Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

SPOSINI

Lamberto Foligno (Perugia) 18 febbraio 1952. Giornalista tv. Rai, Tg5, di nuovo Rai, di
nuovo Tg5 (lasciato nel 2006 per divergenze col direttore Carlo Rossella) • «Ha origini contadine, di cui va fiero, peccato che a volte le reinterpreti in
chiave biagiana. D’altra parte il Maestro è stato il suo scopritore nel giornalismo. è di sinistra perché ci si è trovato. Sempre meno convinto, per uno scherzo del destino, è approdato assieme a Carmen Lasorella a fare il presentatore dell’Ulivo in una celebrazione di Prodi e del Pullman. è un uomo d’ordine. A parte Biagi, gli piacciono i carabinieri, la Juventus, l’avvocato Agnelli, D’Alema, i magistrati, Vissani. Prende sul serio solo il calcio e la cucina. Non
gli piacciono i capelloni, i meridionali, gli immigrati, Veltroni. La sintesi
dei suoi gusti è Fabio Fazio, nel salotto di Quelli che il calcio raggiunge la felicità. L’unica sua passione sbarazzina è Antonio Di Pietro, si emozionò quando poté mostrare in televisione un “ministro che guida il trattore nella sua masseria”. Quando il Polo si affacciò sulla scena politica chiese a Silvio Berlusconi, per fare una domanda pepata,
cosa c’entrasse con una formazione che si definiva “nuova” un uomo come Clemente Mastella. Non farà la stessa domanda a Massimo D’Alema. Su una rete o sull’altra, quando sono le otto di sera, lui conduce il telegiornale. Bello è bello, piace molto alle donne, ma è schivo. E di sé apprezza solo le mani» (Pietrangelo Buttafuoco)
• «Non ho problemi a definirmi mentanista. C’è sempre da imparare da un collega bravo, più bravo di te. Non sapevo che esistesse invece il rossellismo. Ha dei proseliti,
secondo lui. Ma non può averli. Paolo Mieli sì, perché è solido. Per non dire di mostri sacri come Scalfari, Biagi, Zavoli, lo stesso
Mentana che ha una personalità fortissima. Ma Rossella... L’ha visto in tv? Dice delle banalità spaventose. Ricorda Marzullo...» (da un’intervista di Denise Pardo)
• «Con Mentana abbiamo preso schiaffi a destra e a sinistra. Per la destra eravamo
dei rinnegati, dei comunisti doppio giochisti. Per la sinistra, quando ci
andava bene, una foglietta di fico delle nefandezze di Berlusconi. Per i più, dei venduti, forse di sinistra, con un lauto stipendio. Sostanzialmente
servitori di Berlusconi, paraculi, anche se intelligenti. In realtà, siamo sempre stati semplicemente dei giornalisti che cercavano di fare
correttamente, in condizioni non facili, il loro lavoro»
• «Da tifoso juventino ho fatto professione di molta faziosità e parzialità, a cominciare dal Processo di Biscardi dove il gioco è scoperto. Eravamo in tanti giornalisti e politici ospiti più o meno abituali: io, tifoso della Juve; Maurizio Mannoni, dell’Inter; Sandro Curzi e Clemente Mimun, della Lazio come Francesco Rutelli. E poi
Paolo Cento, romanista; Alfredo Biondi, pro Genoa. Ognuno di noi era lì per sostenere la fede della squadra del cuore. Non avevo bisogno di avere l’input di Moggi per affermare certe cose, perché io ero già dalla parte della Juve. Se poi Moggi diceva a un tifoso come me: “Hai visto che ha combinato Paparesta”, sfondava una porta aperta».