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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

TOGNAZZI

Ricky Milano 1 maggio 1955. Attore. Regista. David di Donatello 85 come miglior non protagonista (Qualcosa di biondo, Ponzi), 91 e 93 come regista (Ultrà, La scorta). Figlio di Ugo (e della ballerina Pat O’Hara) • «Era sulla cresta dell’onda con Ultrà, La scorta e Vite strozzate, tutti film di cronaca e di forte impatto sociale. Poi più niente del genere...» (Paolo D’Agostini) • «È stato un momento, quello dei miei film ma anche di Marco Risi sulla realtà, in cui siamo stati anche molto criticati perché ci occupavamo di cronaca, di cose che erano compito della televisione e dei
giornali, e invece secondo me È stato importante per il nostro cinema. E poi siamo stati scalzati dai cloni
televisivi: Distretto di polizia per esempio, fatto benissimo. Se n’È appropriata pienamente la televisione. Infine È diventato ancora più difficile riuscire ad essere contemporanei: la realtà È ancora più indecifrabile e fangosa di allora. E poi, certo, il ricorrere per quanto mi
riguarda al romanzo È stato anche un rifugio. Una bella storia già esistente: sei un passo avanti, hai delle fondamenta. Anche se poi te la devi
riconquistare pagina per pagina. Ma vorrei tanto riconquistare la realtà, la contemporaneità e anche la cronaca»
• «Capita perfino che mi chiamino Ugo. Comunque la cosa più preziosa che ho, abbiamo ereditato È l’affetto e la simpatia di nostro padre. Vorrei riuscire a fare mio un principio
che enunciava mio padre, grande sperimentatore: il diritto alla cazzata» • Sul padre: «Un po’ assente, ma di salvataggio. C’era quando ce n’era bisogno. Esercitava l’autorità di padre. Un aspetto poco conosciuto del suo carattere era un senso della
morale molto alto. E della giustizia, malgrado la vita disordinata, le tante
donne e le tante famiglie. Lui m’introdusse da bambino nel cinema, per esempio ne I mostri volle girare l’episodio dell’educazione sentimentale a tutti i costi insieme a me. Nella maturità invece cominciò a scoraggiarci sulla professione, tentava di proporre alternative. Ma l’educazione in realtà È stata delegata alle nostre madri che sono state anche padri. Mi ha trasmesso la
passione di fare cinema. Tornava a casa e raccontava la sua giornata di lavoro,
ci parlava della scena che doveva girare il giorno dopo. Così portava se stesso nel cinema e il cinema in famiglia; È difficile tracciare un confine tra Ugo attore e Ugo uomo. Diceva che amava
cucinare perché lo aiutava moltissimo a passare il tempo da quando non recitava più in teatro. Se la sua pasta e fagioli veniva contestata, per esempio, dai suoi
amici, come Monicelli piuttosto che Paolo Villaggio, lui se ne andava subito a
dormire offeso come un bambino e metteva il muso per una settimana. Lui era
vitale, divertente. Io sono un ascoltatore timido e malinconico. Lui era sempre
a caccia di donne, io sono monogamo. Forse Gianmarco, mio fratello, gli
assomiglia di più. Anche lui ama essere una primadonna, È molto buffo e divertente, come Ugo. Difatti lui gli dava grandi scappellotti.
Forse noi ci siamo ritrovati nelle diversità. Ho fatto tanti film con lui sia come attore che come aiuto regista. Alla fine
c’era un forte rapporto di amicizia, di fratellanza, più che di padre e figlio» (da un’intervista di Alain Elkann)
• È sposato con Simona Izzo.