Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
TONNA Fausto Collecchio (Parma) 19 dicembre 1951. Ragioniere. Ex direttore finanziario della Parmalat, travolto dal crac di fine 2003 (a Milano ha patteggiato una pena di 2 anni e sei mesi) • «Entra subito nella Parmalat e diventa uomo di fidiucia di Calisto Tanzi, fino a diventare l’architetto della finanza del gruppo
TONNA Fausto Collecchio (Parma) 19 dicembre 1951. Ragioniere. Ex direttore finanziario della Parmalat, travolto dal crac di fine 2003 (a Milano ha patteggiato una pena di 2 anni e sei mesi) • «Entra subito nella Parmalat e diventa uomo di fidiucia di Calisto Tanzi, fino a diventare l’architetto della finanza del gruppo. In pochi anni il suo ruolo cresce in maniera proporzionale alla crescita del gruppo emiliano. Gli aggettivi per definire l’uomo si sono sprecati: introverso, arrogante, brusco. “Ma aveva anche una certa competenza”, dice di lui un banchiere che lo conosce bene. Fedele all’azienda come pochi, il cavalier Tanzi lo ricambia dandogli responsabilità operative sempre più importanti fino a che diventa direttore finanziario della Parmalat. Arriva ai piani alti della sede di via Grassi in coincidenza con la quotazione in Borsa della Parmalat, nell’86. Passano gli anni e di lui gli azionisti ricordano solo la supponenza con cui rispondeva alle loro richieste. Agisce nell’ombra, però. È lui che mantiene i rapporti con le grandi banche d’affari e con quelle commerciali. Parla un discreto inglese — dice chi lo conosce — e questo lo aiuta molto anche nella costruzione delle società nei paradisi fiscali. È lui che insieme a diverse banche studia la montagna di bond che ha seppellito il gruppo alimentare» (Il Sole-24 Ore) • «La versione di Tonna — forse l’unico a Collecchio ad avere un’idea reale dell’estensione e delle dimensioni dei problemi del gruppo — ha chiarito un po’ meglio (perlomeno dal suo punto di vista) ruoli e responsabilità del crac. Per se stesso il vulcanico “ragioniere” ha ritagliato una parte da esecutore. “Gli illeciti da me compiuti — ha detto — sono stati solo a vantaggio del gruppo e dei Tanzi”, al fine cioÈ di far quadrare i conti Parmalat o di distrarre fondi (“in tutto circa un miliardo”) verso la famiglia. La fabbrica dei falsi aveva un meccanismo rodato: “Ogni anno si partiva dai dati reali di bilancio, quasi tutti in perdita — ha spiegato Tonna —. Poi Calisto Tanzi stabiliva quali erano i risultati da comunicare e noi studiavamo gli aggiustamenti da fare. Alla fine li si sottoponeva al presidente per l’approvazione”» (Ettore Livini).