Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
WERTMüLLER
Lina (Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich) Roma 14 agosto 1928. Regista. Nel 76 ha avuto
la Nomination all’Oscar per Pasqualino Settebellezze • Aiuto regista di Fellini per Otto e mezzo, nel 63 ha fatto il suo esordio dietro la macchina da presa con I basilischi. Nel 64 ha diretto per la tv il Giamburrasca con Rita Pavone. Poi Mimì Metallurgico ferito nell’onore (71), Film d’amore e d’anarchia (73), Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (74) ecc • «I suoi tanti film dai titoli così lunghi da sembrare una provocazione per la memoria: Mimì metallurgico ferito nell’onore, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, Film d’amore e d’anarchia: ovvero stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di
tolleranza e tanti altri. “I produttori volevano titoli brevi perché secondo loro funzionavano di più, e io invece glieli facevo lunghi. Per uno scherzo quasi ottocentesco; mi
divertiva che non se li ricordassero tutti”. Fino ai più recenti e “sintetici”, Ninfa Plebea in omaggio al libro di Domenico Rea, a Francesca e Nunziata, film per la tv con Sophia Loren. Quanti attori ha diretto: Giancarlo Giannini
e Mariangela Melato, forse i suoi preferiti e, fra i tanti altri, Ugo Tognazzi,
Nino Manfredi, Angela Molina, Candice Bergen, Paolo Villaggio. Ha messo insieme
una trentina di film, altrettante sceneggiature, qualche musical e quattro
documentari. E teatro, tanto teatro, fin da giovane, anzi da giovanissima» (Silvana Mazzocchi) • «Per Mimì Metallurgico, ironico racconto dell’immigrazione interna, “andavo all’alba ai cancelli della Fiat. Incontravo Giuliano Ferrara, della federazione
giovanile comunista, a dare volantini”. Altri tempi. Con orgoglio, rivendica il diritto a non essere una regista “politica”: “Tutte le pellicole contengono un messaggio, ma il cinema politico è un’altra cosa. Il nostro unico maestro, in questo campo, è Francesco Rosi. Lui salda la curiosità da giornalista alla moralità umana, alle sue certezze. Lavora anni e costruisce capolavori, come
Le mani sulla città, che hanno ispirato tutto il cinema americano. I registi giovani fanno cronaca,
va bene per la tv, come gli sceneggiati su Falcone e Borsellino. Soltanto Rosi è capace di analizzare Che Guevara per dieci anni, per capire se ne sarebbe
venuta fuori una sceneggiatura”. Per lei, poi, “L’unico film veramente politico e forse profetico è Prova d’Orchestra di Fellini”. Non nominate davanti a Lina Nanni Moretti. Scatta come una molla e sbotta, “mi fa cagare ma non lo scrivere, oppure no. Scrivi!”. Ricordate? Michele, protagonista del primo film, Io sono un autarchico, alla notizia che un’università americana aveva assegnato una cattedra alla Wertmüller, iniziava a vomitare un liquido verde, proprio come Linda Blair ne L’esorcista, allora appena uscito. “Mi divertii alla citazione — assicura oggi lei — quando lo incontrai al festival di Berlino andai per stringergli la mano, gli
dissi che il film era carino, che la battuta su di me faceva ridere, lui per
tutta risposta non mi salutò, era livido e maleducato. Non mi pare un tipo spiritoso”. Anarchica da bambina, “sono stata cacciata da undici scuole per cattiva condotta”, la regista s’infiamma alle manifestazioni politiche degli anni Quaranta, trascinata da Miriam
Mafai, “eravamo delle ragazzine, leggevamo tanto. La mia prima volta, al processo di Sasà Bentivegna, partigiano dei Gap, imputato davanti al tribunale militare,
urlavamo”. Lina Wertmüller racconta di essersi allontanata dal Pci nel 56, dopo i fatti dell’Ungheria. Essere di sinistra, dice, “era, ed è stata per cinquant’anni, una moda culturale, ma anche una necessità per fare parte del giro giusto. Facevano eccezione Ermanno Olmi, che era ed è cattocomunista, Pupi Avati, cattolico senza etichette e Franco Zeffirelli, che è così bravo da non avere mai avuto bisogno di nessuno. Gli autentici militanti erano
pochi: il produttore Nello Santi era stato eroe della Resistenza, poi dirigente
del Cln, il comitato di liberazione nazionale, realizzò il grande
Salvatore Giuliano; Gian Maria Volontè era un uomo vero, impegnato sul serio nelle battaglie politiche, Carlo Ponti
era di famiglia socialista. Era democristiano nel cuore il grande Alberto
Sordi, onesto e buono, che ha scritto nel testamento la dimostrazione della sua
generosità, anche se qualcuno dice: ha lasciato tutto in beneficenza per paura dell’Inferno. Povero Alberto, e se anche fosse? Tutti gli altri, a parte Giorgio
Albertazzi, votavano socialista o comunista. E pazienza se erano stati, come
Dario Fo, ragazzi fascisti. In Italia si fa tutto sempre contro, siamo
extraparlamentari di centro”. All’undicesima scuola, il Cicerone del quartiere Prati, Lina incontra una compagna
di banco che farà la sua fortuna: Flora Carabella, futura moglie di Marcello Mastroianni. è Flora a portarla verso l’Accademia d’arte drammatica, è lì che si crea un gruppo allargato ai D’Amico, a Bice Valori, Paolo Panelli, Nino Manfredi. Chi li ha frequentati li
ricorda quasi come fratelli e sorelle, uniti nel lavoro e nella vita, nelle
vacanze al mare e nelle avventure professionali: hanno attraversato insieme la
storia dello spettacolo italiano» (Barbara Palombelli)
• «Nei Settanta, gli americani impazzirono per me. Generosissimi e assolutamente
esagerati, mi paragonarono a Chaplin, Dante, Michelangelo, Picasso, Fellini...
New York era in pieno delirio, sembrava il festival permanente dei miei film» (da un’intervista di Gloria Satta) • «La politica? è terribile. Ti mettono un’etichetta, ti piazzano sullo scaffale e poi ti usano. Sono sempre stata di
sinistra, ma non amo le caselle, non ho mai avuto tessere e questo fa irritare.
Mi hanno dato della craxiana, come fosse un insulto. Bettino Craxi era un uomo
intelligente, coraggioso, è stato l’unico ad alzarsi in Parlamento e a confessare la verità sui finanziamenti ai partiti. Contro di lui sono stati usati 24 pesi e 24
misure e, finalmente, qualcuno ha iniziato a rivedere il giudizio. Detto
questo, l’arroganza socialista esisteva, eccome. La verità è che ad unire la sinistra non sono mai state le grandi solidarietà interne, al fondo chi ci ha unito è sempre stato il nemico. Avere un odio comune tiene stretti, com’era successo in guerra. Abbiamo combattuto contro il fascismo, contro l’occupazione nazista. Mio padre Federico, che era giornalista e antifascista, fu
costretto a cambiare mestiere, a diventare avvocato, dopo che si era messo
contro due gerarchi. Purtroppo, anche in tempo di pace abbiamo continuato a
demonizzare per unirci. Prima il diavolo era la Dc, nella persona di Giulio
Andreotti, poi il povero Craxi, adesso il Male che unisce è incarnato nella persona di Silvio Berlusconi»
• Nell’84, nella commedia Sotto sotto ha diretto Veronica Lario, futura lady Berlusconi... «Lei era molto brava, ma lui era pazzo di gelosia. Non poteva sopportare che
girasse delle scene a letto con Montesano... Abbiamo perso un’ottima attrice» • Il suo ultimo film, Peperoni ripieni e pesci in faccia, con Sophia Loren, distribuito in pochissime copie (ufficialmente perché destinato alla tv) e in concomitanza con i Mondiali, è stato un flop annunciato: «No comment. Un fatto così grave si commenta da solo». La Loren: «Non voglio parlare di questa storia, veramente mi dispiace moltissimo, perché il film è molto carino» • è sposata con Enrico Job: «è pittore, scenografo, scrittore, un artista completo. E io devo vivere tra gli
artisti. Stiamo insieme dal 65» • Hanno una figlia, Maria Zulima, attrice in Francesca e Nunziata (faceva un’orfanella) • «Cambierei tutto di me: vorrei gambe lunghe, occhi azzurri. Insomma tutto
diverso, tranne i piedi. Mi piacciono i miei piedi» • Nel 2006 ha pubblicato da Frassinelli la sua autobiografia.