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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

TORRETTA

Simona Roma 12 maggio 1975. Volontaria a suo tempo dell’associazione Un ponte per…, rapita a Baghdad il 7 settembre 2004 da un commando iracheno, insieme con l’altra volontaria Simona Pari: alle tre del pomeriggio un commando di
professionisti si è presentato alla sede dell’Associazione (al centro della città a dieci minuti dall’Hotel Palestine), hanno radunato il personale presente e hanno portato via su
tre fuoristrada le due Simone e due iracheni. La Torretta aveva duramente
lavorato per ricostruire la biblioteca di Baghdad. Entrambe s’erano dichiarate contrarie all’intervento americano e avevano senza problemi adottato il velo. Il sequestro
(detto “delle due Simone”) provocò un compattamento tra la maggioranza berlusconiana e l’opposizione di sinistra teso a ottenere la liberazione delle due. Violante arrivò a dire: «Nessun governo può accettare di fare scelte politiche sotto il ricatto terroristico», intendendo che, finché fosse durato il sequestro, la sinistra avrebbe smesso di chiedere il ritiro
delle truppe italiane dall’Iraq. A Roma si svolse anche un corteo unitario di 80 mila persone che portavano
una candela accesa (una piccola manifestazione a Baghdad di 35 ulema proclamò in contemporanea che i sequestratori erano fuori dall’islam)
• Liberate verso le sette di sera di martedì 28 settembre, certamente dopo il pagamento di un riscatto (il governo ha sempre
smentito). «Poche ore dopo le due Simone sono arrivate a Roma, sorridenti e bene in salute,
vestite di una disdasha che le copriva fino ai sandali e attese da centinaia di
giornalisti. Il merito della liberazione va soprattutto — a quanto è dato capire — alla prudente tessitura diplomatica di Gianni Letta e all’esperienza del presidente della Croce rossa, Maurizio Scelli. Le due Simone, però, nelle dichiarazioni del primo giorno hanno ringraziato della loro liberazione
il popolo musulmano e lodato i rapitori, meritevoli di aver spiegato loro i
princìpi del Corano e di non aver fatto mancare il sapone. Non una parola su governo e
Croce rossa né sugli ostaggi sgozzati e neanche su quelli ancora nelle mani del terrorismo
iracheno (tra questi i due reporter francesi e l’inglese che al Zarqawi ha fatto vedere chiuso in gabbia). Sdegno di tutta la
stampa filogovernativa e imbarazzata correzione, il giorno dopo, delle due
ragazze: ringraziamo il governo, ringraziamo la Croce rossa, ringraziamo l’opposizione, ecc. Le due hanno detto di voler tornare in Iraq, di condannare il
terrorismo ma non la resistenza irachena, e che gli americani si devono
ritirare. Formidabile, per loro, il risultato mediatico: sono finite anche
sulla copertina di Time con la scritta “European Heroes”» (Giorgio Dell’Arti).