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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

VIALLI

Gianluca Cremona 9 luglio 1964. Ex calciatore. Allenatore. Commentatore tv • Ha vinto due scudetti (Samp 91, Juve 95) e tutte e tre le Coppe Europee
(Champions con la Juve nel 96, Uefa con la Juve nel 93, Coppa delle Coppe con
la Samp nel 90 e col Chelsea nel 98). In Nazionale 59 presenze e 16 gol (terzo
agli europei 88 e ai mondiali 90). 7° nella classifica del Pallone d’Oro 88 e 91, 8° nell’87, 19° nel 95, 23° nell’89, nominaton nel 96. Da allenatore ha guidato Chelsea (Coppa d’Inghilterra 97) e Watford. Adesso commentatore tv (Sky)
• «Dopo essersi affermato nella Sampdoria, con cui ha conquistato uno storico
scudetto (ma ha perso la finale di Coppa a Wembley: “Ancora mi capita di sognare i gol sbagliati”), il trasferimento record a Torino (32 miliardi di lire). Quattro anni “splendidi”, culminati con il trionfo in Champions League. Vialli, capitano bianconero,
alza la coppa ma sa già che andrà via, destinazione Chelsea. Dopo meno di due anni diventa il primo
allenatore-giocatore italiano. Un inspiegabile licenziamento pone fine
(settembre 2000) al suo rapporto con i Blues, non prima di essere entrato nella
storia del club inglese. Chiamato da Elton John accetta senza successo la
panchina del Watford. Diventa il testimonial-consulente di Sky Italia» (Capital)
• «Sono l’ultimo di cinque figli, forse per questo ho sempre voluto dare il massimo.
Essendo un perfezionista non potevo accettare di perdere, già a 8 anni, era una cosa istintiva. I miei genitori non mi hanno mai fatto grandi
complimenti. Forse inconsciamente cercavo di conquistarli. Non avessi fatto il
calciatore? Sarei comunque diventato uno sportivo professionista, possibilmente
di uno sport di squadra perché mi piace il team spirit. Se non ci fossi riuscito sarei andato a lavorare nell’azienda di mio padre, come i miei tre fratelli. Ma non credo mi sarebbe
piaciuto. È andata molto meglio come È andata»
• «È stato, insieme a Fabrizio Ravanelli, il primo campione della serie A ad
emigrare nella Premiership inglese. Era il giugno del 96 e aveva quasi 32 anni.
La Juventus gli aveva offerto molti soldi, ma un contratto di un solo anno. Il
Chelsea, vecchia squadra popolare di Londra guidata dal suo amico Ruud Gullit,
gli proponeva metà stipendio, ma tre anni in squadra. Poche settimane dopo scorrazzava per King’s Road su una Vespa e pranzava al San Lorenzo, seduto al tavolo accanto a quello
della principessa Diana. Non nascondeva la sua felicità: “È un sollievo essere a Londra. Qui il calcio ha un dimensione ancora umana”. Sei anni dopo, ha fatto in tempo a sperimentare anche la dimensione, per così dire, meno umana del football inglese. “Da allenatore hai molte più preoccupazioni. Non ti devi allenare, ma devi essere sempre un passo avanti
agli altri. Pensare a loro. Motivarli. Mi sento responsabile di tutto ciò che succede nel club. Difficile rilassarsi, farci sopra una risata, perchÈ sei quello che deve far filare tutto per il verso giusto”» (da un’intervista di Riccardo Orizio)
• Sui giornali dell’11 maggio comparve la notizia dell’arresto di Michele Padovano, ex attaccante della Juventus e di altre squadre,
nell’ambito di un’indagine su un traffico di hascisc condotta dal magistrato torinese Antonio
Rinaudo. All’interno dei servizi venne pubblicato anche il testo di alcune intercettazioni
riguardanti altri due ex juventini, Nicola Caricola, indagato per cessione di
stupefacenti, e Gianluca Vialli. La posizione di Vialli, che nelle
intercettazioni viene chiamato «Besson», non era penalmente rilevante, si evinceva, però, che fosse un abituale consumatore di cocaina: «Non sono un santo: a carriera finita e prima di diventare padre, in qualche
serata fra amici mi È capitato di fumare una canna. Penso sia successo alla maggioranza delle
persone. Ma dalla cocaina sono sempre rimasto distante, perché so quanto faccia male. Questa storia ha messo a dura prova il mio equilibrio di
padre, di figlio e di marito. Nel corso della mia carriera sono stato definito
gay, e non lo sono pur non avendo nulla contro gli omosessuali; sono stato
definito dopato, e non lo ero; cocainomane È stata l’ultima etichetta, e per quanto abbia le spalle larghe questa mi ha fatto
vacillare. Mia figlia È ancora piccola, ma con mia moglie e con i miei genitori ho dovuto parlare,
rassicurarli... Avevo bisogno di recuperare un po’ di freddezza. Trovo che il mio caso sia lo specchio del modo sbagliato con cui
vengono trattati certi argomenti in Italia. A parte la falsità dell’assunto, la mia immagine È stata sporcata per un fatto che penalmente era comunque irrilevante. Oggi,
quando vado al ristorante, evito di fare pipì anche se mi scappa, perché ho paura che la gente pensi “ecco, Vialli va alla toilette a tirare cocaina”. È un meccanismo infernale» (da un’intervista di Paolo Condò).