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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

TOSTI Luigi Cingoli (Macerata) 3 agosto 1948. Giudice • «Disposto a tutto pur di continuare quella che ritiene una battaglia irrinunciabile: far bandire il crocifisso dalle aule dei tribunali della Repubblica italiana» (Marisa Fumagalli) • Nel 2006 la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura lo ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio in seguito alla condanna a sette mesi di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per un anno inflittagli dal Tribunale dell’Aquila nel novembre 2005 • «A 17 anni, Luigi Tosti si affranca dal cattolicesimo in virtù della scoperta che “nulla si crea e nulla si distrugge”

TOSTI Luigi Cingoli (Macerata) 3 agosto 1948. Giudice • «Disposto a tutto pur di continuare quella che ritiene una battaglia irrinunciabile: far bandire il crocifisso dalle aule dei tribunali della Repubblica italiana» (Marisa Fumagalli) • Nel 2006 la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura lo ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio in seguito alla condanna a sette mesi di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per un anno inflittagli dal Tribunale dell’Aquila nel novembre 2005 • «A 17 anni, Luigi Tosti si affranca dal cattolicesimo in virtù della scoperta che “nulla si crea e nulla si distrugge”. Newton, Galileo, passioni che oggi vengono declinate nella lettura di Focus e Quark, “amo tutto quello che è scienza e razionalità, amo la legge della natura, detesto quella degli uomini”. La detesterà pure, ma è grazie ad essa che campa. Lasciò la carriera da avvocato per un posto allo sportello del Credito Bancario di Ancona, si decise quasi controvoglia a tentare il concorso in magistratura. Gli andò male. Lo vinse. Comincia tutto in una mattina sonnolenta e calda dell’ottobre 2002. Aula del tribunale di Camerino, uno dei più piccoli uffici giudiziari d’Italia. In programma ci sono 40 cause civili, e toccano tutte a lui, al giudice Tosti. Con aria annoiata, un avvocato alza gli occhi sopra lo scranno e fa una battuta sul crocifisso, “piuttosto vistoso”, dice, appeso alla parete. Il giudice Tosti si infiamma come un cerino. Ordina ai commessi di rimuovere, subito. Butta il crocifisso su un carrello carico di faldoni. Il presidente del Tribunale lo farà riappendere a udienza finita, ma Tosti ormai è partito, e non si fermerà più. Chiede nuovamente la rimozione, questa volta definitiva e per via giudiziaria. Le sue richieste vengono regolarmente cassate. Lui annuncia par condicio religiosa mediante l’esposizione in aula di due menorah, i candelabri ebraici a sette braccia. Poi decide di astenersi da ogni udienza fino a che il “simbolo di una delle tante religioni” rimane al suo posto. Il Guardasigilli avvia una indagine nei suoi confronti, la magistratura ordinaria procede» (Marco Imarisio).