Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
SOTIS Lina Roma 27 aprile 1944. Giornalista. Del Corriere della Sera. Ex moglie di Gian Marco Moratti • «Presto orfana di madre, poi del celebre padre, Gino, matrimonialista che annullò le nozze di Claretta Petacci
SOTIS Lina Roma 27 aprile 1944. Giornalista. Del Corriere della Sera. Ex moglie di Gian Marco Moratti • «Presto orfana di madre, poi del celebre padre, Gino, matrimonialista che annullò le nozze di Claretta Petacci. Crebbe tra suore per i ricchi, le Ancelle del Sacro Cuore, le Orsoline di Cortina d’Ampezzo. È un tipico prodotto di convitto. Ragazza impaurita, peste appena fiorisce. Troppo bella per essere virtuosa, dilaga. Fatto il pieno di esperienze, ripiega. Oggi, È saggia come Minerva. In cronaca, al Corsera, la chiamano “zia”. “Ziaaa, ce l’hai il telefono di tizio... Che faceva Caio nell’83”, le urlano, metà enciclopedia, metà agenda. A Milano si trasferisce per impalmare Gian Marco Moratti, figlio di Angelo, il petroliere. È una sposa bambina. “Ma strafica!”. Due figli, Angelo e Francesco, e le nozze precipitano. “Volevo integrarmi, ma per i Moratti ero un’estranea”. Le tolgono i figli, torna a Roma. Si innamora e si stufa del 68. “Sono di sinistra, ma individualista”. Rientra a Milano, lotta per i figli, giunge l’annullamento. Butta il cognome Moratti. “Non le sopporto quelle che continuano a portare il nome dell’ex”. Vende pubblicità per Vogue, scribacchia per Amica. “Ferale notizia: i Moratti comprano il Corsera di cui Amica È una costola. Mi licenzio”. Subentrati i Rizzoli, Lina torna nel gruppo. Accetta il turno dell’alba al Corriere d’Informazione. Già in vista di un trasloco al Corsera, si scopre un tumore al cervello. “Devo guarire, altrimenti addio Corriere” dice al suocero Angelo in clinica. “Non ti preoccupare. Se no, lo ricompriamo”, la consola il vecchio. Guarisce, ma perde il campo visivo sinistro e non guida più. È la prima donna in cronaca del Corsera. Un Natale il suo amante di turno festeggia in famiglia con la moglie. Lina È frustrata. Il direttore le chiede una lettera natalizia per i lettori. Lei scrive con arguzia la lamentela dell’amasia negletta. Va in prima pagina. Da allora, È Lina Sotis» (Giancarlo Perna) • «Una volta era la signora Bon Ton a causa di un fortunatissimo libro in cui insegnava le buone maniere dei tempi moderni. Poi le rubriche Bagatelle sul Corriere della Sera e Controcanto su Sette la fecero diventare l’amata-odiata narratrice dei momenti più segreti dalla borghesia milanese» (Claudio Sabelli Fioretti) • «Io ero proprio una ragazza avvenente. A essere bella hai sempre l’impressione che la vita ti debba qualcosa. Invece non È vero, non ti deve proprio niente, tutto devi andartelo a cercare e io per molto tempo non l’ho capito. Ero una sciocca con due gambe. Puntavo più su quelle che sul cervello. A 34 anni. Quando ho avuto un tumore al cervello. È così ho appurato che ce l’avevo» • «Avevo un sogno, nel 78, che mi trascinavo dietro dal 72, quando alle 6 di mattina (ero una ragazza tosta e avevo scelto quel turno, che feci testardamente per 4 anni, per convincermi di essere tostissima) entravo in via Solferino 28 per andare in tipografia a chiudere le pagine del Corriere d’Informazione, il fratello brutto e piccolo del nobilissimo primogenito Corriere della Sera. Stessa casa stesso indirizzo per i due fratelli, ma uno era il delfino l’altro il brutto anatroccolo. È lì, alle 6 di mattina, che cominciai a sognare: io voglio il Corriere della Sera. Allora era un sogno talmente grande (quando, una volta l’anno, capitava di incontrare Piero Ottone, il mitico direttore della sterzata democratica, non salutava nemmeno, perché quelli del Corinf erano invisibili, anche quelle con le gambe lunghissime) che sembrava più attuabile possederlo che pensare di essere assunti. Improvvisamente il Corriere d’Informazione viene chiuso. Improvvisamente pochi scelti e prescelti vengono riciclati nel grande, irraggiungibile, Corriere. Tra quelli: Io. Finalmente ero visibile. Con la sensazione di non essere più trasparente l’1-10-78 entrai come prima femmina nella storia del grande quotidiano, nella cronaca del Corriere, diretto da Franco Di Bella. Mi sentivo Biancaneve, intorno a me 27 nani. Tutti maschi, unica donna».