove vado. Io no. Forse ero un poco ritardato. Pensavo a divertirmi e a
suonare. Volevo solo trovare la mia strada. Organizzavo feste. Formavo gruppi
musicali, i Duca, i Monatti. Erano i tempi dell’Equipe 84, dei Nomadi, di Mal dei Primitives, di Patty Pravo» • «Non mi sono mai piaciuti quelli che usano la voce come uno strumento. Tom Waits,
Ray Charles, Joe Cocker non hanno una bella voce, ma quando aprono la bocca ti
danno delle sensazioni incrediibli» • «La mia carriera, non so se per caso o per fortuna, è sempre stata ricca di collaborazioni. Miles Davis ascoltò Dune mosse, gli piacque e ci volle suonare. Conosco artisti che ai duetti rispondono
sempre e comunque no, che non accettano l’idea di dividere una canzone con qualcun altro. Io sono l’esatto contrario. Come dire no a Miles Davis? Lo scambio con un musicista che
ami e rispetti è un arricchimento. C’è sempre da imparare. Quando Sting e Brian May dei Queen mi hanno chiamato, o
quando Paul Young mi ha detto “mi piacerebbe cantare Senza una donna con te”, non ho mai detto di no» • «Me ne hanno dette di tutti i colori, ma molti musicisti d’avanguardia mi hanno seguito. Gente come Fatboy Slim cita pezzi impossibili da
ricreare. Volevo suoni di cose antiche dei Cinquanta, ma per avere gospel e
spirituals di quell’epoca, l’unico modo è prenderli dal disco, chiedendo l’autorizzazione: la maestria sta nel farlo funzionare come arrangiamento» • «Ho sempre trovato più facile lavorare con gli stranieri che con gli italiani. Hanno meno paure, meno
insicurezze, e non si fanno troppe domande» • «La prima volta che atterrai a New Orleans ebbi l’impressione di essere a casa mia. Ovviamente ci sono tante diversità, ma l’umidità, le zanzare e gli acquitrini sono uguali ai nostri. Altre similitudini stanno
nello spirito della gente e perfino in certi piatti che si cucinano. Dalle mie
parti, inoltre, la musica nera ha sempre trovato terreno molto fertile. Ricordo
che quando iniziai a strimpellare la chitarra, a 7, 8 anni, da noi c’era già chi ascoltava Otis Redding... Questo mi fa dire che il Po è il mio Mississipi» (da un’intervista di Massimo Poggini)
• «Io ho cominciato a scrivere prestissimo. Ho dei provini incisi su un Revox a 2
piste che risalgono a quando avevo 13 o 14 anni. Allora andavo a ruota libera,
scrivevo anche 3 canzoni al giorno. Naturalmente, non dovendo fare nulla di
professionale, dietro non c’era nessun calcolo. Poi, quando ho cominciato a scrivere per altri, ho dovuto
imparare il mestiere, cioè ho capito che una canzone ha bisogno di una strofa, un inciso, un ritornello»
• «Non sono come Vasco Rossi che va lì a dire “Io sono il rock e sono solo io” (anche se poi lui è il più timido di tutti noi). Io tendo sempre a dare poca importanza alle grandi
opportunità che ho avuto nella mia carriera, anche quando sono stati gli altri a cercarmi.
Ricordo un episodio, durante il party per l’anniversario di matrimonio di Sting nella sua casa in Inghilterra. C’erano Steve Winwood, Eric Clapton, Peter Gabriel, Tom Hanks, Robbie Williams.
Ero il meno conosciuto del baraccone. Mentre con mia moglie Francesca ci
servivamo nel buffet, ho sentito qualcuno che urlava “Zuccherooooo”. Mi giro e vedo Dustin Hoffman in ginocchio ai miei piedi. In un attimo tutti
gli occhi erano puntati su di noi. Ero imbarazzatissimo. E lui cantava a
squarciagola: “Ho bisogno d’amore, perdio!”. E non aveva bevuto, perché è astemio»
• «Nel 90-91 non stavo più bene da nessuna parte. Né a casa, né dai genitori. Non sapevo più dove andare. Ero un’anima in pena, dilaniato tra la Versilia, dove c’erano figlie e moglie con la quale non stavo più, e l’Emilia, la terra della mia famiglia. Finii ospite in una casetta di Marina di
Pietrasanta, con un cane e una bottiglia. Miserere nacque in quel clima di dolore e di disorientamento» (da un’intervista di Giuseppe Videtti) • «Ricordo ancora una bellissima ragazza che incontrai anni fa nel backstage,
mentre salivo sul palco: mi abbracciò chiedendomi di portarla con me, le risposi che speravo di vederla dopo. Ma lei
sparì e credetti che si fosse trattato di un miraggio. Al rientro in albergo la
trovai nascosta nel bagagliaio della mia auto: ovviamente le offrii di passare
la notte con me. Fu una di quelle avventure che non si dimenticano, perché il mattino seguente lei si svegliò nel mio letto e io... sul divano. Alla fine aveva prevalso il can che abbaia...
che c’è in me!» (da un’intervista di Marco Mathieu)
• La moglie Angela (da cui ha avuto le figlie Alice e Irene), è rimasta sua musa ispiratrice anche dopo la fine del matrimonio: «Ovviamente con il passare del tempo le ferite si rimarginano, quindi la
prospettiva cambia. Nella mia vita sono subentrati altri affetti, che non hanno
niente a che vedere con la passiona diabolica e invivibile che c’era con mia moglie. Ora che il peggio è passato, ci diciamo cose incredibili, a volte perfino imbarazzanti, che non ci
siamo mai detti quando era acceso il fuoco della passione. Potrebbe sembrare
che siamo più vicini adesso che nei 12 anni che siamo stati insieme»
• Da Francesca Mozer ha avuto Adelmo Blue: «Il rapporto tra Francesca e me è più maturo, più vero, si basa sulla stima reciproca e sul rispetto».