Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
ZAMPARINI
Maurizio Sevigliana (Udine) 9 giugno 1941. Imprenditore • Proprietario del Palermo (dal 2002, prima possedeva il Venezia). Ha fatto i
soldi con la rete di supermercati Emmezeta • «Mio nonno era il capostazione di Sevigliana. Passavano due treni locali al
giorno e lui si sentiva importante. Mio padre, operaio specializzato in
Venezuela, lavorava sui motori navali. Io sono nato su un campo di calcio e poi
sono diventato perito meccanico e ho fatto il fabbro e il saldatore. Ho
costruito marmitte, termosifoni e apparecchi telefonici. Nel 2002 ho venduto ai
francesi diciotto centri commerciali» • «Sono nato su un campo di calcio, ce l’ho nel sangue. Una finestra dava su un cortile e l’altra sul campo. Il primo pallone del paese l’ho avuto io. Me lo ha regalato nel 47 il marito di mia zia, un capitano inglese.
Era cucito con gli spaghi, un numero cinque, quando colpivi di testa ti
lasciava i segni rossi. Il pallone era mio e la squadra la facevo io. Poi sono
diventato centravanti titolare nei dilettanti, ero un buon attaccante. Ero
forte di testa. Sono nato in Friuli, sono andato a Milano a vent’anni. Quando mio padre è tornato dal Venezuela, abbiamo comperato il cinquanta per cento di un’officina alla Bovisa» (da un’intervista di Germano Bovolenta)
• Rilevò il Venezia nell’87, «quando era sull’orlo del fallimento e rischiava di non iscriversi al campionato di C2. Zamparini
la salvò per gestirla a modo suo: usando bastone e carota. Più il primo che la seconda. Restano memorabili le periodiche baruffe del patron
con gli allenatori, ben 18 nei 15 anni della sua gestione veneziana. Nel 98
arrivò finalmente la promozione in serie A. Dura poco: due stagioni. Poi di nuovo in
B, quindi nel 2001, una nuova comparsata, l’ultima, nel massimo campionato. Nell’estate del 2002, con la squadra appena retrocessa, Zamparini fece le valigie per
Palermo. Era un addio annunciato. “Mi sono rotto”, tuonava il vulcanico patron già un anno prima. Colpa dello stadio, secondo la versione offerta all’epoca dal diretto interessato» (Vittorio Malagutti)
• «Sono entrato nel Venezia su suggerimento di un amico. “Prendilo, costa poco, è un affare”, disse. Con il Venezia ci ho rimesso duecento miliardi di lire» • «Volevo misurarmi con una piazza importante del Sud. Ce n’erano due: il Napoli e il Palermo. Ho trattato con Naldi per il Napoli. Voleva
duecento miliardi di lire per il sessanta per cento. Gli ho detto: ciao e
grazie».