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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

ZANDEGÙ

Dino Rubano (Padova) 31 maggio 1940. Ex ciclista. Primo al Giro delle Fiandre del 67,
due tappe al Giro del 66, due nel 67, una nel 1970, una nel 71 • «Papà panettiere, mamma casalinga, sette sorelle più me, zii e un cugino, totale 18. “La prima cottura del forno è per noi, il resto si vende” diceva mio padre per tranquillizzare la nostra fame. A quei tempi si mangiava
pane, Coppi e Bartali. La mattina consegnavo il pane, il pomeriggio andavo in
bici. Una Torpado da garzone, manubrio da corsa e cambio Gambato a bacchetta.
Prima corsa, a Vicenza, e prima vittoria, in volata. Allora la comunità di Rubano fece una colletta per darmi una bici meno sbilenca. Ma avevo tante di
quelle energie che la bici era la cosa che contava di meno»
• «Giro d’Italia 64, Roccaraso-Caserta, nevicava. Io, in discesa, vestito come un
palombaro, mentre Adorni e Taccone in maniche corte cercavano di staccare
Anquetil. Sul Macerone avevo 20 minuti di ritardo, al rifornimento neanche il
tempo di mangiare, ficcai banane, mele e panini nelle tasche e via a tutta
anche se ero in riserva sparata. Arrivai a Caserta tre quarti d’ora dopo i primi, ma 30 secondi dentro il tempo massimo. L’arrivo era stato smontato, rintracciai a fatica l’albergo, entrai mentre gli altri cenavano, pensavano che mi fossi ritirato,
avevano disdetto la camera, il massaggiatore Italo Villa mi sistemò nella stireria, mi addormentai così com’ero: morto. Alle 4 del mattino mi svegliai con una strana sensazione: banane,
mele e panini spiaccicati dietro la schiena. Li divorai»
• «Giro d’Italia 71, Tarvisio-Grossglockner, c’è uno del mio paese, mi dice “Dino, dopo questa curva sei arrivato”. Vero, ma l’avrei ammazzato: c’era un rettilineo di 12 chilometri, tutto in salita. La salita non è mai stata il mio forte. Sul Passo San Pellegrino non sarei mai arrivato se non
ci fosse stato un battaglione di alpini. Mi feci aiutare anche da un prete,
minacciandolo: “Spingi, se no bestemmio”. Mi spinse per un chilometro, poi svenne»
• «Ho altre 9.995 storie, tutte autentiche al 90 per cento» (da un’intervista di Marco Pastonesi).