Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

VALERI

Franca (Franca Norsa) Milano 31 luglio 1920. Attrice. Romana d’adozione, debutta alla radio, poi nel 51 in teatro con i Gobbi, Caprioli e
Bonucci, e nel cinema con Fellini; nel 54 in tv. Signorina Cesira alla radio,
Signorina Snob e Cecioni in tv, partecipa a Studio Uno, e a recenti fiction. Legata alla Scala, ideatrice di festival e concorsi
lirici, firma regie di melodrammi. È autrice di commedie come: Lina e il cavaliere, Meno storie, Tosca e le altre due, Le catacombe • «Ha scelto il nome d’arte di Valeri su suggerimento della sua amica Silvana Ottieri, che in quel
momento aveva per le mani un libro di Paul Valéry edito in Italia dallo zio Valentino Bompiani: “Mio padre, l’ingegner Norsa, era assai poco convinto della mia carriera d’attrice: così, mentre provavo per la compagnia di Ernesto Calindri, mi cambiai il cognome da
Norsa in Valeri. Il nome, invece, È sempre stato quello vero, contrariamente a quanto scrivono le enciclopedie
dello spettacolo, che mi attribuiscono quello di Alma”. Parla di sé e della sua vita con l’elegante, sulfureo distacco, con l’umorismo quietamente allucinato che da sempre la contraddistingue: “Non si sa perché ho voluto far l’attrice; in casa si È poi rintracciata una Fanny Norsa che nel Settecento calcava le scene. Io però non ne sapevo nulla, quando abbandonai Milano per venire a Roma e tentare l’ammissione all’Accademia. Fui bocciata, ma non lo dissi alla famiglia e presi a frequentare la
scuola di Pietro Sharof, che mi accettò: gli parevo simpatica”. Come negarlo?» (Patrizia Carrano)
• «Carissima, inarrivabile Signorina Snob. Ve la ricordate? Era un personaggio
radiofonico creato da Franca Valeri che, da poco strappata al cicaleccio dei
salotti milanesi, diffondeva dai microfoni quel saettante ritratto di “signorina” che vedeva il mondo a modo suo, e non lo concepiva al di fuori dei Cicci e
delle Ildefonse, della scappata a Cortina e della caccia alla volpe. La
Signorina Snob apparve allo scoccare degli anni 50, quando la Valeri era già il detonatore femminile di quel trio d’attori, i Gobbi, che avevano inventato il cabaret da camera. Suoi partner erano
Vittorio Caprioli (che sarebbe diventato suo marito) e Alberto Bonucci. Tre
moschettieri del paradosso e del nonsense che espugnavano fragorosamente i
teatri non solo italiani» (Osvaldo Guerrieri)
• «La tranquilla limpidezza dello stile, argutamente descrittivo di modi e tic non
solo individuali, deve, mi pare, alla scuola del Mondo e al magistero di due
giornaliste che certamente la Valeri ha conosciuto e amato, Irene Brin e
Camilla Cederna, e di cui oggi È valida continuatrice soltanto la Natalia Aspesi, l’ultima delle vere mohicane. Ma sarebbe difficile valutare cosa la Valeri ha
preso da loro e cosa loro hanno preso dai suoi ritratti teatrali, radiofonici e
cinematografici dei suoi anni di gioventù» (Goffredo Fofi)
• «Nel cinema l’attrice ha lavorato tantissimo, tanto che contando i titoli si oltrepassa la
cinquantina. Un panorama contrassegnato da una rigorosa professionalità e intessuto di autentiche gemme recitative, vere e proprie creazioni di figure
femminili dove il talento sconfina nell’analisi psicologica e in una tagliente critica di costume. In questo senso la
personalità più avvicinabile all’ex “Signorina Snob” resta la grande giornalista Camilla Cederna, che creò un vero e proprio genere letterario: quello del ritratto ironico includente
addirittura una valenza politica. Vien fatto di chiedersi perché Franca non abbia fatto più decisamente il passo verso l’autonomia creativa ovvero quell’autorialità cineteatrale che ha conseguito in pieno solo occasionalmente. Insomma perché non abbiamo un cinema firmato Valeri come abbiamo un cinema di Sordi, di
Benigni, di Verdone e di tanti venuti dopo? È stata lei a spendersi in troppe direzioni? O sono stati i produttori, incapaci
di capire fino in fondo le sue potenzialità, che non le hanno offerto le occasioni giuste» (Tullio Kezich)
• «Sono un’attrice. Posso inventare le cose più lontane dalla realtà e parlarne con il mio pubblico, posso vivere la sera su un palcoscenico e
sentirmi completamente al di fuori da quello che succede nel mondo reale. Le
pare che con questo dono potrei sentirmi infelice?» • Su Caprioli: «Sposati solo per un anno e mezzo, mi pare. Preceduti da una lunga convivenza. Il
suo talento era indiscutibile. Ma era anche un dissipatore di idee, le
distribuiva e poi si dimenticava di attribuirsene la paternità» • Tra i film, indimenticabile ne Il vedovo (Risi, 59, con Alberto Sordi) e in Totò a colori (Steno, 1952).