Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

TORRE Roberta Milano 21 settembre 1962. Regista. Film: Tano da morire (97), Sud side story (2000), Angela (2002) • «È una delle pochissime persone che — all’inizio dei Novanta — ha lasciato la Milano da bere per immergersi nella Palermo della cosiddetta primavera di rinnovamento, quella guidata dal sindaco Leoluca Orlando, “una persona che conosce davvero la sua gente e la sua città, un uomo di un’energia eccezionale

TORRE Roberta Milano 21 settembre 1962. Regista. Film: Tano da morire (97), Sud side story (2000), Angela (2002) • «È una delle pochissime persone che — all’inizio dei Novanta — ha lasciato la Milano da bere per immergersi nella Palermo della cosiddetta primavera di rinnovamento, quella guidata dal sindaco Leoluca Orlando, “una persona che conosce davvero la sua gente e la sua città, un uomo di un’energia eccezionale. Quando arrivai, nel 90, incontrai lui e la fotografa Letizia Battaglia, anche lei una persona straordinaria: guidavano un gruppo di entusiasti”. Il nonno di Roberta, Pierluigi Torre, ingegnere all’Aermacchi, ha inventato la Lambretta, “anche mio padre È ingegnere, siamo una famiglia liberale della buona borghesia”. Studi al liceo Parini, “dove quasi tutti erano alternativi, ma avevano la filippina a casa che rifaceva loro il letto” e poi Filosofia alla Statale, “andavo alle manifestazioni, votavo a sinistra, ma mi sentivo lontana dalla politica, preferivo spettacoli, musica e teatro”. Roberta studia drammaturgia all’Accademia di Arte drammatica Paolo Grassi e frequenta le scuole di cinema di Milano e di Bassano del Grappa guidate dal gruppo di Ermanno Olmi. È con Olmi che si appassiona alle storie delle persone che vivono ai margini della città. Il suo primo documentario, Tempo da buttare, lo gira al dormitorio di via Ortles, “dove i rifiuti umani e i rifiuti degli umani convivono: persone e oggetti senza tempo”. Quando arriva a Palermo, nel 90, cerca anche lì “storie estreme: il mio viaggio all’indietro nel tempo, dal nord al sud, mi porta a incontrare le ultime donne segregate in casa. Adolescenti e anziane, raccontavano davanti alla macchina da presa le loro vite nascoste: ho montato le loro interviste-monologhi in Angelesse, un documentario che ho prodotto e distribuito”» (Barbara Palombelli) • Tano da morire, la sua opera più importante, È una commedia musicale sulla mafia, che mise sotto choc Palermo: «Volevo ridere della mafia, demitizzarla, utilizzare la sceneggiata, il ballo, l’Opera dei pupi, per far lavorare tutti personaggi veri, presi dalla strada. Volevo anche far un po’ riflettere sui valori fondamentali del prodotto mafia, l’unico che riusciamo a esportare in tutto il mondo: basata sulla famiglia, È sempre più forte di qualunque Stato. Basta vedere l’uso del pentitismo, un’arma infallibile da girare contro chi te la dà, ovvero lo Stato. Il cinema e la letteratura non possono prescindere dalla mafia: la voglia di Sicilia, che È anche un po’ la voglia di sfogliare il nostro album di famiglia, insieme amato e maledetto, È ovunque. Nei libri di Camilleri, nel romanzo di Pietrangelo Buttafuoco che È in testa alle classifiche, negli sceneggiati banali che però raggiungono vertici di ascolto altissimi […] Quando il film ha cominciato ad avere successo e a vincere premi, ho dovuto cambiare casa, venivano a chiedermi di lavorare, c’era la folla tutti i giorni sotto al portone» • Adesso vive vicino a Roma, in una villa sul lago di Bracciano.