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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

TONI Luca Pavullo nel Frignano (Modena) 26 maggio 1977. Calciatore. Con la Nazionale ha vinto il Campionato del mondo 2006 (due gol nel quarto di finale contro l’Ucraina finito 3 a 0)

TONI Luca Pavullo nel Frignano (Modena) 26 maggio 1977. Calciatore. Con la Nazionale ha vinto il Campionato del mondo 2006 (due gol nel quarto di finale contro l’Ucraina finito 3 a 0). Nel 2005-2006 ha vinto con la maglia della Fiorentina la classifica cannonieri del campionato di serie A • «“Troppo alto”, “Troppo lento”, “Troppo poco preciso sotto porta”. I giudizi affrettati, buttati lì quando Luca Toni aveva vent’anni, hanno rischiato di togliere alla Nazionale il centravanti più prolifico degli ultimi cinquant’anni. Nei giorni di Fiorenzuola, stagione 1997-1998, tra panchina e maglia da titolare Toni gioca 26 gare, segna 2 gol, discute con l’allenatore Cavasin, è a un passo dal dire basta e trasformare il calcio in un gioco tra amici sotto casa. A vent’anni si cambia idea cento volte al minuto. L’ultima dice di continuare, con più allegria, senza pensare troppo alla professione, guardando più al piacere di giocare» (Gianluca Moresco) • «Ha incominciato nel Modena, in C1, e dopo due anni è salito di categoria con l’Empoli. Dopo le stagioni con Fiorenzuola e Lodigiani, l’inarrestabile scalata: Treviso, Vicenza, Brescia e Palermo (50 gol in 80 partite). Ha esordito in Nazionale il 18 agosto 2004 in Islanda-Italia 2-0. Fino a 23 anni era un emerito sconosciuto nel calcio che conta. Quindici reti nel Treviso, in serie B, convincono il Vicenza a prenderlo nell’estate 2000. L’esordio in A arriva nel tempio di San Siro, contro il Milan. In quell’anno Toni segna 9 reti e convince un santone come sir Alex Ferguson a presentarsi in tribuna per vedere se il ragazzo è “da Manchester”. La cosa non si fa, Toni deve accontentarsi di un’altra squadra, il Brescia, e di un altro santone, sir Carlo Mazzone. Il tecnico punzecchia e stimola continuamente il ragazzone di Modena per tirarne fuori il meglio. Luca sbuffa, a volte addirittura piange, ma nella stagione 2001-02 ricambia con 13 reti in 28 gare. L’anno successivo è un calvario, ma forse proprio allora Toni diventa un campione. Si stira il legamento collaterale del ginocchio sinistro in precampionato, accelera i tempi per rientrare e puntuale arriva una ricaduta. Due reti appena, ma il Palermo decide di puntare su di lui: ben sei milioni di euro per far dimenticare Pippo Maniero, autore di 13 reti, e tornare in A dopo lustri. Toni diventa l’eroe della promozione segnando trenta reti in 45 gare» (La Gazzetta dello Sport) • «Se uno dal mio paese chiede indicazioni per l’autostrada ti rispondono: “Scendi giù di lì, quando ti trovi alla Ferrari vai a destra”. Maranello è dietro l’angolo, passavo lì davanti quando andavo a scuola, come tutti i ragazzi del mio paese sono cresciuto col mito della “Rossa”, col rumore dei piloti che facevano i test, con il tifo per Alboreto» • «Frequentava l’Istituto per ragionieri a Pavullo nel Frignano e al termine delle lezioni prendeva la corriera che lo portava a Modena. A metà strada, a Stella di Serramazzoni dove il giocatore abitava, i genitori gli cambiavano la borsa. Prendevano quella con i libri e gli davano quella con le scarpe da calcio e due panini. Luca mangiava sul bus, faceva allenamento con la Primavera del Modena e la sera tornava a casa distrutto. Tutto questo per due anni di fila. Ha iniziato a giocare già a dieci anni. Con gli amici andava a piedi al campo di Serra. Poi fece un provino al Modena. Lo presero subito, ma non avevano squadre per ragazzini così piccoli e lo mandarono al Maranello. Giocava con la gente più grande ed era sempre così alto come adesso. Tanto che gli avversari andavano al comune di Pavullo per controllare se non barasse sull’età. E invece lo spilungone non barava. Anzi lavorava da matto per diventare qualcuno. Il lavoro duro che gli ha insegnato papà Giancarlo che a sedici anni faceva già il casaro e per venti anni ha fatto il parmigiano reggiano con le mani nell’acqua e nel latte sino a quando non ha dovuto smettere per l’artrite. Il lavoro di mamma Mara che ha cresciuto lui e il fratello Andrea a forza di tigelle alla cacciatora. Che insieme al marito ha costruito da sola la casa di via Casa Bartolacelli a Stella dove Luca è cresciuto» (Massimo Norrito) • Fama di simulatore. Serse Cosmi: «Gli arbitri devono studiare di più Toni, si facciano dare le cassette per capire come gioca. Si agita e si muove in modo tale che spesso gli arbitri girano i falli a suo favore quando è lui a commetterli» • «Un giandone in paradiso. A Modena, quando Luca Toni cominciò a giocare a pallone da tesserato, lo apostrofavano così quegli “esperti” che bighellonano attorno a tutti i campetti di provincia. Giandone, laggiù, si dice di un tizio alto, svagato, dinoccolato. Non Forrest Gump, ma poco ci manca» (Roberto Perrone) • «Ha avuto la fortuna di nascere in un paese dal bel nome, Stella. Ha nome e cognome corti: Luca Toni, che anagrammato dà Lunatico, e anche Lui conta, e ancora Culto in A (altri anagrammi non conviene pubblicarli). La brevità lo salva dallo stesso brodo di Ale, Sheva, Ibra, Bati, Gila, Pupi, Becca, Totò, Bobo. Ma Gazzetta.it e Play Radio hanno deciso che deve avere un soprannome. Dalla Gazzetta, titolo: “Che cosa ne dite di Padron Toni?”. Preferirei non dire nulla, ma se proprio insistete dico che fa schifo. Non ci avevano pensato nemmeno a Palermo, va be’ che Acitrezza non è dietro l’angolo. Se però qualcuno mi spiega pazientemente cosa c’entra un vecchio pescatore siciliano, padron ’Ntoni, con un centravanti della Fiorentina, sono disposto a cambiare voto. Le proposte pervenute occupano un ventaglio molto ampio, si va da Colibrì a Cinghiale, da Gazzella a Giraffone, da Otorinolaringoiatra a Revolver. In uno spirito di sana collaborazione, segnalo che Airone se l’è già preso Caracciolo. E poi bisognerebbe tener conto del fisico del ruolo, prima di accostare. Hamrin è stato l’Uccellino perché era bassino e leggero nelle movenze, nessuno ha mai pensato di chiamarlo Gorilla o Tapiro o Mitraglia. Toni ha la fortuna di avere un cognome che vale un diminutivo, però i giochi mi attirano e faccio una proposta: Tonic» (Gianni Mura) • Da anni fidanzato con Marta Cecchetto.