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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

TAORMINA

Carlo Roma 16 dicembre 1940. Avvocato. È stato il difensore, tra gli altri, di Bettino Craxi e Antonio Gava. Negli
ultimi tempi il suo cliente più famoso È Annamaria Franzoni • Eletto deputato per Forza Italia nel 2001, sottosegretario agli Interni del
governo Berlusconi II. Si dimise il 4 dicembre di quello stesso anno: «Ha resistito sei mesi, finché non disse che i magistrati milanesi che stavano processando Previti e
Berlusconi meritavano di essere arrestati. Apriti cielo, e per togliere d’imbarazzo il governo Berlusconi, Taormina scrisse una lettera di dimissioni in
cui ribadiva che aveva ragione lui e torto gli accusatori. Il giorno dopo, al
Senato, la maggioranza di centrodestra approvò un ordine del giorno in cui si sostenevano più o meno le stesse teorie del sottosegretario costretto a lasciare il suo
incarico, e contemporaneamente gli avvocati di Berlusconi e Previti scrivevano
le richieste di trasferire i processi da Milano accusando i giudici delle
stesse, presunte nefandezze denunciate da Taormina. A ben vedere la sua “colpa” È quella di dire ciò che gli altri “falchi” del centrodestra, in particolare dentro Forza Italia, pensano e dicono
sottovoce o nell’anonimato, senza il clamore dell’enfasi che gli attribuisce Taormina mettendoci la propria faccia» (Giovanni Bianconi)
• «Per descriversi politicamente dice di essere “un po’ anarchico”. Insofferente allo spirito di gruppo. Recalcitrante alle regole di partito.
Riottoso a obbedire perfino alle raccomandazioni più ovvie, come quella di rinunciare, almeno al Viminale, alla difesa di imputati
di mafia in guerra contro lo Stato. Così cocciuto nelle sue convinzioni che quando i magistrati milanesi gli chiesero di
proporre a Bettino Craxi di rientrare in Italia con il tacito impegno che “probabilmente non sarebbe stato arrestato”, si prese la responsabilità di non dirlo neppure all’esule ad Hammamet perché “io rifiuto qualsiasi accordo”. Erano mesi che diceva di no a chi gli chiedeva di mettersi da parte per il
bene del governo. No, no, no. E se qualcuno degli amici insisteva troppo, era
capace di partire in un’arringa delle sue. Torrenziali, come la volta che al processo Pecorelli, dove
difendeva Claudio Vitalone, parlò per quattro ore e mezzo “a un ritmo così incalzante che le stenotipiste dovettero dichiarare forfait e rassegnarsi al
videoregistratore”. Spietate, come quando bombardò un pentito di mafia con un milione di domande su dove era nascosto e cosa
faceva la moglie e come vivevano i figli finché quello non urlò: “Avvocato, lei mi fa ammazzare la famiglia”. Al che lui aveva risposto secco: “Ma che m’importa a me della sua famiglia!”» (Gian Antonio Stella)
• Nel 2006 non È stato ricandidato: «Un Parlamento senza Taormina È come Roma antica senza il Colosseo, come Londra senza Jekyll, come Notre Dame
senza Quasimodo. L’avvocato maudit, idolo del noir, principe dell’attacco efferato, genio del colpo basso, innervava, con la sua presenza
minacciosa e immaginifica, una scena politica altrimenti bolsa e tediosa. Oh, d’accordo, ci resta sempre la saga di Cogne. Ma il repertorio, su quel
palcoscenico, È oramai quasi esaurito anche per un genio come lui: gli manca solo accusare del
delitto i nanetti da giardino, il resto È già stato tutto tentato. Come faremo senza vederlo a capo di qualche nuova
Commissione parlamentare (quella contro le donne bigame, per esempio, o quella
sui brogli dei Nomadi a Sanremo), come vivremo senza quei meravigliosi dispacci
Ansa nei quali accusava le “centrali comuniste” di trame così strabilianti che ovunque, in Italia, si formavano nuovi covi rossi al motto di “toh, che idea, non ci avevo pensato!”? Uno così, con quegli occhiali, poi, quelle cravatte, uno così non andrebbe mai allontanato dal cast» (Michele Serra)
• «Io sono stato iscritto al Pci prima del 68, quando i comunisti erano persone
serie. Quelli di adesso, invece... Non sono nemmeno comunisti».