Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

SPANÒ

Roberto Parma 27 agosto 1960. Magistrato. Gip a Brescia • «Il gip milanese Clementina Forleo aveva rimesso in libertà due estremisti islamici sostenendo che reclutare mujaheddin per la guerra in
Iraq non è reato. Lui li fece arrestare nuovamente. E sì che non è uno che ama le manette facili, anzi. Tutta la sua carriera è costellata di decisioni tese sempre a salvaguardare la libertà personale, anche a costo di subire attacchi durissimi. Grande difensore dell’indipendenza del ruolo di giudice anche rispetto al pubblico ministero, nel 94
arrivò a presentare le dimissioni (poi ritirate) dopo le polemiche scoppiate contro
una sua decisione che non convalidava l’arresto di tre educatori di un centro per tossicodipendenti accusati di
violenze. Spanò in quell’occasione non aveva esitato a censurare l’operato del pm accusandolo di “grave e grande superficialità” e di “mancanza di elementi indiziari”. E parole pesanti nei confronti della pubblica accusa (“anemia probatoria”, “azzardato esercizio dell’azione penale”) le usò anche nel 95, quando si occupò del caso forse più eclatante della sua carriera, l’inchiesta contro il simbolo di Mani Pulite, Antonio Di Pietro, che lui
prosciolse dopo due udienze preliminari ad altissima tensione. A Brescia tutti
gli riconoscono un’assoluta impermeabilità ai condizionamenti e, spesso, un’originale interpretazione delle leggi. Nel 94 dichiarò il “non doversi procedere” nei confronti di 14 giovani della sinistra bresciana accusati di blocco
ferroviario durante una protesta contro la guerra del Golfo. “Hanno agito — scrisse — in stato di necessità putativo”. Fu sempre lui ad autorizzare, nel 98, durante il sequestro di Giuseppe
Soffiantini, il “pagamento controllato” del riscatto, soluzione inedita che permise di scavalcare il blocco dei beni al
solo fine di salvaguardare la vita dell’ostaggio» (Luigi Corvi).