Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
STARNONE
Domenico Saviano (Napoli) 15 febbraio 1943. Scrittore. Nel 2001 ha vinto lo Strega con Via Gemito (Feltrinelli) • Ha esordito con Ex cattedra (idem, 87). Nell’89 ha pubblicato Il salto con le aste (sempre Feltrinelli), nel 94 Denti (idem), portato sullo schermo da Gabriele Salvatores • «Prendo molti appunti (aneddoti, gesti, frasi sentite per strada) con una
stilografica verde su quadernetti che porto sempre con me. C’è una prima fase, snervante e faticosa, in cui bisogna mettersi al computer per
costruire il racconto e i personaggi. La seconda, molto più piacevole, riorganizza le pagine. Orario preferito? La mattina. Resisto fino a
mezzogiorno nella prima fase. Nella seconda, sto al tavolo anche dodici ore di
seguito. Stampo solo alla fine: un momento terribile, perché fa perdere il senso di onnipotenza. Poi prendo la penna e ricomincio a
correggere. Mia moglie. è lei “l’aiutante molesto” che secondo Adorno ogni scrittore dovrebbe avere. Scrivo circondato da libri e
quaderni di appunti, appoggiati sul tavolo ma soprattutto sul pavimento. Quando
ne apro uno non lo chiudo mai prima che il romanzo sia finito: è il mio rito purificatore”» (da un’intervista di Mariarosa Mancuso)
• Secondo qualcuno sarebbe lui la misteriosa Elena Ferrante: «La pelle olivastra del corpo di Amalia e di Rusiné, il carattere socievole di entrambe, inibito dai rispettivi mariti, la frutta
che arrivava gratis ogni giorno, un vestito bruciato sul fuoco della cucina (L’amore molesto), i pettini bruciati sul carbone del focolare (Via Gemito), “un’argentiera per argenterie mai possedute” in entrambe le case, il rimpianto per i soldi sudati, gettati dalla finestra da
Amalia-Rusiné. Tutti “segni” abbandonati in bella mostra, come se l’autore si fosse divertito a esibire la “prova” del caso, allo stesso modo della Lettera rubata di Edgar Allan Poe, presente e chiara di fronte agli occhi di tutti e tuttavia
invisibile. Parole, come direbbe l’investigatore Dupin, “che sfuggono all’attenzione per la loro eccessiva evidenza”. A pagina 307, infine, in Via Gemito Starnone ricorda un episodio della sua infanzia. Definitivo indizio concesso al
lettore. “Un giorno trovai nell’armadio della camera da letto, in mezzo a tante altre cianfrusaglie, una
scatola. L’aprii, c’erano delle foto... di donne nude... sorridevano mostrando i loro luoghi più segreti senza alcuna timidezza”. “Spesso — si legge nell’Amore molesto — le pose della zingara erano malamente ricopiate da certe foto di donne che mio
padre nascondeva in una scatola dentro l’armadio e che io andavo a sbirciare di nascosto”. Quale incredibile corrispondenza» (Luigi Galella) • «Mi sento molto distante dai suoi libri, anche se li apprezzo. Sono nato come “ironista”, lei è tutta visceralità. Francamente non è che mi dispiaccia. Mi infastidisce l’osservazione sul plagio, cioè che se io non fossi la Ferrante, avrei potuto essere chiamato in causa come “plagiatore” di Un amore molesto».