Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
VAIME Enrico Perugia 19 gennaio 1936. Autore • «Uno dei grandi autori italiani di teatro, televisione e radio
VAIME Enrico Perugia 19 gennaio 1936. Autore • «Uno dei grandi autori italiani di teatro, televisione e radio. Quello della coppia Terzoli e Vaime, tanto per capirci, quello che aveva fatto in televisione Fantastico, Canzonissima, Drive In, in teatro Scugnizzi, che faceva Black Out alla radio» (Claudio Sabelli Fioretti) • «Famiglia borghese. Papà direttore di banca. Università a Napoli. Con lentezza arboriana. Ogni tanto facevo un esame. Un giorno dissi a mio padre: “Quanto mi dai se faccio cinque esami?”. Lui disse: “300 mila lire”. Io feci tre esami veri e due falsi. Presi i soldi e andai con i miei amici al circolo polare artico in 600. In Norvegia. Un problema di patonza» • «Sono entrato in Rai con un concorso pubblico. Entrarono con me Liliana Cavani, Giuliana Berlinguer, Francesca Sanvitale, Carlo Fuscagni, Giovanni Mariotti, Leardo Castellani. A quel punto hanno capito che era rischioso e non ne hanno fatti più» • Lavori di cui è più orgoglioso: «La commedia Mi pento con tutto il cuore. Un atto di amore per la mia città, Perugia. Scugnizzi, con le belle musiche di Mattone, Fantastico 88. Black Out, il programma radiofonico. Canzonissima 68. Quella con Mina, Panelli e Walter Chiari. La scrissi con Marchesi e Terzoli. Bellissima. Aggiungerei anche il Festival di Sanremo del 99, con Fabio Fazio. Flop? Facemmo con Garinei e la Fiastri una commedia musicale per Pippo Baudo. Ci fu il rigetto della gente. Teatro vuoto. Un bagno di sangue» • «Con Bianciardi eravamo proprio amici. Facevamo grandi passeggiate a piedi a Milano. Lui in ciabatte e cappotto. Una volta in piazza Gramsci vedemmo un morto. Era un morto scenografico, con le braccia in posizione drammatica, da cinema. Bianciardi gli andò vicino, alzò la testa e disse a un signore che passava: “Forse respira ancora”. E quello: “Frega un casso a me”. E Bianciardi rivolto a me: “Hai capito che aria tira a Milano?”. Flaiano? L’uomo più intelligente che abbia mai incontrato. Il più spiritoso. Reagiva alla cupezza del suo carattere con lucidità ironica e cinica. Una volta, Ferragosto 64, dovevamo lavorare e ci mettemmo nel suo giardinetto con la macchina da scrivere. Come due imbecilli. Ad un certo punto una ventina di ragazzini si appoggiarono alla rete di recinzione. Bruttini, macilenti, senza scarpe. Ci guardavano e ci giudicavano. Pensavano: ma questi due disgraziati che stanno a fare? Chi sono? Sentivamo i loro cervelli che lavoravano alla ricerca di una risposta. Poi partì un urlo: “Ah froci!!!” Flaiano stette un attimo zitto e poi commentò: “Mi aspettavo di peggio”» • «Le critiche non contano niente. Le leggo solo perché stimo chi le scrive. Leggo Grasso, ma Grasso non incide sulla nostra vita professionale» • «Comunista? Dipende. Se me lo chiede Berlusconi rispondo di sì. Se me lo chiede Bertinotti rispondo: “Debbo pensarci”».