Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

VERDELLI

Carlo Milano 15 luglio 1957. Giornalista. Direttore della Gazzetta dello Sport (dal
febbraio 2006) • Proveniente da Epoca, arriva in Rcs nel 94. Prima direttore di Sette, poi (per
sette anni) vicedirettore del Corriere della Sera. Dal gennaio 2004 direttore
di Vanity Fair • «È noto per essere schivo e per avere un carattere ruvido. Di certo non sopporta i
capricci di redazione. Austero, serioso, si lascia andare quando suona la
chitarra, e si scatena allo stadio a tifare per l’Inter. Milanese, nato in via Espinasse, periferia nord della città, prende la maturità classica al liceo Beccaria, all’università, la Statale, dà 14 esami alla facoltà di Lettere e filosofia, indirizzo storico. La Carlo Erba dove il padre È operaio annuncia la cassa integrazione. E Verdelli inizia a lavorare. Inizia
nella nidiata di giovani che Giampiero Dell’Acqua assolda per le nuove pagine della cronaca milanese di Repubblica. Un anno
e nel 78 entra alla Mondadori, a Duepiù. Dopo cinque anni passa a Pm (Panorama Mese): ci resta tre anni, diventando
caposervizio con la direzione di Claudio Sabelli Fioretti. Nell’86 Alberto Statera lo vuole a Epoca: redattore, inviato, caporedattore centrale
e nel 91 diventa vice direttore, quando le redini del settimanale vengono prese
da Nini Briglia. A Epoca lavora a stretto contatto con fotoreporter come Lotti,
Mori, Leto, Del Grande, Bonatti, De Biasi, Calligani (che nella prefazione del
libro
Uno sguardo indiscreto definisce affettuosamente “quelle impareggiabili teste di cazzo”). E impara a usare le fotografie, a sceglierle, tagliarle, metterle in pagina.
Alla fine della primavera 94 Paolo Mieli lo vuole a dirigere Sette, che il
direttore del Corriere della Sera vuole trasformare in un maschile. Poco più di due anni (con, tra l’altro, lo scoop del nudo di Martina Colombari, allora fidanzata con Alberto
Tomba) e il 12 settembre 96 Mieli annuncia l’intenzione di nominarlo vice direttore del Corsera con delega alla supervisione
dei tre supplementi settimanali (Sette, Tv Sette, Io Donna)» (Prima Comunicazione)
• Ha compiuto un’impresa riuscita a ben pochi giornalisti: prendere in mano un settimanale che
stava chiudendo — Vanity Fair — e trasformarlo nel caso editoriale del momento, un femminile comprato anche dai
maschi, talmente intelligente e ben fatto da creargli qualche problema di
gelosia con la casa madre americana.