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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

TOTTI Francesco Roma 27 settembre 1976. Calciatore. «Gioca ovunque, ma nessuno sa mai dove» (Spalletti) • Con la Nazionale ha vinto il campionato del mondo 2006: arrivato in Germania in precarie condizioni di forma per un grave infortunio subito a poche settimane dal torneo iridato (il 19 febbraio 2006, frattura del perone sinistro e interessamento dei legamenti della caviglia causa un tackle da dietro dell’empolese Richard Vanigli), ha contribuito al successo azzurro trasformando tra l’altro il rigore che a tempo scaduto ha deciso l’ottavo di finale contro l’Australia

TOTTI Francesco Roma 27 settembre 1976. Calciatore. «Gioca ovunque, ma nessuno sa mai dove» (Spalletti) • Con la Nazionale ha vinto il campionato del mondo 2006: arrivato in Germania in precarie condizioni di forma per un grave infortunio subito a poche settimane dal torneo iridato (il 19 febbraio 2006, frattura del perone sinistro e interessamento dei legamenti della caviglia causa un tackle da dietro dell’empolese Richard Vanigli), ha contribuito al successo azzurro trasformando tra l’altro il rigore che a tempo scaduto ha deciso l’ottavo di finale contro l’Australia. Con la Nazionale è stato anche vicecampione d’Europa (2000, in gol contro Belgio e Romania). Tutta la carriera con la Roma, ha vinto uno scudetto (2001). Quinto nella classifica del Pallone d’oro 2001, 14° nel 2000, 18° nel 2003, nomination anche nel 2002 e 2004. «Totti per me è il migliore di tutti» (Pelè nel 2006) • è nato cinque giorni dopo Ronaldo, due prima di Shevchenko (una delle settimane più produttive della storia del calcio): «Studiavo, poi sentivo gli amici e il rumore del pallone, così scendevo di corsa in cortile. A volte non mi facevano giocare e io risalivo in casa piangendo. E papà: “Ma che te piangi? Pensa a studia’, che è meglio. Mica vorrai fa’ er calciatore?”». Papà Enzo lavorava (da operaio) per una banca, mamma Fiorella ha sempre fatto la casalinga. Si conobbero sulla spiaggia di Fiumicino nell’estate 61, diciassette anni lui, dodici lei • Il talento non l’ha preso dal padre: «A piazza San Cosimato ero famoso perché toccava sempre a me pagare i gelati: giocavamo tra amici e chi perdeva doveva offrire. Ho reso felice mezza Trastevere...». Già col primogenito andò meglio: «Riccardo quando giocava era un piacione: pensava soltanto a fare i numeri, colpi di tacco, tunnel e cose del genere. Francesco, invece, fin da bambino entrava in campo e pensava soltanto a vincere» • Su mamma Fiorella: «L’hanno paragonata alla Magnani, è vero. Una figura forte, determinata. Io la Magnani la conosco solo per i film dell’epoca ma credo che il paragone calzi. Sì, più di una mamma, anche se la fanno passare per un carabiniere e non lo è, giuro» • La prima squadra di Totti fu la Fortitudo. Aveva sette anni e giocava dove gli pareva. Alla Smit Trastevere cominciò a fare sul serio. Mimmo Ferretti: «Con il passaggio alla Lodigiani, all’età di dieci anni, diventa di fatto un centrocampista d’attacco ma i suoi allenatori, Mastropietro e Neroni, non gli fanno mai indossare la maglia numero 10, “per non farlo sentire più importante degli altri”» • Dodicenne, Totti faceva già gola ai talent scout di tutt’Italia. Tanto che un giorno dell’88 un emissario del Milan si presentò a casa Totti con 150 milioni di lire in valigia per strapparlo alla Lodigiani. Mamma Fiorella prima rimase «di sasso», poi prese a chiedere a tutti, in lacrime, «che devo fare?», infine chiamò l’amico di famiglia Stefano Caira, dirigente in Federcalcio, che le disse: «Quelli che ti stanno offrendo sono spiccioli». Pochi mesi e Totti passò alla Roma • Ugo Trani: «Cominciò da libero. Pur non avendo un fisico, all’epoca, statuario, ma addirittura mingherlino, magro all’eccesso e quasi leggero, e nemmeno tanto alto, tecnica, forza e lancio gli hanno permesso subito di farsi notare. Impossibile, del resto, non accorgersi di cosa fosse capace. In quel periodo è come se avesse studiato, avendo davanti tutto il campo. Traiettorie e spazi, innanzitutto. Da sfruttare in futuro» • Ha esordito in serie A a sedici anni e mezzo, il 28 marzo 93, sostituendo Rizzitelli all’87’ di un Brescia-Roma 0-2 (in panchina Vujadin Boskov). Il primo gol è arrivato il 4 settembre 94, all’Olimpico contro il Foggia. Mazzone lo schierò titolare e lui, al 30’, sbloccò il risultato: «Era la prima gara del torneo. Mio zio mi promise una mountain bike, la desideravo e forse l’avrei potuta comprare senza aspettare la rete. Ma ho rincorso quel gol pensando alla bicicletta» • La Gazzetta dello Sport del 28 febbraio 94, commentando un Roma-Samp 0-1: «Il ragazzo si farà, perché ha piedi buoni e temperamento. Insistere, please» • Paolo Franchi: «A curarlo amorevolmente in prima squadra provvide dapprima Carlo Mazzone, che ne centellinò le apparizioni, onde non fosse dannato al triste destino di molti ragazzi prodigio. Una critica malevola speculava, all’epoca, su una sua certa qual tendenza all’ingrasso: ne nacque un soprannome assai sciocco, Il Pupone. Da siffatte e altre analoghe castronerie fu presumibilmente influenzato un ricciolone argentino, certo Carlos Bianchi, che un Sensi momentaneamente impazzito volle in panchina al posto del “Magara”. Il Bianchi, nel tentativo, fallito di un soffio, di portare la squadra in serie B si adoperò perché venisse ceduto, e la Sampdoria, chiotta chiotta, si fece sotto. Gli dei, che pure avevano accecato Sensi, inorridirono, Bianchi venne licenziato, Totti rimase a Roma. Di questo ritorno di passione le persone dabbene rendono imperituro onore a Zdenek Zeman. Alla scuola del boemo il ragazzo prodigio, divenne, a tutti gli effetti, un campione. A Fabio Capello, così, venne consegnata una stella» • Con Capello, Totti ha vinto il suo unico scudetto ma i due non si sono mai amati, come emerso dopo la fuga del tecnico alla Juventus. In particolare, il capitano della Roma non gradiva che il tecnico gli preferisse come esempio per i giovani il brasiliano Emerson. La volta che gli chiesero chi avrebbe voluto in panchina dopo Capello, Totti rispose «un pelato», e le cose per la Roma sono andate male (Prandelli, Völler, Del Neri, Conti) finché non l’hanno accontentato ingaggiando Luciano Spalletti • «Atipico. O, per certi versi, rivoluzionario. Perché uno con il suo fisico fino a qualche anno fa avrebbe potuto giocare solo a rugby. Centottanta centimetri di altezza per un peso forma di ottantadue chili: sono misure da pilone o da raffinato trequartista? Francesco Totti ha sconvolto la norma, perché madre natura gli ha regalato il meglio del proprio campionario. Così, il capitano — oltre ad avere due piedi magici — ha doti atletiche straordinarie. Forza esplosiva, resistenza e velocità: ecco le sue qualità che, abbinate alle doti tecniche, lo rendono calciatore unico» (Ferretti) • «Del Piero è la ciliegina, Totti la torta» (Roberto Beccantini) • «Se fai il centravanti sogni di giocare accanto a Totti. Con lui vicino, sarei sembrato rapido anche io» (Aldo Serena) • «Ha la mia rapidità e il tiro, ha l’invenzione e il passaggio di Rivera» (Sandro Mazzola) • «Dove lo metti, sa stare. La classe, che nel suo caso, per certi versi isolato, si somma alla generosità. Perché pochi, in giro per il pianeta, mettono faccia e prestazioni a disposizione di tecnico e squadra. Francesco non conosce l’egoismo, difetto di tanti calciatori, che per prima cosa pensano a se stessi» (Trani) • «Visitò Regina Coeli e disse che senza il calcio, magari anche lui sarebbe stato lì. Io pensai: e poi dicono che non è bravo di parola» (Adriano Sofri) • «Totti all’Olimpico si sente un leone, ma fuori casa...» (Mino Raiola, agente di Ibrahimovic e Nedved) • «è sempre per terra: non si può sfiorarlo che sembra gli sparino dalla tribuna» (Giovanni De Biasi) • «Chiunque abbia visto giocare Totti sa che diavolo di altalena emotiva è in grado di creare il Capitano in campo e tra i suoi fans: non è un cascatore, non finge quasi mai; ma la teatralità che ha nel cadere quando subisce fallo; certi suoi gesti tecnici interrotti sul nascere da un contatto o un calcetto da dietro; i suoi basta non gioco più; gli scontri con l’arbitro, l’aria da bambino indifeso, gli “aho!” urlati alla telecamera, è roba da uscire pazzi» (Alberto Piccinini) • Suo colpo più famoso: il “cucchiaio”. Maurizio Crosetti: «Diverso dal pallonetto che s’alza, s’abbassa e stop, il cucchiaio (più un colpo da biliardo) fa ruotare la palla in senso inverso alla parabola, con effetto a rientrare che disorienta il portiere». Aldo Grasso: «Ciò che più conta è lo sberleffo, non all’avversario ma alla razionalità». Il primo cucchiaio Totti lo fece in mondovisione, nel 2000. Aldo Cazzullo: «All’Europeo, semifinale con l’Olanda, al momento di tirare i rigori. “Mo’ je faccio er cucchiaio”, anticipò ai compagni. E quelli: ma va là! pensa a segnare! Fece il cucchiaio, fece anche vacillare Zoff poi finito da Berlusconi, ma segnò. Un gesto di immaturità. Oppure di maturità precoce e straordinaria. Qualcosa che ricorda le mosse bizzarre e geniali di un Celentano, che gli valsero la definizione di Bocca, “un cretino di talento”» • Ha detto: «Gioco nella Roma, so’ de Roma, che vojo de più». Però ha anche aggiunto che questa scelta gli costa qualche sofferenza: «Non potermi mai concedere un gelato in centro o un giro di acquisti in via Condotti. Ci ho provato una volta, si è bloccato il traffico». Cazzullo: «Nessun calciatore è stato tutt’uno con una squadra e una città come lui, nato in via Vetulonia quartiere di porta Metronia, pulcino nella Smit Trastevere, amico dei capitifosi, gente che si chiama Mortadella e Marione». Michel Platini: «Totti è un prestigiatore, a volte gli escono colpi che uno non si aspetta. Zidane è più continuo: ma Zizou non è nato a Roma». Beccantini: «Totti è la Gerusalemme che i crociati romani e romanisti vedono insidiata dai “mori” nordisti». Gigi Riva: «Resti dov’è e quando avrà la mia età ne scoprirà i vantaggi. Ascoltare i giocatori della Nazionale del 2020 confessare: “Ero piccolo e sognavo di diventare Totti”» • In passato è parso sul punto di andare al Milan o al Real Madrid, adesso sembra legato a vita alla Roma. Di certo, ha fatto sapere, non andrà mai alla Juve. Nella storia il suo «stai zitto, ne hai presi quattro, vai a casa» (accompagnato dal movimento di mano e dita) al bianconero Tudor durante un Roma-Juve 4-0 del 2004 • I laziali, ovviamente, non lo possono vedere (da quando dopo un gol nel derby esibì una t-shirt con la scritta «Vi ho purgato ancora» molti gli augurano ogni male). Striscione esposto dopo il grave infortunio del 2006: «Vanigli santo subito». Paolo Di Canio: «Incontrare Totti? No, non saprei cosa dirgli. Se mi mettessi a discutere con lui di medio oriente penserebbe che sto parlando di una zona del campo» • Totti ha firmato con la Roma un contratto fino al 2011: 5,7 milioni di euro netti a stagione (10,9 lordi), con annessa scrittura privata che gli consentirà ogni anno di giudicare il valore tecnico della squadra e andarsene se non lo riterrà all’altezza. Primi guadagni? «Sei milioni di lire, a 16 anni. Ma il primo assegno vero, consistente, fu di 190, per il premio Uefa del 95: era estate, stavo con la famiglia a Torvaianica, ci misi tre minuti a tornare a casa. Eravamo tutti contenti, una grande soddisfazione» • «Dire che cosa sia oggi Totti è una serie di ipotesi. Il marito di Ilary Blasi, forse. Ma anche l’atleta innervosito fino al collasso nervoso dalle scorrettezze avversarie e martoriato perciò da squalifiche monstre, e l’atleta immaturo che sputa al danese Poulsen durante i campionati europei in Portogallo, guadagnandosi fior di sms che ironizzano sull’“hijo de sputa”. Oppure il bravo ragazzo dotato di consapevolezza sociale che riceve i complimenti e l’amicizia di Walter Veltroni per le non pubblicizzate attività umanitarie svolte insieme. E magari anche il divetto provinciale che accetta di scendere dal piedistallo, o di uscire dal set, firmando quello stravenduto libro di barzellette che lo ha miracolato restituendolo alla stirpe degli individui pensanti, dopo la micidiale epopea popolare del gerundio (quando tutta l’Italia evoluta sghignazzava “’a vendo”: la Ferrari gialla, per chi ricorda la barzelletta)» (Edmondo Berselli) • La popolarità è esplosa con le barzellette, prima a malapena sopportate poi, grazie al suggerimento di Maurizio Costanzo, raccolte in un libro di enorme successo i cui proventi sono stati devoluti in beneficenza. La più famosa: la Federcalcio comunica che per essere convocati ai Mondiali bisogna superare un esame di cultura generale. Totti viene a sapere che gli chiederanno il gerundio dei verbi essere e avere. Il giorno dell’esame il commissario gli chiede: «Potrebbe farmi una frase che contiene essendo e avendo?». E lui: «Essendo che er presidente mà regalato na Ferrari gialla, e a me er giallo nun me piace, ’a vendo»; La maestra: «Sai quali sono i 5 sensi, Francesco?». «Béh, certo: c’è Franco, ’a moje de Franco, ’e fije...»; Totti fa un cruciverba. 35 orizzontale, sei romano, due lettere. «Sì» • Il 14 giugno 2004, a Guimaraes in Portogallo, gli azzurri giocavano contro la Danimarca la prima partita della fase finale dei campionati europei. Nei giorni della vigilia, l’allenatore Giovanni Trapattoni aveva caricato di responsabilità Totti dandogli del «calciatore più forte di tutti i tempi» ecc. La partita finì 0-0, Totti fu piuttosto deludente (Gianni Mura: «Io resto dell’idea che Rivera con 39 di febbre facesse più di quello che ha fatto Totti con la Danimarca»), diede la colpa alle scarpe nuove, promise di far meglio nel secondo match con la Svezia ma, immortalato dalle telecamere della tv danese mentre sputava al suo marcatore Poulsen, si beccò due giornate di squalifica (nonostante l’arrivo in loco del super avvocato Giulia Bongiorno). Avrebbe potuto rifarsi dai quarti di finale in poi, ma Del Piero & C. furono eliminati prima che potesse tornare in gioco (complice un 2-2 alquanto sospetto dei danesi con gli svedesi). Lo misero in croce (Massimo Gramellini: «Merita la pena più atroce: essere rapato a zero»). Gli rinfacciarono quel che gli avevano perdonato in passato (Maurizio Mosca: «Questo qui, in Corea ha condiviso tutte le sere il letto con la fidanzata»). Tra i pochi che non lo abbandonarono, la fidanzata Ilary («Avrei fatto lo stesso, sinceramente… Però, a differenza di Francesco, io l’avrei preso. Se proprio devi sputare, prendilo in faccia, no?») e Oriana Fallaci, che gli scrisse una lettera aperta pubblicata dalla Gazzetta: «Erano tre ore che quel danese la prendeva a gomitate, pedate, stincate. Pur non essendo una tifosa di calcio, guardavo ed ho visto tutto. Con sdegno. Unico dissenso: io avrei tirato un cazzotto nei denti e una ginocchiata non le dico dove. Stia bene, dunque, non si rimproveri ed abbia le più vive congratulazioni». Meno comprensivi gli sponsor cui, si dice, lo scandalo costò 35 milioni di euro (Eta Meta Research). Da allora, non si contano gli sfottò. Uno striscione dei tifosi della Juve: «Totti, ad uno sputo dal Pallone d’oro». Gene Gnocchi, commentando il suo ritorno agli allenamenti dopo il grave infortunio del 2006: «A 30 giorni dall’intervento Totti è tornato a camminare. Secondo il professor Pierpaolo Mariani, che l’ha operato, fra 20 giorni potrà correre, fra 30 calciare e fra 40 sputare». Per non parlare di tecnici e giornalisti stranieri. Marcello Lippi: «All’estero è considerato alla stregua di un delinquente»; Emanuela Audisio: «Con nemmeno tanto sottile razzismo viene definito dalla stampa anglosassone “serial offender”, uno che ricasca sempre nello stesso vizio. Espulso dall’incapace arbitro Moreno ai Mondiali del 2002 in Giappone, cacciato per lo sputo alla prima partita degli Europei in Portogallo nel 2004». Intatta, comunque, la popolarità nei Paesi Arabi: una troupe di Al Jazeera è andata a Villa Stuart per filmarlo col gambone ingessato: «è molto amato soprattutto in Algeria, Arabia Saudita, Marocco, Oman, Emirati Arabi». Giuliana Sgrena, sequestrata in Iraq: «Uno dei miei rapitori, tifoso della Roma, era rimasto colpito dal fatto che Totti fosse sceso in campo con una maglia con scritto “Liberate Giuliana”» • La popolarità di Totti tra i romanisti è così grande che i politici non resistono alla tentazione di sfruttarla. Il mago Forest: «Il sindaco Walter Veltroni ha annunciato che presto a Roma sorgeranno tre nuove chiese e in tutte e tre si potrà pregare per il perone di Totti». Filippo Ceccarelli: «A Veltroni si deve senz’altro riconoscere di aver compreso per primo il valore e gli orizzonti della “Tottilatria”, o venerazione di Totti, e di averla convertita a scopo benefico anche se — inevitabilmente — anche politico e promozionale» • Totti, si sa, è di sinistra. A precisa domanda, nel 98 rispose di aver votato «per D’Alema». Indimenticabile il manifesto elettorale preparato da Berlusconi per le politiche del 2001 con la scritta «Meno tasse per tutti» trasformato su Internet in «Meno tasse per Totti» • «La cosa più bella di Totti è la moglie» (Emilio Giannelli). Li presentò la sorella di lei, era gennaio, a marzo già vivevano insieme. Corteggiamento di lui via sms, lei raccontò alle amiche: «Per arrampicarmi sui suoi addominali ho preso lezioni di freeclimbing». A pochi giorni dal matrimonio, Gente scrisse che Totti aveva una storia con Flavia Vento. Ilary: «I giornali scrivono cose belle e brutte. O false. Come in questo caso. è stata una cosa pesante, delicata e di cattivo gusto. Mancava un mese al nostro matrimonio e io ero incinta di tre mesi e mezzo. Che possono fare ormai di più? Dire che mio figlio non è di Totti?». Le nozze hanno fatto epoca. Dalla Gazzetta del 19 giugno 2005: «Per l’evento due vie del centro di Roma chiuse al traffico e autobus deviati. Ma sono i numeri messi in campo da Skytg24 a impressionare: quattro ore di diretta (dalle 15), un inviato sul posto, ospiti in studio. Ricevimento (per 400 ospiti) nel castello di Torcrescenza. Quattro menu, uno speciale per i bambini. La cosa più bella di questo matrimonio: i soldi (30 mila euro) versati da Sky (e dagli altri tg che compreranno le immagini) andranno tutti in beneficenza. Al soccorso dei cani, all’Unicef, alla Fondazione Nelson Mandela». La lista di nozze fu pubblicata sul sito delle Gioiellerie Brusco: 240 proposte a disposizione, pezzo meno caro una lattiera “Flowers” (22 euro), più costoso un candeliere in argento con delfini (6.800 euro). Altri prodotti: il set pizza (85 euro), la forbice in argento per tagliare l’uva (98), il servizio da lasagna in argento con cucchiaio e paletta (270). Che adesso usa lei, perché Totti «non è capace di cucinare», anche se apparecchia, sparecchia, lava i piatti • Ha detto: «Io e Ilary avremo cinque figli. Spero che il primo sia un maschietto. Poi non mi importa di avere quattro femmine, ma il capofamiglia deve essere il maschio». Accontentato, Ilary voleva chiamare il primogenito Giordano, Totti si è opposto perché gli avrebbe fatto venire in mente Bruno Giordano, idolo laziale tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta. Alla fine hanno deciso per Cristian • «Consiglio ai dirigenti della Roma di tesserare subito il figlio. Il calcio italiano non può vivere senza un Totti» (Carlo Mazzone).