Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
TORNABUONI
Lietta Pisa 24 marzo 1931. Giornalista. Critico cinematografico ed editorialista della
Stampa. Critico cinematografico dell’Espresso • Appartiene all’antica e nobile famiglia toscana dei Tornabuoni (una Giovanna Tornabuoni fu
nonna di Lorenzo de’ Medici). Padre Giuseppe, medico. Madre, Gianna Veroni, traduttrice dall’inglese e dal francese. Due fratelli: il pittore Lorenzo (17 luglio 1934-24
settembre 2004), e Paola, fotografa • Ha lasciato il liceo a 17 anni, senza mai più finirlo, per sposare il giornalista dell’Unità Ennio Polito. Il Pci — a cui fu iscritta fino al 1956 (non fa parte però di quelli che l’hanno lasciato per i fatti d’Ungheria) la impiegò prima al Centro del libro popolare di Michele Rago (un organismo che studiava
le biblioteche di cui dotare le cellule del partito) e poi la fece entrare a
Noi Donne, il settimanale delle donne comuniste, a far la segretaria al
direttore Maria Antonietta Macciocchi. Qui scoprirono presto le sue doti di
intelligenza e scrittura e la misero presto a far la giornalista. Primo
servizio: un articolo sui lavoratori Fiat in viaggio da Torino a Roma per uno
sciopero. Breve esperienza a Il Lavoro, periodico della Cgil diretto da Gianni
Toti. La Tornabuoni dice che quello fu «l’unico posto dove l’essere donna non è stato né un vantaggio né uno svantaggio». Però, dovendosi tagliare due posti per ragioni economiche, furono licenziati lei, l’unica donna, e Libero Bizzarri, l’unico socialista
• Campò quindi collaborando ai femminili della Rizzoli, Novella e Annabella, per i
quali scriveva articoli di costume e spettacoli. Prese a scrivere sull’Espresso per una combinazione fortunata: il suo fisioterapista era lo stesso del
presidente della Repubblica Segni e grazie a questo ebbe notizie di prima mano
sull’ictus che aveva colpito il capo dello Stato (17 agosto 1964): portò queste notizie al direttore dell’Espresso, Livio Zanetti, e quando questi le chiese di riferirle a un suo
redattore, rispose: «Non potrei invece provare a scriverle io stessa?». Accontentata, fu subito presa come collaboratrice
• Giorgio Fattori le offrì un’assunzione in pianta stabile e la Tornabuoni, a cui Scalfari aveva spiegato: «Noi non siamo in grado di assumere», passò all’Europeo a fare l’inviata. Tra i servizi che lei stessa ricorda come “tra i più divertenti”, il matrimonio tra Jackie Kennedy e Onassis (20 ottobre 1968) • Nel 70 Ronchey la chiama alla Stampa, nel 75 passa al Corriere della Sera che
lascia nel 78 quando il direttore Franco Di Bella le spiega che «queste frasi su Pinochet qui non le puoi scrivere, non hai capito che è Pinochet che ci paga lo stipendio?». La Tornabuoni torna di corsa alla Stampa, dove scrive tuttora di cinema, la
sua grande passione («ci vado come minimo tre volte alla settimana») e di costume (tiene da trent’anni una rubrica settimanale)
• Il matrimonio è finito dopo sei anni, è stata tutta la vita accanto a Oreste Del Buono, conosciuto a Positano durante
una vacanza (lui stava in quel momento con una sua collega). Non ha figli • Ha vinto il Saint-Vincent 2005, il Premio Campione d’Italia, il Premiolino, il Premio Ischia e numerosissimi altri • Fieramente antiberlusconiana • Tra i numerosi libri segnaliamo Un regista a Cinecittà, scritto con Fellini (Rizzoli) • Si è riconosciuta nell’imprecazione che Stephen Frears fa pronunciare alla regina Elisabetta (The Queen, 2006) contro questa società «tutta glamour e lacrime».