Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

ZARD David Tripoli (Libia) 6 gennaio 1943. Impresario • «Il produttore che per primo ha portato i concerti negli stadi e che ha legato il suo nome ai grandi della musica internazionale, da Cat Stevens a Elton John, da Tina Turner a Lou Reed, da Frank Zappa ai Rolling Stones, l’impresario che ha rilanciato in Italia il musical come evoluzione naturale del melodramma in chiave moderna, l’ideatore del teatro di massa» (Silvana Mazzocchi) • «Negli anni 70 — quando Zard, di famiglia ebrea, fuggito nel 67 dalla Libia e dalla Guerra dei Sei Giorni, iniziò la carriera di organizzatore-produttore — erano in pochi a correre rischi

ZARD David Tripoli (Libia) 6 gennaio 1943. Impresario • «Il produttore che per primo ha portato i concerti negli stadi e che ha legato il suo nome ai grandi della musica internazionale, da Cat Stevens a Elton John, da Tina Turner a Lou Reed, da Frank Zappa ai Rolling Stones, l’impresario che ha rilanciato in Italia il musical come evoluzione naturale del melodramma in chiave moderna, l’ideatore del teatro di massa» (Silvana Mazzocchi) • «Negli anni 70 — quando Zard, di famiglia ebrea, fuggito nel 67 dalla Libia e dalla Guerra dei Sei Giorni, iniziò la carriera di organizzatore-produttore — erano in pochi a correre rischi. Non c’è un quaranta-cinquantenne di oggi che non ricordi la rituale apparizione di Zard sui grandi palchi dei divi del rock (“Ho portato in Italia Madonna, Michael Jackson, Bob Dylan, i Genesis e i Rolling Stones”). “Fate un passo indietro” urlava alle folle oceaniche, sprezzante del pericolo, per alleviare il disagio dei primi in platea schiacciati contro le transenne del sottopalco dei concerti. Assieme alla comunicazione (di leggendaria efficienza l’ufficio stampa gestito negli anni 80 dalla moglie Patrizia), la sicurezza è sempre stata la sua priorità. E oggi che non ha più platee disordinate da gestire, oggi che da famoso promoter rock qual era, si è riciclato nel primo organizzatore di teatro musicale, il suo “fate un passo indietro” gli manca. L’uomo che si permise di cambiare i contratti di Madonna e dei Genesis (“Dicevano: l’artista ingaggia il promoter. Ma siamo pazzi? Ero io che ingaggiavo loro”), che aiutò Peter Gabriel a pagare il mutuo di casa, che comprò una chitarra Fender Stratocaster a Steve Hackett dei Genesis, che costruì agli Spandau Ballet il loro più grande mercato mondiale (“Furono una delle eccezioni alla mia regola: di solito produco solo ciò che mi piace”), ha esaudito il suo desiderio più grande: avere un teatro. è il Gran Teatro, a Roma: un tendone lussuoso con moquette e velluti rossi, “con tremila posti e il palco più grande, di quattro metri, di quello del Palais des Congres parigino”. Il paragone non è casuale: dal Palais des Congrès è partita la fortuna planetaria di Notre Dame de Paris, l’opera di Cocciante e Plamondon che ha segnato la resurrezione di David Zard» (Laura Putti) • Ad aprile 2006 è stato sottoposto a trapianto di fegato. «Non avevo più forze, andavo al 20 per cento della mia velocità abituale. Ero sempre stanco, spossato e non riuscivo neanche a leggere le proposte e i progetti che arrivavano sul mio tavolo. Non avevo più intraprendenza, ritmo, creatività; in una parola stavo perdendo tutto quello che mi fa vivere. Quando dal policlinico Gemelli mi hanno chiamato la prima volta per dirmi che erano pronti per il trapianto, ho avuto paura e non ci sono andato. In seguito, riuscire a recuperare è stato difficile. Ero stato cancellato dalla lista d’attesa e, dopo aver convinto i miei famigliari che il trapianto era cosa ormai archiviata, tolta loro ogni responsabilità riguardo alla decisione da prendere, nel febbraio successivo mi sono fatto riammettere nell’elenco dei pazienti. E ho aspettato, finché l’11 aprile è arrivata l’ora».