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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

SOLDINI

Giovanni Milano 16 maggio 1966. Velista • «L’America ha avuto Slocum, il marinaio che alla fine dell’Ottocento fece, prima volta nella storia, il giro del mondo in barca a vela, in
solitario. L’Inghilterra ha avuto Chichester, che il giro del mondo in solitario lo fece a
sessant’anni. La Francia ha avuto Tabarly, il bretone che per le imprese sportive, per
il carattere, per la personalità è diventato, nel suo paese, l’eroe del mare. Ma un eroe del mare lo abbiamo anche noi, Giovanni Soldini,
famoso per le regate oceaniche, per le vittorie, e per il salvataggio (nel 99)
di Isabelle Autissier, quando la barca della ragazza si era rovesciata in mezzo
all’oceano. Ricordate? La rintracciò, la raggiunse mentre lei stava a ridosso nello scafo capovolto, e dovette
gettare un pezzo di metallo sulla carena per farle sapere che era arrivato.
Soldini, milanese con un’ascendenza di Camogli, è un vero uomo di mare: qualche volta succede anche coi milanesi, e poi c’è quel ramo camogliese che conta. Oltre a essere bravo è semplice, è simpatico. Quando va in vacanza con la famiglia, prende una barca in affitto:
segno che il mare gli piace davvero. Nel salotto di casa (abita a Sarzana) ha
costruito un Optimist di legno. è, nella nostra vela sportiva, il numero uno. Ma adesso c’è un guaio. Da qualche tempo non vince più. Si iscrive alle regate, parte, e non arriva. Come mai? La risposta è facile. Soldini si è innamorato dei trimarani. Soldini ammette che i trimarani non sono, per chi
naviga, la soluzione ideale. Questi pluriscafi, dunque, entusiasmano in primo
luogo per la velocità, e quando Soldini ne parla, gli brillano gli occhi. “Nella Manica, dice, col vento al traverso, davanti a Cherbourg, il satellite ha
registrato la nostra velocità: 38 nodi. Capite che cosa vuol dire, settanta chilometri l’ora, sull’acqua? Una follia”. Chi va a vela per correre, e per vincere, non può rinunciare a questa ebbrezza. E poi c’è la sfida tecnologica, che è l’altro aspetto dell’innamoramento. Il materiale di costruzione è sottoposto a sforzi enormi. Quando il vento rinfresca, solo uno scafo, dei tre,
sta nell’acqua. Quello esterno vola. Lo scafo centrale batte sull’onda, la sfiora, senza penetrarvi. I tre scafi, tenuti insieme dai bracci,
sorreggono un albero alto trenta metri. Non occorre essere ingegneri per capire
quanto siano alte le probabilità che qualche cosa si rompa. Nel 2002, Soldini era partito per la Rotta del Rhum,
in solitario: tutto sembrava in ordine perfetto. E poi? Aveva installato sul
retro del pozzetto una centralina idraulica, che serviva a flettere l’albero secondo le esigenze. Erano stati praticati alcuni fori per il passaggio
dei cavi. Sono bastati quei fori per provocare, sotto sforzo, alcune crepe. Il
bollettino meteorologico preannunciava tempeste: Soldini si è ritirato, riparando a Lorient. Ha fatto bene: è poi venuto il finimondo, la tempesta affondò una petroliera. Il vero uomo di mare conosce la prudenza. Altra esperienza, con
Vittorio Malingri, regata Le Havre-Bahia, novembre 2003: era stato abbassato il
pagliolo del pozzetto di quindici centimetri, per migliorare (appena appena) l’abitabilità. è bastato questo per indebolire la struttura, e a trecento miglia a ovest del
Portogallo, quando il trimarano navigava a venti nodi di bolina, con onde di
cinque metri, si è squarciato lo scafo centrale. Soldini e Malingri, metà a bagno perché lo scafo si era riempito d’acqua (ma queste imbarcazioni sono inaffondabili), rientrarono a Vigo: bella
impresa anche quella» (Piero Ottone)
• Fratello di Silvio.