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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

VERZÉ

Luigi Illasi (Verona) 14 marzo 1920. Prete (prete-medico, prete-manager ecc.) • «Da solo, su una testarda idea giovanile, scavalcando con disinvoltura gli
ostacoli e considerando ogni aiuto un dono della Provvidenza, ha edificato quel
monumento alla buona sanità che è l’ospedale San Raffaele di Milano. Lo ha poi esportato dove ha potuto, gli ha
affiancato un imponente centro di ricerca e un’università in cui insegnano star della filosofia come Cacciari e Severino» (Stefania Rossini) • «Don Verzé ama volare, volare alto e veloce, sia quando pianifica la crescita della sua
creatura, il San Raffaele, multinazionale della sanità con ramificazioni in mezzo mondo, sia quando viaggia: “Uso un jet privato. Se avessi potuto scegliere, avrei fatto il pilota di
cacciabombardieri”. La vocazione, per fortuna, lo ha portato ad occuparsi d’altro, quando negli anni Cinquanta il suo maestro spirituale don Giovanni
Calabria spedì quel giovane e già intraprendente prete da Verona a Milano con una missione: “Come diceva il cardinale Ildefonso Schuster, l’idea era quella di creare un ospedale per ‘i borghesi’. Perché allora gli ospedali erano come caserme. I poveri a crepare in corsia, i ricchi
nelle case di cura, spesso in mano proprio alla Chiesa. Io avevo in mente di
offrire a tutti servizi di alta qualità e cure di elevato livello”» (Franco Vernice)
• Il successore di Schuster, il cardinal Montini, futuro Paolo VI, lo scacciò accusandolo di «voler fare i soldi» con quell’ospedale: «“O apostolo o demonio, o santo o delinquente. Non c’è una via di mezzo”. Don Luigi Verzé scrisse questa frase nel suo diario del 40, quando sentiva le voci già da tempo. Diari tenuti anno per anno e diventati la traccia della sua
autobiografia. I suoi contemporanei l’hanno preso in parola: don Verzé è stato molto amato e molto odiato. Alcune donne, i “sigilli”, hanno dedicato la loro vita alla sua opera, il San Raffaele di Milano, con il
più grande centro di ricerca italiano e la facoltà di filosofia, oltre agli ospedali in Brasile, Polonia, India, Algeria, Malta,
Cuba. Altri confratelli l’hanno ostacolato in ogni modo. Silvio Berlusconi lo vorrebbe beatificare in
vita, Francesco Saverio Borrelli gli ha arrestato i primari (e ha ricevuto la
seguente lettera: “Forse Lei non ha ancora provato ad essere gravemente ammalato…”)» (Aldo Cazzullo)
• «Per me scienza e fede sono sorelle gemelle. Stanno entrambe dalla stessa parte,
non una di fronte all’altra come pensano molti ecclesiastici. L’unico limite è la ricerca seria, quella che dà risultati veri e importanti. Secondo il mio parere, Dio non ha creato la morte.
Io sono un prete medico. Gesù disse: predicate il regno di Dio e guarite gli infermi. Predicare senza guarire
è dimezzare il mandato divino» • «Decisi di farmi prete a 12 anni, poi affinai il mio pensiero con la filosofia
metodica. Ma c’è anche un fattore genetico che mi viene da mio padre. Era un logico con una
netta idea del sì e del no. I contadini ricorrevano sempre a lui per dirimere le cause. Anche con
me fu netto quando mi diseredò perché andavo a farmi prete. A distanza di anni ho capito che sperava che prendessi in
mano il patrimonio di famiglia. Il giorno che me andai definitivamente da casa,
cercò anche di fermarmi gettando sul tavolo un portafoglio gonfio di soldi. “Ti do tutta l’eredità se resti”, mi disse. Mi sbarrava la porta con il corpo, ma io lo tirai da parte e,
citando il Vangelo, gli dissi che avrei avuto il centuplo in questa vita e poi
la vita eterna. Ho avuto una miseria, quella obbligatoria per legge. Del resto
mio padre pensava che stessi rinunciando all’insieme della vita: al patrimonio, ma anche alle ragazze. “Pensa che buggerata per te se l’inferno non c’è”, mi diceva. E io rispondevo: “Pensa che buggerata per te, se invece c’è”»
• «Io avevo avuto una buona educazione. Come san Luigi Gonzaga non guardavo mai in
faccia mia madre, anche perché lei non è che si prestasse molto. Mi ricordo quando mi ha dato l’unico bacio della sua vita: era il giorno della mia cresima» • «Il controllo dei sensi non è una cosa impossibile. Le ragazze mi guardavano perché ero piuttosto bello, ma io avevo fatto una scelta» • «Rosy Bindi che faceva il ministro. Ancora non posso credere che una donna possa
essere così cattiva, cattiva proprio dentro, nelle viscere. Mi disse: “Lo so bene che questo è l’ospedale più bello d’Europa, ma lei lo deve vendere”» • «Quello che io vorrei davvero, quando sarò di là, è raccogliere le lacrime dei troppi malati che piangono. Sto già promettendo a molti che mi occuperò di loro».