Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

STARNONE

Domenico Saviano (Napoli) 15 febbraio 1943. Scrittore. Nel 2001 ha vinto lo Strega con Via Gemito (Feltrinelli) • Ha esordito con Ex cattedra (idem, 87). Nell’89 ha pubblicato Il salto con le aste (sempre Feltrinelli), nel 94 Denti (idem), portato sullo schermo da Gabriele Salvatores • «Prendo molti appunti (aneddoti, gesti, frasi sentite per strada) con una
stilografica verde su quadernetti che porto sempre con me. C’è una prima fase, snervante e faticosa, in cui bisogna mettersi al computer per
costruire il racconto e i personaggi. La seconda, molto più piacevole, riorganizza le pagine. Orario preferito? La mattina. Resisto fino a
mezzogiorno nella prima fase. Nella seconda, sto al tavolo anche dodici ore di
seguito. Stampo solo alla fine: un momento terribile, perché fa perdere il senso di onnipotenza. Poi prendo la penna e ricomincio a
correggere. Mia moglie. è lei “l’aiutante molesto” che secondo Adorno ogni scrittore dovrebbe avere. Scrivo circondato da libri e
quaderni di appunti, appoggiati sul tavolo ma soprattutto sul pavimento. Quando
ne apro uno non lo chiudo mai prima che il romanzo sia finito: è il mio rito purificatore”» (da un’intervista di Mariarosa Mancuso)
• Secondo qualcuno sarebbe lui la misteriosa Elena Ferrante: «La pelle olivastra del corpo di Amalia e di Rusiné, il carattere socievole di entrambe, inibito dai rispettivi mariti, la frutta
che arrivava gratis ogni giorno, un vestito bruciato sul fuoco della cucina (L’amore molesto), i pettini bruciati sul carbone del focolare (Via Gemito), “un’argentiera per argenterie mai possedute” in entrambe le case, il rimpianto per i soldi sudati, gettati dalla finestra da
Amalia-Rusiné. Tutti “segni” abbandonati in bella mostra, come se l’autore si fosse divertito a esibire la “prova” del caso, allo stesso modo della Lettera rubata di Edgar Allan Poe, presente e chiara di fronte agli occhi di tutti e tuttavia
invisibile. Parole, come direbbe l’investigatore Dupin, “che sfuggono all’attenzione per la loro eccessiva evidenza”. A pagina 307, infine, in Via Gemito Starnone ricorda un episodio della sua infanzia. Definitivo indizio concesso al
lettore. “Un giorno trovai nell’armadio della camera da letto, in mezzo a tante altre cianfrusaglie, una
scatola. L’aprii, c’erano delle foto... di donne nude... sorridevano mostrando i loro luoghi più segreti senza alcuna timidezza”. “Spesso — si legge nell’Amore molesto — le pose della zingara erano malamente ricopiate da certe foto di donne che mio
padre nascondeva in una scatola dentro l’armadio e che io andavo a sbirciare di nascosto”. Quale incredibile corrispondenza» (Luigi Galella) • «Mi sento molto distante dai suoi libri, anche se li apprezzo. Sono nato come “ironista”, lei è tutta visceralità. Francamente non è che mi dispiaccia. Mi infastidisce l’osservazione sul plagio, cioè che se io non fossi la Ferrante, avrei potuto essere chiamato in causa come “plagiatore” di Un amore molesto».