Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
VERGINE
Lea (Buoncristiano) Napoli 1938. Critica d’arte • «È una bella donna, piena di fascino, spigolosa ma anche affettuosa. Parla come
scrive: ti porge le parole in modo che esista sempre una distanza, mentre il
suo eloquio elegante, forbito, persino manierato, pare voler cancellare con le
sue aderenze, le sue sinuosità, il medesimo intervallo. La vicinanza È senza dubbio intollerabile, tuttavia il desiderio di contatto, farsi capire e
capire l’altro, È per lei assoluto. Aristocratica, ma plebea; napoletana, prima di tutto. La sua
città d’origine È il luogo delle contraddizioni, e Lea Vergine lo incarna in un modo perfetto. Ha
iniziato il mestiere di critica d’arte giovanissima, a 19 anni, scrivendo per riviste e giornali napoletani, ma
non solo. A 23 aveva già organizzato una mostra di Lucio Fontana, per cui scrisse un testo a catalogo
che scatenò l’indignazione di Luigi Compagnone: il suo parlare di buchi, scrisse, rivela una
perversione sessuale. Lea reagì con un’azione legale. Fiera della propria bellezza e dell’intelligenza, orgogliosa di sé, non le deve essere stato facile attraversare mezzo secolo d’arte italiana, sempre ad alto livello, con interlocutori di primo ordine — Argan, Battisti — e mostre decisive — memorabile “L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940” nell’80, a Palazzo Reale a Milano. Ha scritto diversi libri, tra cui uno in cui ha
raccolto le interviste con personaggi diversi e curiosi, da Cioran a Rossana
Rossanda, da Gina Pane a Leonardo Sciascia. S’intitola
Gli ultimi eccentrici, ed È del 90» (La Stampa).