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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

VESPA Bruno L’Aquila 27 maggio 1944. Giornalista tv. Della Rai. Dal 90 al 93 ha diretto il Tg1. Suo programma più famoso: Porta a porta • «Ho fatto una carriera normale, senza salti, partendo dalla transitabilità delle strade» • In redazione al Tempo, cronaca dell’Aquila, già a 16 anni

VESPA Bruno L’Aquila 27 maggio 1944. Giornalista tv. Della Rai. Dal 90 al 93 ha diretto il Tg1. Suo programma più famoso: Porta a porta • «Ho fatto una carriera normale, senza salti, partendo dalla transitabilità delle strade» • In redazione al Tempo, cronaca dell’Aquila, già a 16 anni. Segnalato da Lorenzo Natali (Dc) a Ettore Bernabei, direttore generale della Rai, come talento eccezionale, iniziò a collaborare nel 62 («Per me era come il Vaticano»). Ammesso a un corso per telecronisti al quale si classifica primo, chiede di seguire il tennis, invece lo mandano al telegiornale. Fa tutta la carriera, conducendo nel 77 la rubrica Tam Tam. Nel 90 è nominato direttore e si fa rifare dagli scenografi di Cinecittà l’ambientazione: mentre lo speaker legge le notizie, alle sue spalle una redazione di giornalisti e tecnici si dà da fare. Il direttore generale era in quel momento Gianni Pasquarelli, già giornalista economico del Popolo e manager sperimentato della Rai (aveva anche diretto la Sipra). «Pasquarelli mi rimproverava di essere scoopista. Diedi, unico tg, la notizia di Craxi incastrato da Chiesa. Nessuno mi disse bravo». Nel 92 se ne esce con una dichiarazione bomba: «Il mio editore di riferimento è la Democrazia cristiana». Scandalo, anche se si trattava di un’ovvietà. Fu difeso dal solo Fabrizio Del Noce, che lo qualificò di “Alice nel Paese delle meraviglie”: «Il tasso d’ipocrisia fu clamoroso. Certo, fu imprudente da parte mia. Era vero, ma non avrei dovuto dirlo». La lottizzazione, dice, c’è sempre stata: «E comunque Maradona in panchina non ne ho mai visti. I direttori non sono mai stati sorteggiati, a caso. Diciamo che l’editore fino al 75 era il governo, poi il Parlamento, ma sempre politico era» • Nel 93, essendo la Rai guidata dai cosiddetti professori (un Consiglio d’Amministrazione di sinistra con una significativa quota di insegnanti universitari), fu sul punto di passare a Mediaset. «I professori volevano fare la rivoluzione. Hanno massacrato molta gente. Stagno e Pastore erano stati messi alla porta, io ero sull’orlo del licenziamento. Trattavo con Mediaset, ma ero lacerato: nel bene e nel male la mia famiglia è la Rai». Restò infatti in Rai, lasciando la direzione del Tg1 e facendo l’inviato. Ma la tentazione fu forte: «Sono stato sempre orgoglioso di lavorare per il servizio pubblico. Ma quando ci rinfacciano il canone, mi verrebbe voglia di buttarlo a mare e combattere a mani nude a Mediaset» • Nel 96 Porta a porta, talk show in cui i politici dovevano vedersela, oltre che fra di loro, anche con qualche bella donna. Il programma, di sempre maggior successo e quindi portato sempre più spesso dalla seconda alla prima serata e divenuto quasi quotidiano, va tuttora in onda e non ha più limiti d’argomento: essendo prevalente la politica, svaria però volentieri sulla cronaca (le numerose puntate sul delitto di Cogne e sulla presunta assassina Annamaria Franzoni, quella sull’omicidio Marta Russo con i due condannati Scattone e Ferraro che per partecipare presero un cachet di 260 milioni) o sugli spettacoli (puntate dedicate a Lino Banfi, a Carlo Verdone ecc.) • è documentato scrittore di storia contemporanea. Anche questa, come qualunque altra sua attività, è sottoposta a ogni sorta di attacchi • A Porta a porta sono passate quattromila persone. Nel periodo 1 gennaio 99-31 dicembre 2004 la presenza dei politici è stata: Bertinotti 54, Mastella 43, Fassino 38, Pecoraro Scanio 37, Bossi e Rutelli 32, Fini 31, Berlusconi 27 • Lista delle puntate più famose: quella in cui D’Alema fece vedere come si preparava il risotto (ottobre 97, la cucina era quella di Nicola La Torre, il risotto fu definito “sublime” da vari adulatori, ma criticato da Beppe Bigazzi durante una puntata de La prova del cuoco, perché D’Alema aveva cucinato su un teflon, «dove il risotto o si brucia o si scuoce»); quella in cui Berlusconi siglò su una scrivania di ciliegio il Contratto con gli italiani (marzo 2001, «il presidente del Consiglio mi parlò del Contratto con gli italiani e io gli dissi: “Un momento, lo sceneggiamo”»); le numerose dedicate al delitto di Cogne con ospiti fissi in studio la Palombelli, Paolo Crepet, Simonetta Matone e il criminologo Franco Bruno (Chiambretti ironizzò sulla quantità di puntate dedicate al caso dicendo che «la Franzoni ha un alibi di ferro, al momento del delitto stava a Porta a porta»), tra le più celebri quella con la ricostruzione della casetta e dei percorsi possibili dell’assassino, quelle con la stessa Franzoni chiamata a rispondere, spiegare o magari deporre ecc.; quella in cui Alessandra Mussolini tirò un calcio a Katia Belillo (ha raccontato a Claudio Sabelli Fioretti: «Quello forse è stato il punto di massimo ascolto della televisione. Pensa che io ero rimasto scandalizzato, sospesi la registrazione e decisi di tagliare quella scena perché ritenevo che le istituzioni facessero una figura meschina. Poi scoprii che mi stavano dando del censore. Celli aveva ricevuto molte telefonate. Gli telefonò anche Ezio Mauro, il direttore di Repubblica, sospettando che volessimo nascondere qualcosa. Allora ho detto a Celli: “Non faccio il censore e mando tutto in onda”»); quella in cui Della Valle ha insultato Berlusconi (autunno 2005); quelle in cui prima Berlusconi e poi Prodi dovettero confrontarsi oltre che con lui anche con Augusto Minzolini, Maria Latella e Mario Orfeo (Minoli lo accusò di aver fatto 150 domande a Prodi e solo 53 a Berlusconi, Vespa rispose che la quantità delle domande all’interno dello stesso tempo tecnico di 2 ore e 20 dipende dalla lunghezza delle risposte); quella in cui il fondamentalista Adel Smith diede in escandescenze contro il crocifisso e fu cacciato; quelle con il plastico dell’Iraq e i carrarmatini per illustrare l’avanzata americana (primavera 2003); quella in cui un prete sostenne di essere sopravvissuto, senza ferite, a una sventagliata di mitra grazie a Padre Pio e ribadì poi che la camicia era bucherellata davanti e di dietro, cioè che le pallottole lo avevano trapassato, ma senza ucciderlo e senza neppure lasciare segni sulla carne (era il 1999: tutta la puntata era stata dedicata a padre Pio, Vespa guardava compiaciuto il prete sedicente sforacchiato, apparve Lino Banfi in collegamento da San Giovanni Rotondo e aveva il cero in mano e rendeva testimonianza a proposito della santità di padre Pio giurando che «prima del collegamento pioveva, ma ora ha smesso»); quella in cui telefonò in diretta, preannunciato da don Stanislao, nientemeno che papa Giovanni Paolo II, e a Vespa vennero le lacrime agli occhi; quella in cui vennero ospiti, in cambio di una trentina di milioni di lire, gli amanti di Montecastrilli, cioè una Agnese trentaduenne sposata e con tre figli insieme al suo Leonardo di 17 anni, da cui s’era fatta mettere incinta (gennaio 2000, 38,95 di share, livello mai raggiunto fino a quel momento). Barbara Palombelli difese la fuggiasca, accusata dal marito camionista di non lavare i calzini della famiglia: «Anche i miei figli hanno spesso i calzini che puzzano e la domenica mando mio marito a prendere il pranzo da McDonald’s». Seguirono i seguenti giudizi. Franco Ferrarotti, professore di Sociologia: «Una trasmissione squallida e moralmente ripugnante», Giorgio Bocca: «Televisione pessima che mira agli spettacoli più pruriginosi per divertire il pubblico, appagando il suo sadismo», Vincenzo Vita, sottosegretario alle Comunicazioni: «Sono indignato per quello che è accaduto a Porta a porta, dove la vicenda privata di due persone assurge a occasione di spettacolo e la tv si tramuta in una telecamera voyeuristica», Roberto Zaccaria, presidente della Rai: «Una grande pagina di tv utile e un esempio di professionalità», Agostino Saccà, direttore di Raiuno: «Era diventata una storia per guardoni, una vicenda boccaccesca, si era scatenata una sorta di voyeurismo nazionale. Vespa ha ristabilito la verità di un amore difficile e ha fatto emergere un’Italia che spesso la tv non fa vedere», Michele Serra: «Davanti alla tv sto sperimentando un nuovo disagio, l’imbarazzo per conto terzi. Non ho nulla contro il “privato” sullo schermo. Quello che trovo desolante è la gogna pubblica», Massimo D’Alema: «Saranno pure fatti loro, ci vorrebbe più rispetto. Vorrei spezzare una lancia in favore dell’altro sesso, se un uomo di 32 anni fosse scappato con una diciassettenne, nessuno avrebbe detto niente»; quella «in cui Vespa, sospinto da una compiacenza pronta a ogni crudeltà, accoppiò Berlusconi allo sventurato tifoso del Milan che s’era ripreso dal coma ascoltando la sua voce: il giovane non era in grado di dire una parola e fu messo lo stesso davanti ai microfoni, fu il Cavaliere a interrompere l’horror show» (Gualtiero Peirce) • «Nel suo campo Vespa è un gigante, tanto che un cinicone come Francesco Cossiga ha definito Porta a porta il terzo braccio del Parlamento. è sempre molto soddisfatto di sé, compiaciuto, curiale nei modi: quando si annoia mette una mano in tasca e suona il din don. In campo opposto (nella lotta) non c’è l’eguale di Vespa: per ragioni storiche, per una mentalità che è estranea alla nostra tv, perché la politica non lo consente» (Aldo Grasso) • «Dicono che i giornalisti Rai hanno l’abitudine di adulare chiunque, purché potente. “Lo dicono di Vespa, per esempio. Io non sono d’accordo. Semmai è un po’ monotono. Ma corretto. Non l’ho mai visto censurare. Censura di più Santoro”. Io parlavo di adulazione. “Un democristiano è così! è soft, è soave”» (Antonio Ghirelli a Sabelli Fioretti); • Per Claudio Martelli quando si parla della «libertà d’informazione televisiva, quello che conta è la qualità dell’informazione. Se c’è qualità, c’è libertà. Un giornalista bravo e professionale è un giornalista libero. Vespa? è perfettamente libero. Che sia sempre imparziale è un altro discorso. Decide lui quando essere parziale» • «Vespa ha un livello tosto, un salotto importante. Se vuoi sapere la linea di un politico devi guardare Vespa, non i giornali» (Rula Jebreal) • «Costanzo non mi piace. Litigammo nel 94 quando fece trovare a Berlusconi un pubblico di persone ostili. Vespa invece ha creato Porta a porta, un capolavoro. è stato più utile lui di Costanzo. Porta a porta è la cosa più utile che ci sia per il centro-destra» (Baget Bozzo) • «Vespa fa ridere. Sembra un maggiordomo. Anzi no, un capocameriere» (Dino Risi) • «Prima le tribune elettorali erano un avvenimento, ora da Vespa ti ritrovi i politici che ballano, danzano, si esibiscono. Ed io dovrei affidare il governo a persone come quelle?» (Pippo Baudo); • «Sono adulatori i Vespa, le La Rosa, i Marzullo? “Sono persone che vogliono vivere senza contrasti cercando di accontentare tutti, di non entrare in rotta di collisione con nessuno. Hanno l’animo democristiano”. Tu ce l’hai soprattutto con Vespa “Vespa rappresenta la sconfitta di Striscia. Alla prima conferenza stampa dichiarai: ‘Tenteremo l’impossibile, battere la comicità di Vespa’. Per adesso abbiamo perso. Noi siamo solo dei piccioni. Facciamo la cacca sopra i monumenti. Vespa l’abbiamo bombardato fin dall’inizio, ma del nostro guano ne ha fatto una maschera di bellezza”» (Antonio Ricci a Sabelli Fioretti) • «L’Italia sarà davvero cambiata quando non vedremo più in tv Vespa. O almeno, non ogni giorno. Mi sembra un’ipotesi lontana. Questo uomo per tutte le stagioni, questo mandarino di tutti i regimi, frutto della secolare selezione della specie italiana...» (Curzio Maltese) • «La vita mi ha insegnato che chiunque mi abbia fatto del male alla fine non ne ha tratto benefici. Mi riferisco a uno che poi è morto» • Grande dimestichezza in genere con i pontefici. Nel 2004 disse ad Alain Elkann: «Non vedo papa Wojtyla da un po’, ma spero di incontrarlo presto perché avendolo conosciuto nel 77, undici mesi prima che fosse eletto, gli dissi “Eminenza, non sarebbe ora di avere un Papa polacco?” e lui mi rispose “Forse è ancora un po’ presto”. Forse aveva ragione perché era indispensabile che arrivasse prima Giovanni Paolo I; lui per me resta il punto di riferimento più grande. Quando lo vedo mi emoziono sempre di più» • Vespa, che entrò in Rai essendo papa Paolo VI, fu incaricato di far la cronaca della sua morte (agosto 78). Era una mondovisione, con 56 paesi collegati. Da ultimo, nel 2005, grande presenza in tutti i programmi Rai dedicati alla morte di Wojtyla e all’elezione di Benedetto XVI, con numerose puntate di Porta a porta. Vespa aveva intervistato - e lungamente - sia Wojtyla che Ratzinger ben prima che fossero fatti papi e rimandò in onda i filmati • Nel 2005 apparve sul grande schermo di Porta a porta Delizia Cirolli. Vespa annunciò: «Abbiamo in linea la settantacinquesima miracolata ufficiale a Lourdes...». «Veramente sono la sessantacinquesima», corresse la signora. «Ah sì, la sessantacinquesima, è vero» • Vespa pubblica quasi ogni anno un libro di cronaca politica che svela fatti inediti dell’ultimo anno, con rivelazioni fatte in esclusiva a lui dagli stessi protagonisti. Da ultimo, alla fine del 2005, una Storia d’Italia da Mussolini a Berlusconi (Rai-Eri), per la quale dichiarò di aver avuto «dodici colloqui con Andreotti di due ore ciascuno, dalle otto alle dieci del mattino, in dodici settimane», di aver sentito «ottanta persone» e aver consultato «duecento libri» • «Il fatto che i miei libri abbiano successo dà fastidio ai miei colleghi. Scrivere va bene, ma vendere è insopportabile» • Ha «da sempre» l’abitudine di portare nel bagagliaio della macchina «un po’ di copie dell’ultimo libro pubblicato»: «Capita spesso di incontrare qualcuno che doveva riceverlo e per qualche ragione non l’ha ricevuto e me lo fa notare. Avendolo con me, però, risolvo subito il problema e rimetto le cose a posto immediatamente» • «Una visione “privatistica” rivissuta attraverso il familismo, l’aneddoto, il dettaglio insignificante; un modello di narrazione basato sul dialogo salottiero e sull’intervista “in poltrona”; un racconto che deliberatamente ignora ogni riferimento alle fonti archivistiche; la rinuncia a ogni obbligo di provare le proprie argomentazioni interpretative, se non ricorrendo alla testimonianza di Andreotti. E aggiungiamoci anche il puntuale riferimento ai capisaldi della vulgata revisionista. Da tutto questo scaturisce l’importanza del lavoro di Vespa. Siamo di fronte alla trasposizione in libro del modello prevalente della storia in tv» (Giovanni De Luna) • «è già una fonte e continuerà a esserlo, tanto più privilegiata in quanto dovremo aspettare dai 40 ai 70 anni per l’apertura degli archivi e la fine della tutela della privacy» (Vittorio Vidotto) • «Miracolo a Modena Nord: un camionista di Vicenza ha visto apparire, sullo schermino del Viacard, Vespa che pubblicizzava il suo nuovo libro» (Luca Bottura) • Aldo Fontanarosa scrisse su Repubblica (7 marzo 2006) che il contratto con la Rai per il biennio 2005-2007 impegnava Vespa a realizzare 100 puntate di Porta a porta per 1 milione 247.243 euro lordi l’anno. Gli interventi extra erano regolati da compensi a parte che il giornalista calcolò, per il periodo settembre 2004-agosto 2005, in altri 726 mila euro. Le partecipazioni a programmi che promuovevano i suoi libri erano gratuite. Vespa con una lettera non smentì, ma precisò che il suo compenso era inferiore del 15 per cento a quello di Gad Lerner e identico a quello di Enzo Biagi, che però faceva sei minuti in prima serata contro le sue due ore in seconda; che il suo contratto rinnovava sostanzialmente quello precedente, sottoscritto ai tempi del CdA di centrosinistra (presidenza Zaccaria); che i ricavi di Porta a porta erano cinque volte superiori ai suoi costi • Vespa ha la faccia piena di nei, cosa che ha fatto dire al professor Ruggero Caputo, presidente emerito dell’International society of dermatology: «Ritoccherei volentieri il viso di Vespa. I nei, se tolti bene, non tornano» • «Quanti nei hai? “Ogni volta che me li hanno contati è venuto fuori un numero diverso”. Venticinque? “Possiamo raggiungere un accordo su questa cifra”. E toglierli? “Ogni tanto qualche dermatologo ci prova. Ma io resisto fermamente”. Giura che non ne hai tolto neanche uno. “Ne ho tolti, ma in altre parti del corpo. In faccia recentemente me ne hanno puliti due o tre con il laser”. Quindi fai qualcosa? “Li fotografo. Una volta all’anno faccio la mappa della mia faccia”» (da un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti) • Nel 2005 Striscia la notizia ha sostenuto che è figlio di Mussolini, mostrando affiancate foto dei due che avrebbero dovuto avvalorarne la somiglianza. Il concepimento sarebbe avvenuto nel 43, quando Mussolini fu condotto prigioniero a Campo Imperatore. Dopo la rivelazione, l’inviato di Striscia andò a consegnare un Tapiro d’oro a Vespa. Seguirono parecchi giorni di scherzi giornalistici, a cui Vespa fece fronte con molto spirito (si vide anche Alessandra Mussolini andare da Chiambretti e dichiarare: «Sì, è mio zio») finché la cosa non montò al punto da cominciare a sembrar vera. Vespa dovette scrivere ai giornali: «Mia madre non ha mai lavorato nell’albergo in cui fu ospitato per qualche giorno Mussolini. La mia forte somiglianza con mio fratello Stefano lascerebbe inoltre supporre una reincarnazione del Duce nel 56. Mia madre e mio padre si sono sposati a L’Aquila il 24 luglio 43. Lascio all’intelligenza del lettore valutare la verosimiglianza di una deportazione di mia madre a Campo Imperatore con il velo nuziale ancora addosso. In ogni caso, mia madre non è mai andata a Campo Imperatore prima del 49» (dicembre 2005) • Sposato con Augusta Iannini, magistrato. Due figli. «Non credo di avere tolto molto ai miei due figli, che ormai sono grandi. Sia io che Augusta, anche se non ci è sempre facile, torniamo a casa ogni giorno per colazione, per poter parlare con loro e creare uno snodo affettivo durante la giornata» (da un’intervista di Alain Elkann). Passioni: la musica classica, il vino, i cavalli • «Ho questo cruccio: da ragazzo piacevo alle madri delle mie compagne di scuola, mai alle figlie» • «Neanche il Papa può venire da me il giovedì se il mercoledì è stato da Costanzo» • Tifa per la Juventus.