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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

TURANI

Giuseppe Voghera (Pavia) 29 aprile 1941. Giornalista. Economico. Della Repubblica • Studi alla Bocconi e all’Università di Pavia. Responsabile del settore economico dell’Espresso dal 70 al 76, nel 76 segue Scalfari a Repubblica. Prima firma economica
del giornale e, per un breve periodo, anche responsabile del servizio. Ha
diretto anche la redazione milanese del quotidiano. Dopo un biennio al Corriere
della Sera, è tornato nel quotidiano di Scalfari, dove dirige, tra l’altro, il settimanale Affari e finanza. Ogni domenica, pubblica un’analisi sulla situazione economica italiana o internazionale
• Editore e direttore del mensile Uomini & Business • Ha scritto con Scalfari Razza padrona (Feltrinelli 1974) il best seller in cui si racconta il capitalismo italiano
all’indomani della nazionalizzazione dell’energia elettrica. Altri libri: Montedison il grande saccheggio (Feltrinelli, 78), Il secondo pianeta (Mondadori, 82, tradotto tre lingue), Il secondo miracolo italiano (Sperling & Kupfer 1986), Il miracolo economico mondiale (Baldini e Castoldi, 1997) • «Se avesse tempo da perdere sarebbe da anni il superministro dell’Economia. E però, come si fa a chiedergli un sacrificio simile? Va bene che per il giornale di
Mauro scrive col mignolo sinistro, mentre col pollice telefona alle sue gole
profonde della Borsa e con la mano destra si fa da solo, dalla prima all’ultima pagina il suo mensile, Uomini e Business (che poi con l’occhio destro, e con quello sinistro pure, deve leggere, perché altrimenti non è che ce ne siano molti disposti a farlo). Ma questo sarebbe niente. Il vero
problema di Bepin sono le donne: purché siano di mondo, purché siano di fama, ama dividere con loro la sua scienza. A loro insegna la
pesantezza del denaro, da loro impara la leggerezza della memoria. Chi,
infatti, si è mai preoccupato di verificare se le sue profezie si siano mai avverate? Qualche
anno fa la sua fu una delle quattro penne accusate di essersi, come dire, un po’ sporcate: calunnie, contro le quali non seppe combattere il suo amico Scalfari,
che all’epoca decise di tenerlo per un po’ alla larga da Repubblica. Poi lo perdonò» (Pietrangelo Buttafuoco).