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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

VENDOLA

Nicola (Nichi) Bari 26 agosto 1958. Politico. Di Rifondazione comunista. Dal 2005
presidente della Regione Puglia. Eletto deputato nel 92, 94, 96, 2001 • Laureato in Lettere, giornalista professionista, redattore del settimanale
Rinascita, editorialista del quotidiano Liberazione. Da sempre dichiaramente
omosessuale, è tra i promotori della Lila, Lega italiana Lotta all’Aids, e dell’ArciGay. Cattolico, è vicino all’esperienza di Pax Christi. Nel 72 si iscrive alla Fgci ed è membro della segreteria nazionale dall’85 all’88. Nel 90 entra a far parte del Comitato centrale del Partito comunista
italiano. Dopo lo scioglimento del Pci è tra i fondatori del Partito della Rifondazione Comunista e diviene membro della
Direzione nazionale. Fino all’elezione in Puglia, il suo maggiore impegno si è svolto nella commissione Antimafia, della quale è stato anche vicepresidente (XIII legislatura)
• Improvvisa notorietà nel 2005. Il centrosinistra deve trovare un candidato da opporre in Puglia a
Raffaele Fitto e raggiunge faticosamente un accordo intorno a Francesco Boccia
della Margherita, economista e assessore a Bari. L’Udeur dissente, i diessini mugugnano. Si decide di rinforzare il candidato
consacrandolo con un turno di primarie. Rifondazione, che metterà in campo Bertinotti contro Prodi nelle primarie nazionali, manda il pugliese
Vendola a fare da sparring-partner di Boccia. Si vota il 16 gennaio 2005 in
cento città pugliesi, sembra una formalità e invece, contro ogni aspettativa, Vendola vince. Grandi lamenti perché è sicuro, come spiega il professor Giovanni Sartori sul Corriere della Sera, che
alle elezioni vere perderà, dato che alle primarie (così spiega il professor Sartori sul Corriere della Sera) vince sempre il candidato
più radicale, cioè quello che sta destra della destra o alla sinistra della sinistra, il quale
perde poi regolarmente quando si va alle urne sul serie e conta il voto
moderato. Vendola però smentisce anche i libri di politologia e alle Regionali del 3-4 aprile 2005
batte Fitto e diventa governatore
• Ha pubblicato tre libri di poesie Prima della battaglia (Milano, 83), Lamento in morte di Carlo Giuliani (Fratelli Frilli Editori, 2001) e Ultimo mare, premio Manduria, in giuria Marcello Veneziani. «Ma scrivo anche filastrocche per bambini e sarei un ottimo papà». Eloquio immaginifico, che lo rende totalmente diverso dagli altri politici.
Per esempio: «Io sono un delirio di emozioni», «Quanto gaio dolore nel proiettare il proprio amore sul mondo, ricevendone in
cambio il marchio di una anormalità che ti sbalza fuori dalle grammatiche del senso comune e persino fuori dai
codici della cosiddetta “natura”», «Questo primitivismo contiene un bisogno di appartenenza che, almeno dal punto di
vista sociologico, mi affascina» (sugli scontri tra i tifosi della Lazio e quelli del Livorno nell’aprile 2005), «La magistratura ha un’idea salvifica del suo ruolo, si prende per San Giorgio in lotta col drago», «Berlusconi è il simbolo di un brigantaggio di classe», ecc. Il pubblico e gli elettori hanno l’impressione di trovarsi di fronte a un uomo gentile. Dice ad esempio degli
avversari conosciuti durante l’esperienza nella commissione Antimafia: «In An sono amico di Gennaro Malgieri, colto e delizioso. Mi piace pure Anedda,
di cui apprezzo il garbo. Ho stima di Alfredo Biondi e Filippo Mancuso che, se
hanno posizioni per me intollerabili, le esprimono con argomentazioni da cui ho
sempre qualcosa da imparare. Apprezzo la cultura politica di Marco Follini,
senza subirne la fascinazione. Finge di credere che i suoi interlocutori siano
De Gasperi e Moro» (a Giancarlo Perna). Pansa invece ne rivela un tratto violento, ripubblicando
certi passagi di una rubrica (“Il dito nell’occhio”) uscita su Liberazione nel 99. Su Cossutta: «Un esempio di cinismo incarnato nella liturgia levantina del mentire», «l’ipocrisia eletta a scienza, a metodo, a progetto politico», «si dice la verità da solo, si mente da solo, si celebra da solo, si seppellisce da solo». Su D’Alema: «Grevemente atlantico. Cinicamente spoglio di dolore. Goffamente demagogico.
Spocchia da statista neofita. Disinvoltura da giocoliere. Un dire frigido e
maestoso, un D’Alema livido come i neon del metrò». Su Fassino: «blatera, come un’aringa, scempiaggini cingolate e mortali», ecc. Dopo l’elezione ha governatore ha però detto: «Oggi ho disimparato l’odio»
• Si definisce omosessuale e non gay. Outing a vent’anni con un articolo sul giornale In/contro (fondato da lui). Titolo: “Le farfalle non volano nel ghetto” • «Vendola, adolescente, parlò a “un congresso di partito contro il partito”. C’era Giorgio Amendola che ascoltava allibito e severo. Franco Giordano lo volle
conoscere. “Quel giorno stesso diventasti la mia bussola politica e la nostra amicizia
cominciò a tessere la sua tela bella e complicata”, ha scritto Vendola in una lettera indirizzata al compagno diventato
segretario. Parlò di “un pezzo di generazione che impastò l’acqua della vita con la farina della politica”. Rispolverò i santi pomeriggi “con la chitarra e i volantini”. Si trasferirono a Roma per militare nella Fgci guidata da Pietro Folena, e “io ricordo soprattutto che avevamo sempre fame, che ci pagavano poco e con
ritardo, che condividevamo quella casa all’estrema periferia capitolina dove ogni sera riuscivamo a fare una cena cucinando
i residui delle già magre cene precedenti”» (Mattia Feltri). Difficoltà col partito anche più tardi: a un dibattito sulla libertà sessuale, senti Marisa Cinciari Rodano mormorare: «Se uno di questi mettesse le mani su uno dei miei nipotini gli darei subito una
sberla» (Francesco Merlo)
• I genitori si chiamano Francesco e Tonia.