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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

TROVAJOLI

Armando Roma 2 settembre 1917. Compositore. Diploma in pianoforte al Conservatorio di
Santa Cecilia, apprezzato pianista jazz, due anni consecutivi al festival di
Sanremo, ha poi intrapreso una lunga collaborazione con Garinei e Giovannini, i
più importanti autori e impresari del teatro musicale del dopoguerra: Rugantino (62, con Roma non fa’ la stupida stasera, Ciumachella de Trastevere, È l’omo mio), quindi Ciao, Rudy (65, scritta per Marcello Mastroianni), Aggiungi un posto a tavola (74) ecc. Noto anche per le colonne sonore: il bajon di Anna (Lattuada, 51), Il vedovo, I mostri, Profumo di donna (Risi, 59, 63, 74), Una giornata particolare (Scola, 77) ecc. • «Io non so scrivere una canzone isolata; per me la canzone fa parte di un
contesto... insomma, di una commedia musicale» • «Quanto lo devo avere amato, il jazz! Mi ricordo ancora che ho sentito il primo
disco di Duke Ellington (per la cronaca era Sophisticated Ladies). Cosa succedeva? Cos’era successo? Si erano aperte le cataratte! E lì mi sono detto, immodestamente, ecco cosa voglio fare! E poi ho incominciato ad
ascoltare Teddy Wilson e Earl Fata Hines...» • «Il jazz, ci si nasce o no. Non si impara e non si insegna, È un linguaggio a parte. Tenendo presente che poi dietro la porta c’È sempre Johann Sebastian Bach. Il jazz È soprattutto libertà. Il fatto di partire sempre da un’improvvisazione ti dà una meravigliosa sensazione di onnipotenza e, ripeto, di libertà. Per me, che venivo da studi classici di violino, pianoforte, composizione, È stata la grande scoperta: la mia immaginazione si liberava e si sviluppava in
differenti sequenze»
• «Quando accettai di scrivere le musiche di Rugantino feci delle ricerche in biblioteca e negli archivi per confrontarmi con una
tradizione esistente e finii con lo scoprire che no, non c’era, un filone romano che fosse il corrispondente della canzone napoletana.
Unica eccezione, quella assai poco musicale degli stornelli. Forse perché Roma È stata per tanto tempo nello Stato pontificio e il popolo doveva cantare solo le
litanie sennò magari qualche papa gli faceva tagliare la testa!» (da un’intervista di Alvise Sapori)
• «Negli anni Cinquanta, quando le canzoni di Sanremo si ascoltavano alla radio,
per due edizioni ho diretto l’orchestra in tandem con Cinico Angelini. Oggi la gente pensa che quei festival
fossero delle simpatiche esibizioni canore. Macché, erano già delle battaglie all’ultima nota. Cinico arrangiava e dirigeva con la sua truppa capitanata da Nilla
Pizzi e Consolini, io rispondevo con Natalino Otto ed Ernesto Bonino» (Paolo Mosca).