Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
TRAVAGLIO
Marco Torino 13 ottobre 1964. Giornalista. Scrive su la Repubblica, L’Espresso, Micromega, l’Unità • «Si è ritagliato il ruolo di Grande Vendicatore, convinto com’è che la nostra vita si corrompa all’ombra del Regime. Ha preso di mira i potenti della Repubblica, si è coperto di querele, è diventato il nemico pubblico numero 1 del Tiranno e l’ultimo erede del Giustizialismo. Con lui, però, bisogna sempre misurare le parole perché è tignoso, ribatte colpo su colpo, non gira attorno alle cose, è sempre ben documentato. Un eroe per i “duri e puri”, un rompiballe per tutti gli altri. La sua ossessione è che questa sinistra faccia troppo poco per liberarsi dal giogo mediatico di
Berlusconi. Così i giornalisti o sono embedded o liberi, ma disoccupati. In tv, però, Travaglio lo si vede abbastanza: magari non sulle reti nazionali, però sempre tv è. E quando ci si espone ai media si finisce per diventare personaggi,
prigionieri del proprio ruolo» (Aldo Grasso)
• «Il secondino Travaglio» (Filippo Facci) • «Molti lo considerano un tremendo forcaiolo, un acritico giustizialista, un
demonizzatore degli avversari politici che vorrebbe vedere tutti in galera. Per
altri è un idolo, un coraggioso Robin Hood che combatte i ricchi e i potenti in difesa
della legalità e contro la corruzione. Da quando parlò, nella trasmissione di Daniele Luttazzi, dei sospetti di rapporti mafiosi che
si addensavano sul capo del leader di Forza Italia, è costantemente al centro di feroci polemiche. Ma i suoi libri vanno ugualmente
in testa alle classifiche da quando lui, per presentarli, ha praticamente
lasciato casa intraprendendo un giro d’Italia che non finisce mai» (Claudio Sabelli Fioretti)
• «Lo squadrista Travaglio» (Adriano Sofri) • «Io faccio il cronista giudiziario e racconto casi di corruzione. Non aderisco
maniacalmente a niente. Pubblico documenti che danno fastidio. Le indagini di
cui parlai a Satyricon non le ho fatte io. Esistevano e la tv non ne aveva mai parlato. La famosa
intervista al giudice Borsellino sui rapporti fra Berlusconi e Vittorio
Mangano, presunto stalliere e sicuro mafioso, l’avevano offerta al Tg1 che l’ha rifiutata. Ho cominciato a fare il giornalista in un piccolo giornale
torinese cattolico, Il nostro tempo. Lì ho conosciuto Giovanni Arpino che mi presentò a Indro Montanelli. Ho fatto l’abusivo al Giornale come vicecorrispondente da Torino dall’87 al 92»
• «Sono sempre stato un liberale conservatore. Quando c’erano elezioni cruciali seguivo il consiglio di Montanelli: mi tappavo il naso e
votavo Dc. Altrimenti Pli o Pri. Sempre anticomunista, finché c’erano i comunisti» • «Se chi mi attacca mi elogiasse mi preoccuperei» • «Trovo del tutto normale che un giornalista sia detestato dal potere».