Il Catalogo dei viventi 2007, 6 luglio 2011
SINISCALCO
Domenico Torino 15 luglio 1954. Economista. Managing director e vicepresidente di Morgan
Stanley International (dal 2006). Ministro dell’Economia nel Berlusconi II (dal luglio 2004, in sostituzione di Tremonti, al
settembre 2005, sostituito da Tremonti) • «Famiglia cattolica, è figlio di Marco, docente di Diritto penale, e di Elisabetta, avvocato. I
genitori lavorano assieme, nello stesso studio legale. In casa Siniscalco, l’università è come una seconda casa. “Io le devo tutto. Ho anche una sorella docente di Botanica e uno zio, Paolo,
illustre filologo”. Si è laureato in Giurisprudenza — tesi in Economia politica — con Franco Momigliano ed è diventato a 24 anni assistente di Franco Reviglio alla cattedra di Scienza
delle Finanze dell’Università di Torino. “Con una bugia: a Reviglio serviva un assistente supplente. Non ero ancora
laureato, mi chiese quanti esami mi mancassero, io risposi pronto: soltanto
due. E invece erano cinque... tenevo moltissimo a quel posto, fu un massacro
dare tutti gli esami in tempo”. Nel 78, in giugno, Reviglio lo chiama a Roma, al ministero delle Finanze. “Eravamo in tre, nel suo staff: Giulio Tremonti come assistente giuridico,
Alberto Meomartini come capo ufficio-stampa e io”. Laico-socialista-liberale, tiene a precisare di non essersi mai schierato
politicamente. “Ho avuto sempre come punti di riferimento Reviglio, Giuliano Amato e Tremonti.
Con loro ho lavorato e studiato, con Amato abbiamo realizzato la manovra del
92. Sono vicino ad ambientalisti come Ermete Realacci, e a tante persone che
fanno mestieri diversi dal mio, come il banchiere Alessandro Profumo e il
produttore televisivo Giorgio Gori. Ho imparato da ragazzo dalla scuola
universitaria torinese che chi si occupa di economia deve conciliare tre
mestieri: la ricerca e la scrittura di testi, l’impegno nelle decisioni pubbliche, il lavoro nell’impresa»
• L’esperienza con il governo Berlusconi è stata molto tormentata: «La deriva, “the drift” direbbero gli amici carogna che ammiccano sul suo vezzo di infilare dappertutto
l’inglese, era già nei soprannomi. Il primo fu “Peluche”, dovuto ai toni morbidi delle giacche e dell’eloquio. Il secondo “Finiscalco”, mix micidiale tra il cognome suo e quello di Gianfranco Fini, l’omicida (politico) di Giulio “Genio” Tremonti. Il terzo “Siniscaltro”, appiccicatogli da chi gli attribuiva certe mosse furbine per ritagliarsi una
figura “terzista”. Il quarto, inventato da chi gli rinfacciava di giocare in proprio come se non
c’entrasse col governo, “Siniscalcolo”. Il quinto, velenosamente suggerito da chi l’accusava di essere troppo ambiguo, “Sinisfalso”. Fatto sta che nessuno, manco l’allenatore più scadente del creato, è stato congedato dopo le dimissioni senza manco una parola di cortesia come
Domenico Siniscalco» (Gian Antonio Stella)
• Tifa per la Juve.