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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

TERZO Natale Palermo 1945. Pedofilo. Nel 2006 ha chiesto di essere sottoposto a castrazione chimica • «“So che ho fatto del male e che qualche genitore se potesse mi ammazzerebbe

TERZO Natale Palermo 1945. Pedofilo. Nel 2006 ha chiesto di essere sottoposto a castrazione chimica • «“So che ho fatto del male e che qualche genitore se potesse mi ammazzerebbe. Lo capisco. Eppure so che se uscissi di galera la prima cosa che farei è mettermi di nuovo alla ricerca di ragazzini. Mai costringendoli con la forza però, questo non l’ho mai fatto”. Certo, l’uso della forza fisica non è indifferente, ma cambia poco, perché a un pedofilo, dice Natale, la forza serve fino a un certo punto, o non serve per nulla. Un bambino te lo porti dietro anche con le caramelle o suonando il piffero magico. Oppure regalandogli biglietti per la giostra, come Natale Terzo aveva fatto con il ragazzino di cui abusò nel 71, quando aveva 26 anni. “Fu la mia prima volta, poi ho sempre avuto rapporti con le donne, mi sono sposato... Ma nel 92 ci sono ricascato e da allora non mi sono più fermato”. Sa bene, Natale, che ogni sua parola sull’argomento rischia di essere strumentalizzata. Ma da quando Rita Rizzi e Alessandro Verona, la psicologa e l’avvocato che lo assistono, sono riusciti a ottenere la sua fiducia, Natale Terzo non ha più cercato rifugio nel silenzio e oggi dice che non vuol morire se prima non affronta questo problema che gli ha cambiato la vita. Un problema che in realtà è la sua storia inconfessabile. Quella nota, di violentatore. Ma anche quella ignota, di violentato. “A Palermo, in una casa diroccata dietro la Cattedrale. Ciccio l’edicolante mi aveva regalato pochi spiccioli e io lo seguii. Abusò di me per più di un’ora. Ho pianto, ho gridato, ma non c’era nessuno. Mi trovarono il mattino dopo. Mio padre mi picchiò, finii in un istituto”. E non è stata quella l’unica casa di “rieducazione” per Natale. Fino a 18 anni, fu un continuo entrare e uscire da posti del genere, dove l’abuso sessuale era la regola, anche a Bologna e a Parma, in questo identiche a Caltanissetta. Si ritrova pedofilo anche in sogno, sempre gli stessi sogni, che lo perseguitano riproponendogli il medesimo, terribile oggetto di desiderio. “Non posso continuare così. Se esiste la possibilità di intervenire, di fare una cura, perché chi mi condanna, e prima di tutti lo Stato, non fa qualcosa per me e per tutti quelli come me? Siamo tanti, purtroppo. E il carcere, per quelli come noi, serve ancora meno che per tutti gli altri. Non cerco la pietà di nessuno. Ma non sono un mostro. Sono un pedofilo”» (Carlo Vulpio).