Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
VENTURA
Michele Sesto Fiorentino (Firenze) 23 dicembre 1943. Politico. Deputato. Dell’Ulivo (Ds) • «Comincia la carriera di funzionario nella sede di via Alamanni. A 27 anni viene
spedito come segretario a Trapani. Torna a Firenze e, dal 75 all’83, è segretario della federazione. Nei primi anni Ottanta, nuovo trasloco: Enrico
Berlinguer vuole ringiovanire il gruppo dirigente, Ventura è responsabile nazionale per gli enti locali. Le cadute. Quella quasi
irrimediabile capita nell’89. Ventura è vicesindaco. La giunta di Palazzo Vecchio ha quasi concluso una maxitrattativa
con la Fiat e la Fondiaria: liberazione di aree cittadine in cambio di nuovi
insediamenti nella piana di Sesto. In una città dove le cose si muovono lentissimamente, un’operazione urbanistica di enorme impatto. Troppo, si decide a Roma. Con una
telefonata di Achille Occhetto arriva uno stop brutale, che induce, per di più, il sospetto di scambi non troppo corretti con le imprese private. è una tempesta. Dimissioni e defenestrazioni a catena. Anche Ventura deve
lasciare la poltrona di vicesindaco. La ferita, comunque, è profonda. Non si è chiusa nel 92, al congresso della Bolognina che seppellisce il Pci. Michele
Ventura è contro la mozione di Achille Occhetto, con Tortorella. Dice: “L’innovazione era giusta. Ma non condividevo il modo, l’impianto che stava dietro”. Difficile, però, non scorgere anche il rancore per chi l’aveva fulminato con una telefonata. Deve ripartire dal basso. Sta a lungo con la
sinistra diessina. è assessore in Regione. Nel 99, con una tornata di elezioni suppletive, si riapre
la strada romana da deputato eletto nel Chianti» (Enrico Mannucci).