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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

VALORI

Giancarlo Elia Meolo (Venezia) 27 gennaio 1940. Manager. Presidente della Torno • «Ha avuto incarichi nelle più grandi imprese di Stato, è sopravvissuto alla fine delle partecipazioni statali ed è stato candidato praticamente per tutte le poltrone pubbliche, e con tutti i
governi: Alitalia, Finmeccanica, Enel, Rai. Il suo nome è comparso anche nelle liste della P2, fascicolo 0283. Il solo con scritto
accanto: “Espulso”. La collocazione politica del personaggio è indecifrabile. Unico indizio, un tentativo di candidarsi con la Dc alle
amministrative. Ma era il 66. Suo padre Marco era compagno di scuola di
Amintore Fanfani e il fanfaniano Ettore Bernabei lo fece entrare nel 67 alla
Rai. Poi l’Italstat, la Sme, la Stet. Era presidente degli industriali di Roma. Il suo
segreto, nessuno lo conosce. Ma perfino oggi che la sua stella non brilla più come prima, e deve accontentarsi della presidenza di Confindustria Lazio,
Valori continua a essere al centro di una rete impressionante di relazioni con
politici, magistrati, imprenditori, finanzieri, potenti del mondo. Presidente
della Torno, è anche a capo di una società, Sviluppo del Mediterraneo, il cui principale azionista è nientemeno che Giuseppe Garofano, già grande capo della Montedison ed esponente di rilievo dell’Opus Dei. D’Alema lo conosce bene. Fu proprio il governo presieduto da questi a cedere il
controllo di Autostrade al gruppo Benetton, e la grande operazione fu gestita
da Valori, all’epoca presidente della società. Per il francese Bernheim, poi, Valori è più di un amico: un fratello. Come anche per il finanziere Vincent Bollorè. Legame solido, quello con la Francia, e radicato in una lunga serie di
onorificenze. Nel 92 François Mitterrand lo insignì della Legion d’onore per ricompensarlo di essersi adoperato per la liberazione di tre francesi
catturati in Iran. Valori fece intervenire Kim Il Sung, che già allora era suo grande amico, e gli ostaggi furono rilasciati. Ma era grande
amico, Valori, pure di Nicolae Ceausescu. E dei vertici del Partito comunista
cinese: ancora si ricorda la scena di quando, all’aeroporto di Pechino, arrivando per una visita ufficiale, i grandi capi dell’Iri lo guardarono allibiti infilarsi nella Zigulì presidenziale che era venuta a prendere lui, e lui soltanto. Da non dimenticare
nemmeno Juan Domingo Peron e sua moglie Isabelita, che spesso erano ospiti
nella casa romana di Valori, a Trastevere. Si dice che il giovanissimo
funzionario messo da Bernabei a curare le relazioni internazionali della Rai fu
addirittura uno degli artefici del ritorno di Peron al potere» (Sergio Rizzo).