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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

ZACCHERONI

Alberto Meldola (Forlì) 1° aprile 1953. Allenatore di calcio. Per il campionato 2006-2007 del Torino. Col
Milan ha vinto lo scudetto del 99. Ha allenato anche, tra l’altro, Udinese, Lazio, Inter • «Il piccolo Zac è bravino, lo chiamano a Bologna, Allievi. Poi torna a Cesenatico in serie D e si
ammala: adenopatia ilare, la stessa malattia di Roberto Bettega. “Solo che lui è tornato a giocare”, dice Alberto. Il calcio gli piace, gli affidano i pulcini dell’Ad Novas. Un piccolo salto: allievi del Cesenatico, due anni e una stagione in
C2 con deroga, sempre con i ragazzi. “Poi mi chiamavano in prima squadra. Partivo dal settore e subentravo all’allenatore esonerato. è successo a Cesenatico, a San Lazzaro, a Riccione. I giovani sono sempre stati
il mio punto di riferimento”. Nel settembre del 92, a Venezia, dice: “Mi piacerebbe tornare a occuparmi di vivai”. Invece parte per Bologna ma lo cacciano subito. Lì subisce una grande delusione: dodici partite, licenziato. Si trasferisce a
Cosenza e “fa molto bene”. Parte con un pesante handicap (meno 9 punti) ma risale con il gioco: incanta
gli addetti ai lavori. Va a Udine e fa nascere l’Udinese di Zac. Straordinaria, con le ali, la difesa a tre e la torre.
Spettacolare ed europea. Al suo secondo anno di A, al Delle Alpi, travolge con
i suoi attaccanti e il suo gioco la Juve campione d’Europa in carica e vicinissima allo scudetto. Alla terza stagione friulana vince
la Panchina d’oro. Impresa strepitosa per il tecnico di una provinciale. Nella primavera del
98, alle undici di sera, entra negli uffici di Massimo Moratti, zona San
Babila. Colloquio amabile, stretta di mano. Vale, si dirà, una firma. Massimo Moratti ha già deciso il cambio: via Gigi Simoni, in panchina Alberto Zaccheroni. Il 6 maggio
98, a Parigi, l’Inter vince la coppa Uefa contro la Lazio. Gigi Simoni rimane. Moratti telefona
a Zac, sciolgono il patto. Alberto confesserà: “Era imbarazzante per me e per lui”. Non è più l’allenatore dell’Udinese, non sarà quello dell’Inter e rischia di stare fermo. Ma il Milan di Capello crolla a Roma (5-0) e
Galliani lo cattura: subito la firma» (Germano Bovolenta)
• «La leggenda racconta che quando Berlusconi, allora all’opposizione, si accorse che Alberto Zaccheroni, allora allenatore del Milan,
custodiva la tessera di Rifondazione nel portafoglio come un santino, chiamò Galliani e ne chiese il licenziamento. Galliani, solitamente ligio agli ordini
del padrone, nicchiò, cercando la mediazione. “è sul punto di vincere lo scudetto al primo colpo, cacciarlo sarebbe un atto di
censura evidente. Un assist per la sinistra”. “Trovi il pretesto — ribattè il multipresidente — uno così inquina l’ambiente”. Grazie a un recupero da fantascienza sulla Lazio (di Vieri, Nedved, Mancini e
Nesta) Zaccheroni vinse davvero lo scudetto (con una squadra che l’anno prima Capello aveva lasciato precipitare al decimo posto) ma Berlusconi
anziché incensarne le qualità andò in tv per spiegare che il merito era principalmente suo: “L’ho convinto a far giocare Boban. E gli ho spiegato come”. A quella picconata ne seguirono altre, fino a ubriacare la contabilità. L’inevitabile esonero arrivò quando il Milan fu eliminato dalla Champions e Berlusconi ci tenne ad
annunciarne la cacciata in diretta: “Se i miei collaboratori avessero dato ascolto a chi vede lontano, non saremmo
arrivati a questo punto. Via questo allenatore, rimetterò le cose a posto”. In realtà Zaccheroni non aveva la tessera di Bertinotti, ma non ha mai smentito di avere
simpatie per la parte politica che il presidente del Milan ripugna» (Giancarlo Laurenzi).