Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
VASSALLI
Sebastiano Genova 25 ottobre 1941. Scrittore. Tra i suoi libri: La notte della cometa (84), La chimera (Strega 90), Marco e Mattio (92) • «Nella prima pagina di Chimera sostenevo che il presente non si può più raccontare perché questo significa per un narratore di oggi sfidare i “media” sul loro stesso terreno. Il presente, in altri termini, si racconta da solo
attraverso i giornali e la televisione. Ecco perché ho cercato di capire il qui e ora, di testimoniarlo attraverso grandi storie
del passato. Adesso ho modificato questo mio giudizio. Il presente lo si può raccontare a una sola condizione: trattandolo cioè come se fosse defunto e facendogli l’autopsia. Ci si deve lavorare, insomma, come ho lavorato, a suo tempo, sulla
Roma di Augusto» (da un’intervista di Antonio Debenedetti)
• «Il compito dello scrittore sarebbe quello di riflettere su tempi lunghi, già ben sapendo che nessuno lo ascolterà, come accadde a Leopardi. Il fatto è che la filosofia del Settecento ha prodotto la grande narrativa dell’Ottocento, che è entrata in crisi nel secolo scorso e ora sta diventando afasia o ripetizione.
Ci manca il carburante, che sono le mitologie alternative. Certo, concentrarsi
su Berlusconi è una faccenda da condominio»
• «Gli ultimi scrittori importanti sono quelli che hanno vissuto lo straordinario
evento della guerra, che hanno avuto l’illusione di qualcosa di fondamentale di cui parlare. Il Calvino davvero
interessante è il primo, fino alla Giornata di uno scrutatore. La grande letteratura nasce dallo scontro violento tra bene e male che si era
materializzato in modo così corposo con la guerra: Levi, Fenoglio, Calvino... Dopo, come è arrivato tardi il miserello sviluppo industriale italiano è arrivato tardi anche chi ha pensato di raccontarlo e alla fine non è rimasto nulla che meriti di essere ricordato. Sciascia ha narrato la dimensione
sommersa della Sicilia, però all’epoca del processo Notarbartolo tutto ciò che poteva essere raccontato sulla mafia era già stato detto. Sciascia l’ha solo riportato a galla»
• «Il fatto è che siamo nati e vissuti in un’epoca sbagliata per la letteratura. L’avamposto della modernità sono ancora Joyce, Proust, Kafka, Musil, Gadda. Arbasino non ha tutti i torti.
Siamo ancora qui a rimpiangere quei grandi scrittori del secolo scorso, non
siamo riusciti a creare un’altra modernità. Forse è stata la realtà a impedircelo» (da un’intervista di Paolo Di Stefano) • «Sono circa dieci anni che ho deciso di rinunciare a concorrere ai premi. Da
allora l’editore stampa sempre la stessa dicitura, anche se si tratta di novelle» («Per volontà dell’autore questo romanzo non partecipa a premi letterari»); «Mi telefonano da una località della Toscana e mi offrono di andare a ritirare un premio. Accetto e propongo
di presentarmi con mia moglie. Ho già organizzato il viaggio quando mi richiamano: “Ci scusi, ma abbiamo cambiato idea. Il premio glielo diamo l’anno prossimo”. Ma come?, chiedo io. “Abbiamo parlato con Mario Luzi. Dice che quest’anno è meglio assegnare il riconoscimento a un poeta di 80 anni e passa”. Da allora ho detto basta» (da un’intervista di Mirella Serri).