Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

SPALLETTI

Luciano Certaldo (Firenze) 7 marzo 1959. Ex calciatore. Adesso allenatore, della Roma.
Ha guidato anche Empoli, Sampdoria, Venezia, Ancona, Udinese • «Sono nato a Certaldo, il paese di Boccaccio. Il mio babbo Carlo, che faceva il
guardiacaccia e poi il magazziniere in una vetreria, mi ha insegnato a curvare
la schiena e a rispettare tutti» • «Giocatore. Giovanili Fiorentina, Cuoiopelli, Castelfiorentino dilettanti. Poi
Entella Chiavari, Spezia, Viareggio, Empoli in C1: “Ero un centrocampista, diciamo un numero otto. Un anno ho segnato 11 gol, nove
però su rigore. Non di grande qualità, diciamolo, ma spirito di sacrificio quello sì”» (Germano Bovolenta) • «“Non sono assolutamente un uomo triste...”, spiega sistematicamente ai suoi interlocutori. L’etichetta di “uomo triste” gliel’aveva appiccicata Maurizio Zamparini, suo presidente ai tempi del Venezia. Il
motivo? Forse perché amava e ama vestirsi costantemente di nero. Un’esperienza, quella veneziana, che gli ha regalato più una solenne arrabbiatura che una cocente delusione professionale. Un’avventura — cominciata male e finita peggio — che l’ha segnato, “perché da quel momento è diventato molto più diffidente”, racconta chi lo conosce bene. Diffidente e anche un filino permaloso, aggiunge
chi non lo adora al cento per cento. Di certo, Spalletti è uomo estremamente sicuro di sé. E delle proprie teorie pallonare. Non ha i “paraocchi”, sul piano tattico: anzi, prende un po’ qui e un po’ là da tutti. C’è chi lo definisce uno zemaniano pentito, ad esempio. Due sono, al riguardo, le
cose certe: il boemo andò a studiarlo a Empoli; il boemo è stato il suo primo avversario nella massima serie. In realtà, Spalletti mischia, ricicla, adatta, inventa. E ogni anno propone qualcosa di
nuovo. Inedito magari no; nuovo sì. Nell’ambiente del calcio viene considerato una specie di maniaco: il suo lavoro — tra campo e computer — gli porta via almeno tre/quarti della giornata» (Mimmo Ferretti).