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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

VERONESI

Sandro Firenze 1 aprile 1959. Scrittore. Tra i suoi libri: Per dove parte questo treno allegro (88), Venite venite B-52 (95), La forza del passato (Premio Viareggio-Rèpaci 2000), Caos calmo (Strega 2006) • «Di Sandro Veronesi hanno detto di tutto. Che è uno scrittore di regime (leggi Veltroni). Che è antipatico. Che ha venature cielline (!!!). Che è un figlio di… (nel senso metaforico dell’espressione). Che fa lo scemo per non andar in guerra. Che è un bestsellerista. Che è di Prato. Ma si sono dimenticati di dire la cosa più vera e importante. Che Sandro Veronesi, architetto, è il più grande scrittore italiano della sua generazione e di quella successiva e di
quasi tutta quella precedente» (Antonio D’Orrico)
• «Identico nell’aspetto ai ragazzi della scuola Holden che frequentano le sue lezioni di tecnica
narrativa, a proprio agio in una quotidianità di computer, panini, T-shirt e sigarette sempre fumanti, un “no” tatuato sul polso destro a ricordare il giovanile dovere dell’intransigenza, somiglia a un prototipo, letterario ma anche realistico, di
figlio. Un figlio che molti genitori vorrebbero, intelligente, impegnato,
responsabile, che ha combattuto la pena di morte al fianco di Amnesty
International, un figlio adulto che provvede con affettuosa dedizione ai suoi
tre bambini ma che non ha abbandonato il ruolo di partenza, quello di figlio
appunto. Un’ipotesi suggerita soprattutto dai suoi libri nei quali la figura del padre fa da
pilastro ad ogni perlustrazione. Una presenza vistosa, costante, a cominciare
dal primo romanzo,
Per dove parte questo treno allegro» (Donata Righetti) • «Quando mi trasferii a Roma da Prato, dopo una laurea in architettura che avevo
deciso di non usare, Vincenzo Cerami molto generosamente mi ospitò a casa sua per un anno. La moglie, cugina di Pasolini, nella stanza in cui
dormivo aveva raccolto tutte le sue cose. Ho letto il Decamerone con le pagine commentate dalle annotazioni di Pasolini, ho scritto con la sua
Lettera 22, ho usato i suoi oggetti» • «Sono cresciuto con letture della tradizione anglosassone. In Shakespeare, ma
anche in Joyce, il tragico e il comico finiscono per essere la stessa cosa.
Quando si capisce che questo rapporto può divenire indissolubile si può rischiare senza fare del cabaret» • «Mi collocherei sotto un’etichetta di realismo magico. Utilizzo il realismo, a volte l’iperrealismo, ma per creare altro. Una specie di lettura dei tarocchi. Spesso
con anticipazioni. Ho consegnato La forza del passato nel 99 e pochi mesi dopo è scoppiato il caso Mitrokhin e ad alcuni italiani è stato detto che un loro parente era una spia russa» • Ha studiato a fondo Victor Hugo, che costituisce uno dei suoi modelli narrativi
• è tifoso della Juve, soprattutto di Alessandro Del Piero: «Del Piero è mio. è mio due volte, così indissolubilmente che sarà mio per sempre. è mio perché è il fuoriclasse della mia Juve, fin dall’esordio in serie A nel 93-94; ed è mio perché è il fuoriclasse della mia squadra di fantacalcio, il Deportivo Atletico El
Farolito, fin dalla sua prima stagione di vita, il 94-95. Se anche si
concretizzasse, un giorno, la terrificante prospettiva di un suo trasferimento
in un’altra squadra, rimarrebbe comunque mio, perché nel fantacalcio lo confermerò sempre. Sempre»
• è fratello di Giovanni.