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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

TEOCOLI

Teo Taranto 25 febbraio 1945. Attore. Comico. Ballerino. «Sia chiaro: i libri che vede in giro sono di mia moglie e delle mie tre figlie.
Io non solo non leggo, non scrivo neanche. Mai» • Ha in realtà pubblicato due libri: Vai, vai, vai Teo (Marco Posani, 2000) e Che libidine, è pieno! Il mio calcio rossonero (Rizzoli, 2003). Soprattutto in quest’ultimo racconta «la mia passione per il calcio, il tifo per il Milan, il rito dello stadio la
domenica con i miei compagni, l’amicizia con Pierino Prati, Beppe Viola, la stima per l’avvocato Prisco. E poi la bella vita degli anni Sessanta e Settanta: cominciavo
a fare le serate, ero un bel ragazzo ed ero entrato nel giro giusto. A Gstaad,
come racconto nel libro, a casa di amici mi capitò di cenare con Grace Kelly e il principe Ranieri di Monaco. Non sapevo che li
avrei incontrati e avevo un dolcevita marroncino... Quando arrivò Grace Kelly fu un disastro: invece che il baciamano con inchino, mi venne una
specie di capriola. Lei abbozzò un sorriso. La gente era tanto disponibile. Anche se frequentavo il bel mondo,
per anni ho continuato ad abitare nelle case popolari a Milano, e andavo allo
stadio con i miei amici di sempre. Però ci si divertiva. Ricordo un anno a Saint-Tropez: Brigitte Bardot era fidanzata
con il mio amico, il famoso playboy Gigi Rizzi, mentre io broccolavo con la
segretaria dell’attrice. Una sera restammo soli a casa, io e B.B., giocammo a dadi. Non ebbi il
coraggio di fare niente e a un certo punto lei mi disse: “Ma sei un po’ sfigato” e si chiuse così»
• Ha cominciato nel clan di Celentano (di cui poi è diventato un imitatore sublime, al punto che Celentano lo ha fatto venire a Rockpolitik a fargli da doppio e dialogare con lui), poi come tutti i comici milanesi s’è fatto le ossa al Derby, con Cochi e Renato, Jannacci, Massimo Boldi, ecc. • «Ho sempre fatto il pagliaccio, mai stato in ufficio, in fabbrica. Sempre in
scena. A 15 anni ho cominciato a girovagare in cerca di lavoro. La musica, gli
anni del Derby e poi la tv. Cinema poco, essendo uno che non impara ero un
pericolo: “Teo, tutte le volte che ritardi so’ milioni, lo vuoi finì sto film?”. Ecco, non avevo i tempi» • Ballerino nella versione italiana di Hair negli anni Settanta. Esordio tv con Boldi su Antenna 3 (Non lo sapessi, ma lo so, 82), poi Drive in, Una rotonda sul mare, soprattutto Emilio dove nasce Peo Pericoli. Nel 91 partecipa al Gioco dei Nove, fa Teo Bauscia ne I vicini di casa, la sit-com di Gino e Michele (due interisti che gli hanno scritto la
prefazione di Vai, vai…), conduce Striscia la notizia nel 91-92, poi fa Scherzi a parte e infine sbarca a Mai dire gol dove i suoi nuovi personaggi (il tifoso del Napoli e autore del romanzo Frittura globale totale Felice Caccamo, quello del Torino Gianduia Vettorello, e il vecchio milanista
Peo Pericoli) ne consacrano la popolarità • Ha un carattere difficile, litiga con la Gialappa’s e nel 95 lascia il programma. Dal 98 è ospite fisso di Quelli che… il calcio con Fabio Fazio. Qui sviluppa il versante imitazioni, di cui aveva già dato qualche saggio con la Gialappa’s (Ray Charles, Indurain). Nascono la sua versione di Galliani, di Maldini, dell’avvocato Prisco: «Rifaceva Maldini da una postazione, per Quelli che... il calcio, e dallo studio il conduttore Fabio Fazio continuava a chiamarlo in causa. “Ma io non avevo abbastanza materiale per continuare, e mentre non ero in onda
pregavo Fazio di lasciarmi perdere. Non sapendo più che fare, a un ennesimo collegamento presi in mano un fiasco di vino che era lì e lo agitai... Non lo avessi mai fatto! Maldini, che è astemio, si offese e mi chiamò per dirmene di tutti i colori...” (Masolino D’Amico)
• Nel 99 ha condotto Sanremo notte con Orietta Berti (che aveva corteggiato nel 72: «Quando l’ha saputo suo marito Osvaldo si è un po’ risentito. Dopo che gli ho spiegato che non c’era stato niente, neppure un bacio, si è rilassato») e ha affiancato Fabio Fazio nel Festival del 2000 (quello dei cinquant’anni). Ha poi progressivamente diradato le sue apparizioni in tv ed è tornato a fare il teatro. C’entra anche il cattivo carattere, dato che dopo due puntate di una nuova
edizione di
Paperissima ha piantato lì tutto: «è vero, non ero in sintonia con il programma e me ne sono andato. Mi hanno “licenziato” e chiesto molti soldi. Come del resto era accaduto anni fa con la Gialappa’s: una litigata che mi costò un miliardo e mezzo di lire e anni lontano dal video. Ma io sono fatto così, non mi adatto: pago dei prezzi alti, nessuno mi ha mai fatto sconti. Qualche
volta bisogna avere le palle. D’altra parte sono passionale e terrone»
• «Milano non è mica Roma. Non c’è niente, gh’è nient. Se stai a piazza Navona, qualunque cosa fai, ti diverti comunque. Ma
prendiamo Zelig: è laggiù, sulla Martesana mica in via Spiga. è in mezzo alle zanzare. Se ti affacci al balconcino dello Zelig, ti trovi di
fronte un palazzo di dodici piani. Lì, o ti inventi tu da ridere oppure che fai? Il cabaret milanese è nato per questo, perché a Milano non c’è niente»
• «Io imito le voci ma il trucco c’è sempre stato. Quando ho incominciato, con il cabaret al Derby, ero diverso
dagli altri, facevo fatica a far ridere, non avevo il physique du rôle come ad esempio un Beruschi. Non avevo una faccia da pirla da esibire,
arrivavo sul palco e pensavano “ma che ci fa qui questo playboy”. A risolvere è stato proprio il trucco» • «Una domenica pomeriggio del 99, dovendo rifare Cuccia, Teo Teocoli si appostò nei pressi di Mediobanca e cercò di imitare la camminata curva, l’occhiata furtiva del riservatissimo finanziere. Come aveva fatto con Cesare
Maldini o con il sindaco Albertini o con Peppino Prisco. Ma questa era una
sfida impossibile perché il grande pubblico non conosceva Cuccia e non poteva apprezzare Teocoli nell’immane sforzo di parodiare un fantasma» (Aldo Grasso). Inoltre Cuccia era piccolo di statura, mentre Teocoli è alto
• Aldo Grasso nella sua Enciclopedia della Televisione: «Teocoli ha qualcosa in più degli altri comici: l’istinto, la propensione naturale, il temperamento. Appena interviene lui, il
divertimento è assicurato e il programma che lo ospita decolla, cambia faccia, è altra cosa. è spesso più bravo, più dotato, più interessante dei personaggi cui regala la propria caricatura».