Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
VIRZÌ
Paolo Livorno 4 marzo 1964. Regista. Tra i suoi film: La Bella Vita (94), Ferie d’Agosto (96), Ovosodo (97), Caterina va in città (2003) • Figlio di Francesco, carabiniere siciliano, e di Franca Antongiovanni, ex
cantante di musica leggera, che si esibiva in coppia con Teddy Reno negli anni
Cinquanta: «Mio padre era un conservatore, mamma invece di famiglia socialista, comunista,
un po’ stalinista, la nonna materna era un’ebrea di Praga. Sono cresciuto contestando mio padre, con cui ci prendevamo a
seggiolate mentre mi urlava “sono un servitore dello Stato, un apolitico!”, e ascoltando i discorsi dei vecchi al bar della Federazione Anarchici, dove
noi ginnasiali capelloni venivamo conquistati dalle canzoni di Fabrizio De Andrè e dalle storie di zio Aldo Rosner, operaio in cantiere. Nella Livorno rossa, i
comunisti erano al governo, avevano al collo la falce e martello dorata e la
Mercedes in garage, i portuali erano tutti buoni e tutti baffuti, ben
rappresentati da Italo Piccini, detto “Polverina”, ex partigiano, famoso per aver issato una bandiera vietnamita su una portaerei
americana»
• «Vince il concorso per il Centro sperimentale di cinematografia: i suoi maestri
sono Gianni Amelio per la regia, Furio Scarpelli e Suso Cecchi d’Amico per la sceneggiatura. I film più amati, I compagni di Mario Monicelli e La classe operaia va in paradiso di Elio Petri. A metà degli anni Ottanta, il cinema italiano entra nella sua prima, grande, crisi:
sono gli anni del riflusso, l’impegno è fuori moda, i kolossal americani conquistano anche gli spettatori che un tempo
andavano nelle cantine e al cineforum. Il militante Virzì vota Pci, Pds, chiacchiera volentieri con Achille e Aureliana Occhetto, vota sì alla svolta della Bolognina, ascolta a cena da amici Massimo D’Alema, “che nel privato è divertentissimo, molto simpatico” ma con la macchina da presa vuole restare neutrale, anzi. Costruisce i suoi
grandi successi sulle contraddizioni e i vizi dei suoi simili, dei suoi
compagni, prima con
La bella vita e Ferie d’Agosto, fino a Caterina va in città, piccolo capolavoro sulla confusione sociale e su certe diffuse ipocrisie delle
sinistre romane» (Barbara Palombelli) • «Amo moltissimo il cinema di Emir Kusturica. Io racconto un’umanità che somiglia alla sua» • «Credo di essere l’unico regista italiano che ha lavorato in fabbrica. Bè, quando facevo il liceo classico, d’estate, per mantenermi» (da un’intervista di Manuela Grassi) • «Faccio filmetti, ma spero di servire a qualcosa» (da un’intervista di Alain Elkann) • Andrea Scanzi, sulla Stampa (18 ottobre 2005), l’ha messo tra gli intoccabili, quelli di cui non si può mai parlar male (insieme a Benigni, Baricco, Muccino, la Guzzanti ecc).