Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
ZEVI CALABI
Tullia Milano 1923. Ex presidente delle Comunità ebraiche italiane (83-98) • «Quando fui eletta, il rabbino capo di Roma Elio Toaff si oppose: sosteneva che
essendo io una giornalista c’era il rischio che facessi prevalere la mia professione sulla segretezza di
certi temi che la nuova carica mi avrebbe portato a trattare. Mi sottoposero a
un lungo interrogatorio per vagliare la mia affidabilità. Non credo che un uomo, giornalista, avrebbe dovuto affrontare un simile esame.
Ricordo ancora il consiglio che mi diede una vecchia giornalista svedese
quando, a 23 anni, andai a seguire per l’agenzia “Religious news service” il Processo di Norimberga: “Non chiedere mai permesso a nessuno”. E nella religione ebraica si dice: “Se non c’è un uomo, fatti uomo”. è un concetto che può essere interpretato in molti modi, io ho interiorizzato la parità. Però l’idea di aver bisogno di un puntello maschile è ancora forte in molte donne. E non si capisce perché: siamo molto più coraggiose, col parto rischiamo la vita, ma non stiamo mica a ripetere che fa
tanto male. Diffido di una storia fatta con le spade e i monumenti equestri,
questo bisogno di eroismo nasconde una grande paura».