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 2011  luglio 06 Mercoledì calendario

SGRENA

Giuliana Masera (Verbania) 20 dicembre 1948. Giornalista. Del Manifesto. Rapita in Iraq il 4 febbraio 2005, fu liberata
il 4 marzo con l’operazione costata la vita all’agente del Sismi Nicola Calipari (colpito dal fuoco amico dei marines) • «Mi sono messa a contare, da uno a 60, e poi ricominciavo. Dopo una decina di
volte, la porta del lato opposto al mio si apre. Era Nicola Calipari. “Non aver paura, sei salva”. Gira intorno alla macchina, apre la porta e mi tira fuori. “Abbandonati a me, seguimi”. Mi guida per pochi passi. “Mi siedo vicino a te”, mi dice. Partiamo. Poco dopo mi dice di togliermi le bende dagli occhi.
Davanti c’è solo un’altra persona, al volante. La prima telefonata la fa l’autista. Chiama un numero, e ho la sensazione che stia parlando con qualcuno a
Bagdad. “Stiamo arrivando, siamo in tre”, lo ripete più volte. Ad un certo punto Calipari si arrabbia perché uno dei telefoni non funziona, ma non ricordo quale fosse. Fanno diverse
telefonate, tutte in italiano. Ad un certo punto l’autista dice a Nicola: “Sono 700 metri, siamo quasi in aeroporto, ce l’abbiamo fatta”. Ricordo di aver pensato che allora la nostra sicurezza era relativa. Perché dire “ce l’abbiamo fatta?”. Poco dopo quella frase, l’autista frena, perché c’è una curva a gomito sulla destra. Decelera notevolmente, e non stavamo certo
correndo. Mentre sta finendo la curva, gli spari. Da destra e da dietro.
Raffiche e colpi singoli. Non è vero che hanno sparato al motore, da davanti. I vetri della macchina esplodono
all’unisono. Sono sicura anche di questo, non c’è stata nessuna scarica in aria. Ho sentito gli spari e i finestrini sono andati
in mille pezzi. Nessun fascio di luce, nessuna piccola luce. Era buio, e io mi
stavo guardando intorno. “Ci stanno attaccando, ci stanno attaccando” dice l’autista che sta armeggiando con il cellulare. E intanto ferma l’auto. Calipari non lo sento più. Ho come la sensazione che si metta addosso a me. Sono certa che mi ha salvato
la vita. Gli parlo. Sento solo un rantolo. Ho capito che stava morendo».