Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
SPALLETTI
Ettore Cappelle sul Tavo (Pescara) 1940. Pittore. Scultore. «Raffaello e Vermeer come padri» • «Uso l’azzurro perché è un colore che in natura non esiste, è qualcosa che ci avvolge, che ci sta continuamente attorno, ma che non puoi
toccare. Quando penso al rosato penso al colore dell’incarnato, che non ha mai una sua fissità, ma cambia in continuazione modificato da quelli che sono gli umori interni
delle persone. E quando pensi a queste cose non puoi non rivedere il passato,
non pensare a quel verde che usavano nel Trecento per rendere l’idea d’incarnato. Il mio lavoro è stato posto storicamente dentro dei valori. Mi sento un pittore figurativo
anche se quello che mi interessa è dove riesce a portami il colore, dove riesce a portarmi la luce. Se ripensi a
un altro verde, a quella punta di verde che è nel giallo di Van Gogh, ti accorgi che ti porta in un luogo completamente
diverso. Ma sempre dentro una simil immaginazione figurativa» (Paolo Vagheggi)
• «Cerco di guardare il colore che stendo dieci, quindici volte fino a raggiungere
un piccolo spessore. I tempi di essiccazione li ho in mente perché determineranno i momenti in cui andrò a scoprirlo attraverso l’abrasione della superficie. è in questo momento che cambia completamente rispetto alla stesura. Ci vogliono
almeno venti giorni e il lavoro appare solo alla fine perché l’abrasione che opero rompe i pigmenti, li ridistribuisce sulla superficie e ti
danno l’intensità e la profondità del vero colore».